Il pensionamento della ISS slitta al 2030

ISS, Shuttle, Sojuz e ATV. Credits: NASA

Le prime sezioni della Stazione Spaziale Internazionale sono in orbita da oltre 20 anni e negli ultimi tempi ci sono stati diversi problemi riconducibili all’anzianità della sua struttura: perdite di atmosfera, crepe negli oblò e un costante incremento delle risorse dedicate alla sua manutenzione. In ogni caso l’amministratore della NASA Bill Nelson ha recentemente annunciato l’impegno dell’amministrazione Biden-Harris per estendere la vita utile della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e continuare a utilizzarla come laboratorio orbitante fino alla fine del 2030.

Negli ultimi due decenni la ISS ha consentito una continua presenza umana in orbita attorno alla Terra. Durante questi 20 anni sono state collaudate nuove tecnologie, condotte ricerche scientifiche e sviluppate le competenze necessarie per esplorare lo spazio profondo. L’esclusivo laboratorio in microgravità ha ospitato più di 3.000 ricerche progettate da oltre 4.200 ricercatori di tutto il mondo restituendo enormi contributi scientifici, educativi e tecnologici. Quasi 110 paesi hanno partecipato alle attività a bordo della ISS e oltre 1.500.000 studenti hanno partecipato alle attività didattiche STEM.

Sino a pochi giorni fa la data ufficiale di dismissione della ISS era fissata al 2024. Per altri otto anni, dunque, si potrà contare sulla stazione e sui programmi di collaborazione spaziale e scientifica tra l’americana NASA, l’europea ESA, la canadese CSA e la giapponese JAXA. Rimane da capire come intende muoversi la Russia: Dmitrij Rogozin, direttore generale di Roskosmos, aveva affermato lo scorso mese di giugno l’intenzione della Russia di abbandonare la Stazione Spaziale Internazionale entro il 2025.

Rogozin aveva dichiarato di ritenere che, dopo aver lanciato il modulo Nauka, non sarebbe valsa la pena di inviare nuovi moduli in grado di operare per i prossimi 15/20 anni su una struttura che dopo il loro arrivo potrebbe durare al massimo per altri cinque. Roskosmos ritiene di aver esplorato tutto quello che c’era da conoscere nell’attuale inclinazione dell’orbita della ISS (51°). L’idea russa sarebbe di collocare i moduli della nuova stazione spaziale in orbita polare (−97/98°) per utilizzarli come piattaforme per payload esterni di osservazione e comunicazione.

La Russia non avrebbe intenzione di interrompere la collaborazione con gli Stati Uniti, tuttavia oltre alla questione dello stanziamento di fondi ci sono anche discussioni legate a scelte politiche. Rogozin ha infatti dichiarato che la controparte statunitense ha ostacolato la cooperazione con sanzioni introdotte dall’amministrazione USA contro imprese dell’industria spaziale russa. Inoltre è stata denunciata anche una mancanza di dialogo per quanto riguarda la parte tecnica, con i russi che verrebbero sistematicamente esclusi.

Una recente telefonata tra Dmitrij Rogozin e Bill Nelson pare abbia appianato alcune divergenze e si dovrebbe così giungere a un accordo. Nelle prossime settimane ci potrebbe essere anche un incontro di persona tra le due alte cariche che potrebbe portare alla firma di un documento condiviso. Rimaniamo quindi in attesa degli sviluppi esclusivamente politici di questa vicenda.

La ISS non è destinata a essere l’unica stazione spaziale orbitante. A partire dal 2024 è prevista la costruzione della Axiom Space Station. Inizialmente i moduli verranno agganciati alla ISS ma successivamente potranno operare autonomamente.

Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), ha annunciato che realizzerà due dei quattro moduli della Axiom Space Station che verranno lanciati nel 2024 e 2025. Ognuno di essi potrà ospitare fino a quattro persone. All’interno dei moduli verranno installati anche laboratori per gli esperimenti scientifici. L’interno della Axiom Space Station è stato progettato dall’architetto francese Philippe Starck. La Axiom Space Station è nota anche con il nome di Axiom Segment, poiché verrà inizialmente collegata al Node 2 della ISS (Harmony). Quando la Stazione Spaziale Internazionale, al termine della sua vita operativa, verrà fatta deorbitare, la Axiom Space Station potrà funzionare autonomamente, diventando così la prima stazione spaziale commerciale. Axiom Space è la stessa azienda statunitense che porterà quattro persone sulla ISS nel corso del 2022, utilizzando la navicella Crew Dragon di SpaceX.

Un’altra azienda che ha annunciato la costruzione di una propria stazione spaziale è Blue Origin. L’azienda di Jeff Bezos costruirà Orbital Reef, in collaborazione con Sierra Space, Boeing, Redwire Space, Genesis Engineering Solutions e Arizona State University. La stazione, che sarà operativa dopo il 2025, ospiterà gli astronauti dell’agenzia spaziale statunitense e di altri paesi, ma anche clienti di ogni tipo, inclusi i turisti spaziali. La stazione sarà costituita da diversi moduli che verranno costruiti da Blue Origin e da Sierra Space e verranno lanciati dal razzo New Glenn.

Fonte: NASA

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.