Il 2016 spaziale: avvenimenti dell’ultima orbita

Un’altra orbita terrestre è giunta a conclusione e anche quest’anno possiamo tirare le somme di un 2016 spaziale con alti e bassi.

La stazione spaziale internazionale (ISS)

Il principale programma spaziale con equipaggio è stato, anche per il 2016, la stazione spaziale internazionale. L’avamposto orbitante ha superato nel corso dell’ultimo anno il ragguardevole traguardo delle 100.000 orbite e, grazie all’impegno confermato anche dall’agenzia spaziale europea durante l’ultima ministeriale, continuerà a funzionare almeno fino al 2024.

Tim Peake durante la EVA-35 (C) NASA

L’anno è cominciato con a bordo l’Expedition 46, composta dal comandante Scott Kelly (NASA) e dai suoi colleghi Timothy Kopra (NASA), Tim Peake (ESA), Mikhail Korniyenko, Sergey Volkov e Yuri Malenchenko (Roscosmos). Subito a gennaio un piccolo brivido quando i due Tim, Kopra e Peake, sono dovuti rientrare in anticipo durante un’attività extraveicolare (EVA) perché dell’acqua si stava accumulando nella tuta spaziale dell’americano, in un problema analogo, ma meno grave, a quello accaduto al nostro Luca Parmitano nel 2013.

All’inizio di marzo è rientrata la Sojuz TMA-18M che ha concluso la missione di un anno sulla ISS di Kelly e Korniyenko, oltre a riportare a terra Volkov e a decretare l’inizio dell’Expedition 47. Il 18 marzo i tre membri rimanenti sulla ISS sono stati raggiunti dall’equipaggio della Sojuz TMA-20M, Aleksey Ovchinin, Oleg Skripochka e Jeffrey Williams. L’evento più interessante di questa Expedition è stato senz’altro l’arrivo di BEAM, il modulo espandibile sperimentale sviluppato dalla Bigelow Aerospace. Arrivato a inizio aprile sulla Dragon CRS-8, è stato installato sul Nodo-3 Tranquillity il 17 aprile utilizzando il braccio robotico CanadArm-2. Il gonfiaggio del modulo è avvenuto, dopo qualche problemino iniziale, il 28 di maggio, mentre l’equipaggio ha fatto il suo ingresso per la prima volta i primi di giugno. L’Expedition è durata poi più del previsto: alcuni problemi alla nuova versione della Sojuz, la Sojuz MS-01, che doveva partire i primi di giugno, hanno fatto prendere la decisione di rimandare il rientro della Sojuz TMA-19M di un paio di settimane.

Modulo BEAM. Credit: NASA

Il 18 giugno si è conclusa la missione Principia dell’ESA, con il rientro di Tim Peake e dei suoi compagni Kopra e Malenchenko della Sojuz TMA-19M, dando anche il via all’Expedition 48. La nuova Sojuz MS-01 è  stata finalmente lanciata il 7 luglio, con a bordo il russo Anatoli Ivanishin, il giapponese Takuya Onishi e l’americana Kathleen Rubins, riportando l’equipaggio al completo. I sistemi aggiornati montati sulla nuova capsula erano stati testati sulla navetta cargo Progress MS-01 lanciata qualche mese prima, non senza qualche problemino. Tra gli highlights dell’Expedition, l‘esecuzione dell’EVA-36 che ha permesso di rendere operativo il portello PMA-2 sul Nodo-2 Harmony grazie all’installazione dell’adattatore IDA-2 che permetterà alle nuove capsule americane per il trasporto degli astronauti di attraccare alla stazione spaziale.

La Sojuz TMA-20M è rientrata il 7 settembre, dando il via all’Expedition 49. La Sojuz MS-02 ha però seguito le orme della precedente: un guasto causato durante dei test ha fatto sì che il lancio venisse rimandato di qualche settimana per delle riparazioni. Il lancio è poi avvenuto il 19 ottobre, portando sulla ISS Andrei Borisenko, Sergey Ryzhikov (Roscosmos) e Shane Kimbrough (NASA).

Expedition 49 si è conclusa il 30 ottobre, con il rientro della Sojuz MS-01 sulle steppe del Kazakistan. L’Expedition 50 è importante per noi europei grazie ad una nuova missione ESA dopo quella del britannico Tim Peake: la Sojuz MS-03 ha infatti a bordo Thomas Pesquet che ha dato il via alla missione Proxima. I compagni di viaggio sulla sua Sojuz lanciata il 17 novembre sono Peggy Whitson e Oleg Novitskiy. Non si è fatto in tempo a festeggiare i 50 anni della Sojuz che sono arrivate brutte notizie dalla Russia: la Progress MS-04, navetta cargo che doveva rifornire la ISS, ha avuto dei problemi al lancio il 1 dicembre e non è riuscita a raggiungere l’orbita.

Altre brutte notizie dalla Russia sono arrivate in ottica futura: una forte riduzione del budget e i ritardi accumulati sui nuovi moduli russi hanno fatto sì che Roscosmos decidesse di ridurre nel 2017 l’equipaggio russo a soli due elementi. La decisione ha avuto ripercussioni sulla composizione degli equipaggi futuri delle expedition e quindi anche sulla missione Vita di Paolo Nespoli, che avrà dei nuovi compagni di viaggio.

La capsula cargo Cygnus della Orbital ATK viene afferrata dal Canadarm2 dell’ISS lo scorso 26 Marzo (C) NASA.

Come al solito, oltre agli astronauti, si sono avvicendati sulla ISS anche numerosi veicoli cargo che hanno portato rifornimenti ed esperimenti scientifici. Ci sono stati quattro lanci americani, la Cygnus CRS OA-6 (marzo), lanciata su un vettore Atlas, la Cygnus CRS OA-5 (ottobre), lanciata su un vettore Antares, Dragon CRS-8 (aprile) e CRS-9 (luglio), lanciati su un vettore Falcon 9. Oltre al lancio fallito della Progress MS-04 ci sono stati due lanci russi, Progress MS-02 (marzo) e MS-03 (luglio), ed uno giapponese, Konoutori/HTV-6 (dicembre).

La seconda stazione spaziale cinese

Dopo qualche anno di pausa è ripreso il programma spaziale abitato cinese. Mentre si prevede che la prima stazione spaziale del dragone, la Tiangong-1, rientrerà nel 2017, un nuovo laboratorio orbitante è stato lanciato il 15 settembre: Tiangong-2 è molto simile alla stazione precedente, ma ha una capacità più avanzata sia per quel che riguarda gli esperimenti scientifici eseguibili a bordo, sia per la possibilità di far attraccare un ulteriore veicolo oltre alla capsula Shenzhou che, nei piani cinesi, dovrebbe essere il veicolo cargo Tianzhou.

Jing Haipeng e Chen Dong fanno il saluto militare poco dopo il loro ingresso in Tiangong-2 (Credit: Xinhua/Ju Zhenhua)

La Shenzhou 11 è stata lanciata il 16 ottobre con a bordo Jing Haipeng, al suo terzo volo, e Chen Dong, debuttante. I due hanno raggiunto la Tiangong-2 nei giorni successivi, per una missione complessiva di circa un mese, record per il programma cinese. La missione si è conclusa con pieno successo il 18 novembre con il rientro a terra dei due astronauti.

Mentre il 2017 vedrà nuove missioni verso la Tiangong-2, la Cina si prepara al futuro. Il 2016 ha visto infatti l’esordio del tanto atteso ChangZheng-5 (Lunga Marcia 5), il nuovo vettore pesante che permetterà il lancio di moduli abitativi molto più capienti delle Tiangong.

Progressi delle compagnie private

Anche nel 2016 come nei due anni precedenti prosegue con luci ed ombre il cammino delle compagnie private che forniscono servizi di lancio nello spazio. Dopo un 2014 e 2015 particolarmente turbolenti per le due aziende americane coinvolte nel programma Commercial Resupply Services sulla ISS, il 2016 è cominciato in maniera più tranquilla per Orbital-ATK e SpaceX. La prima, dopo essere tornata al volo alla fine del 2015 con la missione Cygnus CRS OA-4 in seguito al fallimento al lancio di Cygnus CRS Orb-3, ha continuato la serie positiva con Cygnus CRS OA-6.  La missione si è conclusa con pieno successo ma l’arrivo sulla ISS non è stato privo di problemi dovuti stavolta al lanciatore Atlas V di ULA, utilizzato come nella missione precedente. Ancora più importante per Orbital-ATK è stato il lancio di Cygnus CRS OA-5, che oltre a portare sulla ISS una nuova capsula Cygnus ha visto l’esordio del nuovo lanciatore Antares, rinnovato e potenziato rispetto alla versione precedente.

L’esplosione del Falcon 9. (C) USLaunchReport.com

Per quel che riguarda SpaceX, anche l’azienda di Elon Musk ha cominciato il 2016 alla grande dopo il ritorno al volo del Falcon 9 avvenuto alla fine del 2015. Dragon CRS-8 e CRS-9 hanno infatti completato con pieno successo le loro missioni con lanci avvenuti, rispettivamente, ad aprile e luglio. Di particolare importanza per i piani futuri dell’azienda californiana i successi con il recupero del primo stadio del lanciatore che, nella maggior parte dei lanci avvenuti nel 2016, è riuscito ad atterrare indenne su una chiatta al largo della Florida o sulla piazzola di atterraggio di SpaceX a Cape Canaveral. La serie di successi si è purtroppo interrotta nuovamente a settembre con l’esplosione durante un test di un Falcon 9 sulla rampa di lancio LC-40 di Cape Canaveral.

Dopo diversi ritardi nel 2015, la NASA ha finalmente annunciato a gennaio i vincitori del secondo contratto di rifornimento cargo della ISS, il Commercial Resupply Services-2. A sorpresa l’agenzia spaziale americana ha selezionato ben tre aziende, confermando SpaceX e Orbital-ATK e includendo Sierra Nevada Corporation con la versione cargo dello spazioplano Dream Chaser. I voli del nuovo contratto cominceranno nel 2019 e ci saranno ripercussioni importanti anche in Italia visto che il modulo pressurizzato della capsula Cygnus viene prodotto da Thales Alenia Space.

Ritardi all’orizzonte anche per l’altro programma commerciale di NASA, il Commercial Crew Program (CCP) che riguarda il servizio di trasporto astronauti da e per la ISS. Sia SpaceX che Boeing hanno infatti annunciato che non riusciranno a completare la prima missione dimostrativa delle nuove capsule con equipaggio prima della metà del 2018. Tra i progressi concreti, invece, SpaceX ha effettuato i test in quota dei paracadute di Dragon 2, mentre Boeing ha cominciato la costruzione del primo veicolo CST-100 Starliner destinato al volo.

Decollo del New Shepard (Credit: Blue Origin)

Il 2016 è stato invece un anno fantastico per quel che riguarda la riutilizzabilità dei lanciatori. Dopo il primo successo del 2015, SpaceX sembra aver perfezionato il rientro controllato e l’atterraggio del primo stadio del Falcon 9, sia su chiatta drone che su piazzola di atterraggio sulla terraferma. Su otto lanci avvenuti nel 2016, ben cinque recuperi sono andati a buon fine, di cui 4 su chiatta e 1 a terra. Anno da incorniciare anche per Blue Origin. Il sistema di lancio suborbitale New Shepard, che aveva già dimostrato la riutilizzabilità sia della capsula che del lanciatore nel 2015, ha ripetuto diverse volte l’exploit durante il 2016, fino al test finale in cui si è sperimentato il sistema di abort in volo con pieno successo e completo recupero di capsula e lanciatore. L’azienda di Jeff Bezos ha annunciato che comincerà a sperimentare voli con equipaggio nel 2017 per cominciare i voli commerciali nel 2018. Sull’onda del successo, Blue Origin ha svelato nel 2016 i propri piani per un sistema di lancio super-pesante, denominato New Glenn, che dovrebbe debuttare nel 2020.

Infine, dopo il terribile incidente del 2014, Virgin Galactic ha continuato a lavorare per tutto il 2016 per tornare al volo il prima possibile. A gennaio è stata svelata la tuta spaziale che indosseranno gli astronauti, mentre a febbraio è stato presentato il nuovo spazioplano VSS Unity che, dopo alcuni test effettuati collegata all’aereo madre VMS Eve, ha finalmente spiccato il volo planato a dicembre. Nel 2017 si spera di effettuare i primi test del propulsore.

Orion e SLS

È continuata a pieno ritmo la preparazione della missione EM-1 da parte di NASA ed ESA. La missione prevede il secondo lancio della capsula Orion, il primo con un modulo di servizio funzionante, e il debutto del lanciatore super-pesante Space Launch System (SLS).

Il pressure vessel di Orion appena collocato sulla struttura di test. (C) Photo: NASA/Radislav Sinyak

Si è cominciato infatti a vedere l’hardware che farà parte di questa nuova missione. A febbraio sono cominciati i test sul modulo pressurizzato di Orion, mentre è stato completato l’aggiornamento sul Crawler Transporter 2 che trasporterà l’enorme razzo in rampa di lancio.

Ad aprile è cominciata la realizzazione dello stadio centrale dell’SLS, mentre a maggio è iniziato l’assemblaggio del modulo di servizio europeo che, a giugno, ha superato l’importantissima fase della Critical Design Review.

Nel frattempo sono proseguiti i test sui booster laterali a propellenti solidi, mentre si è cominciata la pianificazione della seconda missione, quella con equipaggio, EM-2. Per quest’ultima, ci sono buone notizie per il settore aerospaziale europeo in quanto NASA ha deciso di affidarsi nuovamente ad ESA per la costruzione del modulo di servizio.

ESA e le altre agenzie spaziali

Altre anno piuttosto ricco per la “nostra” agenzia spaziale europea per quel che riguarda i voli abitati. Il 2016 è cominciato con il britannico Tim Peake e si concluderà con il francese Thomas Pesquet a bordo della ISS. Sempre quest’anno è stato annunciato un importante traguardo per gli astronauti europei: nel 2018 un astronauta ESA, ed in particolare Alexander Gerst, prenderà nuovamente il comando della stazione spaziale dopo il comando assegnato a Frank De Winne nel 2009. Pur non essendo più previsto alcun volo del veicolo cargo ATV, come descritto nel paragrafo precedente, sono a pieno regime i lavori per la realizzazione del modulo di servizio di Orion, sviluppato proprio a partire dall’Automated Transfer Vehicle.

Sono continuati i lavori sui lanciatori in via di sviluppo, Ariane 6 e Vega C, i cui primi elementi concreti vedranno la luce nel prossimo anno. Durante un lancio di Ariane 5 sono stati anche effettuati dei test sullo stadio superiore che saranno utili per il prossimo lanciatore pesante europeo. La ministeriale di inizio dicembre, inoltre, ha confermato la partecipazione europea a diversi programmi scientifici di esplorazione dello spazio, oltre ad impegnarsi nello sviluppo di un’ulteriore versione del Vega, il Vega E, e di un piccolo spazioplano riutilizzabile, lo Space Rider, prosecuzione del programma IXV.

In campo russo, dopo l’esordio del 2014, si è continuato a lavorare sul nuovo lanciatore modulare Angara, anche se non ci sono stati nuovi lanci. In particolare è stata completata la nuova linea di produzione che sfornerà i prossimi vettori russi. Il prossimo lancio è previsto per il 2017. Ad aprile, dopo anni di ritardi, è stato finalmente inaugurato il nuovo centro spaziale a Vostochny, con il lancio di un Sojuz 2.1a. Continua anche lo sviluppo della nuova capsula con equipaggio PTK-NP, che nel frattempo è stata anche ribattezzata Federatsiya, e della nuova capsula cargo TGK-PG.

Esplorazione robotica del sistema solare

Il 2016 è stato un anno “marziano”: si apriva proprio a marzo la finestra di lancio circa biennale per i lanci verso il pianeta rosso. Purtroppo una delle due missioni previste, Insight della NASA, ha dovuto rimandare il lancio al 2018 per un problema ad uno degli strumenti scientifici. Partita invece senza intoppi la missione Exomars 2016, collaborazione tra ESA e Roscosmos. Una delle due componenti della missione, l’orbiter TGO, ha effettuato con pieno successo l’immissione in orbita ad ottobre, ed ora passerà il prossimo anno a circolarizzare la propria orbita in aerobraking prima di cominciare la missione scientifica vera e propria. La seconda componente, il lander Schiaparelli, ha invece avuto qualche problema e si sono persi i contatti durante l’ingresso in atmosfera, anche se pare che il problema sia stato identificato e sarà utile per la prossima missione, Exomars 2020.

Dopo quasi 13 anni dalla conclusione della missione di Galileo, arriva su Giove una nuova sonda della NASA, Juno, per studiarne l’atmosfera. Entrata in un orbita polare fortemente ellittica, ha effettuato un primo sorvolo ravvicinato del gigante gassoso ad agosto, mentre nei successivi sorvoli ha avuto alcuni problemi di sensori che hanno fatto decidere al team di controllo di procedere con cautela e rimandare l’abbassamento dell’orbita inizialmente previsto. La sonda continuerà quindi a sorvolare Giove con un periodo molto lungo di circa 54 giorni, fino a che non si troverà la soluzione al problema.

Per una missione che comincia, un altra grande missione si conclude: Rosetta ha terminato la propria fantastica missione in orbita intorno alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko alla fine di settembre, posandosi sulla superficie del nucleo della cometa, non prima di averci regalato un sorpresa: l’immagine del luogo finale di atterraggio del piccolo lander Philae, di cui non si conosceva la posizione precisa.

È iniziata l’ultima fase anche della missione di Cassini su Saturno che terminerà la sua straordinaria avventura il prossimo anno. Mentre si prepara a visitare un nuovo corpo celeste nella fascia di Kuiper, New Horizons ha finalmente finito di trasmettere i dati relativi allo storico sorvolo del sistema di Plutone. A settembre, inoltre, è partita una nuova missione, OSIRIS-REx, della NASA, diretta alla volta dell’asteroide Bennu per riportarne a terra un campione.

Numeri e statistiche

E per finire, non poteva mancare il riepilogo statistico del 2016, a cura di Paolo Baldo.

Il 2016 si chiude con 5 lanci orbitali manned (uno in marzo, uno in luglio, due in ottobre e uno in novembre) e 14 persone portate in orbita. Numeri migliori rispetto ai due anni precedenti (4 lanci e 12 persone sia nel 2014 che nel 2015) grazie al riavvio del programma spaziale cinese che dopo ben 1.224 giorni di pausa ha ripreso i voli delle proprie capsule Shenzhou. Il 16 ottobre infatti è stata lanciata la Shenzhou 11 con a bordo gli astronauti Jing Haipeng e Chen Dong. Questa lunga attesa (il lancio precedente avvenne nel giugno 2013) è stata determinata dallo sviluppo di una nuova stazione spaziale, la Tiangong 2. Anche in occasione dell’introduzione della Tiangong 1 il programma spaziale cinese vide una lunghissima attesa fra due voli consecutivi abitati della Shenzhou. La Shenzhou 9 infatti decollò alla volta della prima stazione spaziale cinese (nel giugno 2012) ben 1.360 giorni dopo il lancio della precedente Shenzhou 7, avvenuto nel settembre 2008.

Grazie al volo sulla Shenzhou 11, Jing Haipeng è diventato il primo astronauta del suo paese ad effettuare tre voli spaziali avendo partecipato in precedenza al volo della Shenzhou 7, che vide per la prima volta tre membri di equipaggio prendere posto all’interno di una Shenzhou, e quello della Shenzhou 9, che come già visto rappresentò la prima missione abitata verso la Tiangong 1. Haipeng ha quindi avuto l’onore di inaugurare entrambe le stazioni spaziali cinesi, tra l’altro sempre in qualità di comandante, inoltre con i suoi 48 giorni complessivi passati in orbita diventa anche l’astronauta cinese con maggior esperienza spaziale.

Il volo della Shenzhou 11 è stato il più lungo, 32 giorni, mai effettuato da un veicolo cinese. Il precedente record apparteneva alla Shenzhou 10 rimasta nello spazio per 15 giorni fra giugno e luglio 2013. Di conseguenza, Haipeng e Dong sono gli astronauti cinesi rimasti nello spazio per più giorni consecutivi, superando il trio della Shenzhou 10 composto da Haisheng, Xiaoguang e Yaping.

Appena 2,4 giorni dopo il lancio della Shenzhou 11 è stata lanciata la Sojuz MS-02 con a bordo l’americano Shane Kimbrough ed i russi Andrey Borisienko e Sergey Ryzhikov. Per trovare due lanci più ravvicinati bisogna tornare all’agosto 1997 quando fra il decollo della Sojuz TM-26 e quello della navetta spaziale Discovery (missione STS-85) passarono 2,0 giorni.

Il 2016 ha visto l’introduzione di una nuova Sojuz, la MS, che ha debuttato il 7 luglio portando in orbita (Sojuz MS-01) il russo Anatoliy Ivanishin, l’americana Kathleen Rubins ed il giapponese Takuya Onishi e mandando in pensione il precedente modello TMA-M che ha effettuato l’ultimo lancio (Sojuz TMA-20M) il 18 marzo con a bordo l’americano Jeffrey Williams ed i russi Oleg Skripochka e Alexey Ovchinin ma dando per contro il via ai voli orbitali del 2016. L’ultimo lancio del 2016 è invece stato effettuato il 17 novembre dalla Sojuz MS-03 con l’americana Peggy Whitson, il russo Oleg Novitskiy ed il francese Thomas Pesquet.

Dei 14 astronauti portati in orbita quest’anno quindi sei sono russi, quattro americani, due cinesi, uno giapponese – lo scorso ottobre per la prima volta nella storia si sono avuti contemporaneamente nello spazio astronauti cinesi e giapponesi – ed uno francese. Sei di loro erano al primo lancio spaziale (Ovchinin, Rubins, Onishi, Dong, Ryzhikov e Pesquet), cinque erano al secondo lancio (Skripochka, Ivanishin, Kimbrough, Borisienko e Novitskiy), due al terzo (Haipeng e Whitson) ed uno al quarto (Williams).

Grazie a questa sua quarta missione spaziale, terminata il 7 settembre, Jeffrey Williams è diventato l’astronauta americano ad aver passato più tempo in orbita (534 giorni) togliendo il primato a Scott Kelly, che lo aveva fissato appena sei mesi prima (520 giorni) al ritorno anche lui dalla sua quarta missione.

Il 2016 naturalmente non ha visto solo lanci ma anche rientri dall’orbita. Così come i lanci, anche i rientri sono stati cinque, dei quali due riguardanti missioni iniziate nel 2015. Assieme al già citato Kelly, il 2 marzo sono rientrati a terra (Sojuz TMA-18M) i russi Sergei Volkov e Mikhail Kornienko, quest’ultimo impegnato assieme a Kelly nella cosiddetta “One Year Mission” sulla ISS. L’altra missione a cavallo fra 2015 e 2016 è stata quella che ha visto il 18 giugno l’atterraggio (Sojuz TMA-19M) del russo Yuri Malenchenko, dell’americano Timothy Kopra e del britannico Timothy Peake. La Sojuz MS-01 e la Shenzhou 11 sono invece rientrate rispettivamente il 30 ottobre ed il 18 novembre, mentre le ultime due Sojuz lanciate quest’anno ed i relativi equipaggi sono tuttora sulla International Space Station.

L’atterraggio della Sojuz TMA-19M ha consentito a Malenchenko di issarsi al secondo posto assoluto per giorni passati nello spazio, ben 827, superando il connazionale Krikalev fermo a quota 803, e superato solamente da un altro russo, Gennady Padalka con i suoi 878 giorni passati in orbita, ed ha visto inoltre il britannico Peake stabilire il record di permanenza nello spazio per il suo paese. I suoi 186 giorni hanno infatti eclissato gli 8 giorni che Helen Sharman (unico altro cittadino britannico nello spazio) passò in orbita nel maggio 1991. Tornando a Malenchenko, dal suo primo lancio (risalente al luglio 1994) al suo più recente atterraggio sono passati 8.023 giorni il ché fa della sua carriera la seconda più lunga in assoluto, superando i 7.551 giorni del connazionale Valery Ryumin e superato solo dai 13.409 giorni dell’americano John Glenn, tra l’altro recentemente scomparso.

A questo proposito, il 2016 ha visto la scomparsa di quattro astronauti, tutti americani, due nel mese di febbraio (Edgar Mitchell il 4 e Donald Williams il 23) e due in dicembre (John Glenn il 8 e Piers Sellers il 23). Lo scorso anno le dipartite furono due e di contro coinvolsero solo astronauti russi. Con i suoi 95,4 anni John Glenn è stato di gran lunga l’astronauta più longevo, mentre fra gli astronauti ancora in vita il testimone passa al russo Vladimir Shatalov, che per un’incredibile coincidenza ha compiuto 89 anni lo stesso giorno della morte di Glenn. Con la scomparsa di Glenn non rimane in vita più nessuno degli astronauti che hanno volato nel programma Mercury. La scomparsa di Mitchell invece rende Apollo 14 la prima fra le missioni Apollo ad aver perso tutti i membri di equipaggio e riduce a sette (su dodici) le persone ancora in vita fra quelle che hanno camminato sulla Luna.

Sempre in tema di “longevità”, con i suoi 56,8 anni al momento del lancio Peggy Whitson è diventata la donna meno giovane ad essere andata nello spazio, superando i 55,7 anni della connazionale Barbara Morgan. Questo naturalmente fa di lei anche la donna meno giovane ad essere mai salita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, mentre in questo ambito è superata da otto uomini fra cui lo stesso Jeffrey Williams che con i suoi 58,6 anni si trova al quinto posto. Williams e Whitson sono inoltre gli unici astronauti americani ad aver effettuato tre missioni di lunga durata (Expedition) a bordo della Stazione Spaziale. La missione di Peggy è ancora in corso ed al 31 dicembre 2016 avrà accumulato 410 giorni di permanenza complessiva che la pone al terzo posto fra gli astronauti americani, superata dai 506 giorni di Scott Kelly e dai 525 giorni di Williams, ed al primo posto assoluto fra le donne. Fra i molti record di durata sulla Stazione stabiliti quest’anno c’è anche quello di Malenchenko che con 690 giorni di permanenza complessiva si issa al primo posto assoluto scavalcando i 672 giorni di Padalka, mentre al terzo posto si è stabilito Volkov con 541 giorni. La già citata One Year Mission inoltre è stata la prima missione di lunghissima durata mai effettuata sulla Stazione Spaziale Internazionale che ha portato Kelly e Kornienko ad abitare il grande complesso orbitale per 340 giorni consecutivi superando il precedente record di 213 giorni appartenente all’americano Michael Lopez-Alegria ed al russo Mikhail Tyurin stabilito fra settembre 2006 e aprile 2007.

Il 2016 ha visto invece il minor numero di EVA (quattro) sulla ISS degli ultimi 13 anni. Per trovare un anno con meno EVA infatti bisogna tornare al 2003 quando furono solamente due. Questo dato rimane inalterato anche considerando le missioni spaziali in generale e non solamente l’ambito ISS. Da quest’anno però il numero di nazioni che hanno visto un proprio rappresentante effettuare EVA è aumentato in quanto, il 15 gennaio scorso, Timothy Peake è diventato il primo britannico ad effettuare questo tipo di attività spaziali.

Il 2016 ha visto il lancio di 86 missioni orbitali (una in meno dell’anno scorso), di cui 83 con successo (una in più del 2015). Per la prima volta da diversi anni a questa parte la maggior parte (23, di cui 22 con successo) sono stati eseguiti dagli Stati Uniti, seguiti a stretto giro dalla cina (22, 21 con successo). I problemi economici del programma spaziale russo si fanno sentire sul numero di lanci con lanciatori russi che, contando anche i 2 lanci di un vettore Sojuz dalla Guyana Francese, arrivano quest’anno al solo terzo posto con 19 lanci (18 con successo). Continua il buon momento per i lanciatori europei (Ariane 5 e Vega) con un totale di 9 lanci, tutti coronati da successo, mentre l’India ha effettuato 7 lanci, il Giappone 4, Israele la Corea del Nord 1.

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Matteo Carpentieri

Appassionato di astronomia e spazio, laureato in una più terrestre Ingegneria Ambientale. Lavora come lecturer (ricercatore) all'Università del Surrey, in Inghilterra. Scrive su AstronautiNews.it dal 2011.