Kayla Barron completa l’equipaggio di SpaceX Crew-3

Equipaggio di SpaceX Crew-3. Da sinistra a destra Matthias Maurer, Thomas Marshburn, Raja Chari e Kayla Barron. Credit: SpaceX

Sono trascorsi alcuni mesi da quando sul finire del 2020 NASA e ESA annunciarono chi dei loro astronauti erano stati selezionati per la missione Crew-3, il terzo volo di SpaceX per la rotazione degli equipaggi della Stazione Spaziale Internazionale. In occasione del lancio della missione SpaceX Crew-2, avvenuto lo scorso 23 aprile, l’Amministratore ad interim della NASA Steve Jurczyk, il quale ha preso le redini dell’agenzia nella fase di transizione tra le dimissioni di Jim Bridenstine e la nomina di Bill Nelson, aveva rassicurato i giornalisti presenti che presto avrebbe sciolto la riserva sull’identità della persona che avrebbe occupato il quarto – e ultimo – posto sulla Crew Dragon. Promessa mantenuta e fu così che il 17 maggio scorso è stata resa nota la nomina dell’astronauta statunitense Kayla Barron all’equipaggio SpaceX Crew-3 come specialista di missione.

Scelta nel 2017 con il 22º gruppo di selezione astronauti della NASA, per Kayla Barron, 34 anni a settembre, questa sarà la primissima missione nello spazio, ma non sarà l’unica novellina sulla Crew Dragon. Infatti al suo fianco, oltre all’esperto Thomas Marshburn (NASA), troverà altri due astronauti alla prima esperienza oltre l’atmosfera terrestre: Raja Chari (NASA) e Matthias Maurer (ESA). Curiosamente, salvo clamorosi cambi di programma, quando Kayla Barron e Thomas Marshburn giungeranno a ottobre al laboratorio orbitante saranno la più giovane e il più anziano membro di una Expedition, togliendo il primato rispettivamente a Ivan Vagner (34 anni e 282 giorni) e Paolo Nespoli (60 anni e 128 giorni).

Inoltre SpaceX ha definito quale Crew Dragon e quale booster (il primo stadio del vettore Falcon 9) serviranno Crew-3 nel giorno del lancio, ad oggi fissato per il 23 ottobre venturo. Per quanto concerne la capsula, non sarà né impiegata Resilience Endeavour, con la prima destinata ai voli commerciali Inspiration4 e Axiom-1, ma una delle tre nuove Crew Dragon in costruzione segnalate da Gwynne Shotwell (direttore operativo di SpaceX) a novembre dello scorso anno. Il booster B1067, questo il suo seriale, invece avrà un volo alle spalle, ovvero quello della missione di rifornimento SpaceX SpX-22 che il prossimo 3 giugno decollerà dal Kennedy Space Center.

Il perché dell’attesa

Spesso i negoziati internazionali richiedono parecchio tempo affinché le parti coinvolte giungano a una conclusione che soddisfi tutti e ciò spiega la lunga attesa per l’annuncio di Kayla Barron, tenuto in sospeso dalla possibile assegnazione di un cosmonauta russo. È risaputo che NASA e Elon Musk (fondatore di SpaceX), il quale ha detto di essere onorato se ciò accadesse, speravano di concedere nel breve periodo un’opportunità di volo a un cosmonauta, specie dopo l’apertura di Roskosmos e lo scambio di posti tra Mark Vande Hei e Sergej Korsakov sulla Sojuz MS-18. Tuttavia questa possibilità è tramontata sia visto il sempre più stringente periodo necessario alla preparazione dell’equipaggio sia per la volontà dell’agenzia spaziale russa di valutare l’affidabilità della navicella statunitense.

Poco male dal momento che l’appuntamento è stato rimandato al prossimo anno. Dalle parole di Pavel Vlasov, capo del Centro di Addestramento Cosmonauti Gagarin, traspare chiaramente che Sergej Korsakov con buona probabilità potrebbe essere il primo cosmonauta a volare su un veicolo statunitense da circa un ventennio.

Una patch su misura

L’emblema della missione è uno degli elementi che più rimane impresso nella memoria delle persone, essendo presente sulle tute dell’equipaggio e nelle tradizioni pre lancio. La grafica è stata curata dal noto illustratore statunitense Gregory Manchess, peraltro già responsabile dei disegni di altre due recenti missioni con equipaggio di SpaceX (Crew-1 e Crew-2), coadiuvato nel processo di realizzazione dagli stessi astronauti. L’idea di fondo era quella di mantenere i tratti distintivi dei precedenti emblemi, ma allo stesso tempo creare qualcosa di nuovo, originale e accattivante alla vista.

Al centro del disegno, infatti, padroneggia la Crew Dragon e sotto di essa il numero tre e – alla sua destra – una testa di drago stilizzata, ovvero il marchio di fabbrica presente su tutte le Dragon. Questi elementi, uniti alla fiamma azzurra sotto la capsula e alle piccole lingue di fuoco decorative, danno dinamicità e movimento all’insieme, enfatizzando il senso della velocità, ovvero una delle caratteristiche che non possono mai mancare. Infine, come spesso accade se presenti, i cognomi degli astronauti trovano spazio all’esterno, a mo’ di chiusura. L’intento è far passare al pubblico il messaggio che la grafica rappresenta sia la missione sia soprattutto l’equipaggio stesso.

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.