Tagli al budget NASA 2026: a rischio missioni scientifiche e posti di lavoro

Immagine artistica del Mars Sample Return, una delle tante missioni a rischio. Crediti: NASA

La riduzione dei fondi a disposizione della NASA, annunciata dall’Office of Management and Budget (OMB) della Casa Bianca tra la fine di aprile e l’inizio di maggio 2025, rischia di cancellare migliaia di posti di lavoro e circa una quarantina di missioni di rilevanza scientifica. È quanto emerge dal nuovo documento sulla spesa prevista, rilasciato il 30 maggio 2025 dall’Agenzia spaziale statunitense, nel quale si forniscono maggiori dettagli sulle missioni in programma e attualmente in corso che saranno cancellate, nonché sul numero di persone a rischio licenziamento oggi occupate.

Il taglio previsto per il 2026, voluto dall’amministrazione Trump, è di circa del 25%: si passerà infatti dai 24,9 miliardi di dollari a disposizione della NASA nel 2025 ai 18,8 miliardi preventivati per il 2026. Le conseguenze, dal punto di vista occupazionale, rischiano di essere particolarmente gravi: si stima infatti che i dipendenti della NASA nel 2026 saranno 11.853, contro i 17.391 attualmente in servizio. La riduzione del budget destinato ai programmi scientifici sarà ancora più drastica, con un taglio di quasi il 50% rispetto all’anno fiscale 2025.

A questi annunci ufficiali non sono mancate dure risposte, sia da parte dell’industria spaziale statunitense che da associazioni scientifiche di rilievo mondiale, come la Planetary Society, una delle principali organizzazioni no profit attive in ambito spaziale e scientifico. Eric Fanning, presidente dell’Aerospace Industries Association (AIA), ha sottolineato, in relazione al documento rilasciato dalla NASA, come la drastica riduzione della spesa prospettata dall’Agenzia possa mettere seriamente a rischio la leadership spaziale degli Stati Uniti. Inoltre, secondo Casey Dreier, responsabile del Dipartimento di politica spaziale della Planetary Society, circolano voci secondo cui anche la rappresentanza repubblicana al Congresso potrebbe non accogliere favorevolmente i tagli proposti.

Missioni cancellate e nuovi programmi

L’elenco delle missioni che verranno cancellate prima ancora di essere lanciate è ampio e variegato: si va dal Mars Sample Return, programma che coinvolge anche l’ESA e che mira a riportare sulla Terra campioni di suolo marziano con l’obiettivo di accrescere in modo significativo la nostra comprensione di Marte, fino al Lunar Gateway, i cui moduli sono in allestimento per il lancio, passando per missioni come VERITAS e DAVINCI, che potrebbero rivoluzionare la nostra conoscenza della topografia e del campo magnetico di Venere.

La cancellazione del Lunar Gateway avrebbe un’influenza anche sull’industria spaziale europea e italiana, dal momento che molti componenti dell’avamposto spaziale che sarà posto in orbita cislunare sono realizzati proprio in Italia. Tra questi, il modulo HALO, assemblato negli stabilimenti di Thales Alenia Space a Torino.

L’impatto dei tagli si riverserà anche su alcune missioni ESA, come il rover Rosalind Franklin, parte del programma ExoMars, nel quale la NASA dovrebbe fornire alcuni elementi chiave come il veicolo di lancio, dopo che lo scoppio del conflitto russo-ucraino aveva interrotto le collaborazioni tra ESA e l’agenzia spaziale russa Roskomos.

Una delle immagini ad alta risoluzione di Plutone acquisite da New Horizons, a rischio stop dopo l’annuncio della NASA. Crediti: NASA

Oltre alle missioni planetarie, verrà cancellato anche un ampio numero di satelliti dedicati all’osservazione della Terra, compresi alcuni appartenenti all’Earth System Observatory, un programma satellitare con numerose applicazioni, dal monitoraggio dei cambiamenti climatici al supporto per l’ottimizzazione dei processi agricoli.

Una tale drastica riduzione della spesa, mai così bassa dal 1961, tenuto conto della correzione dovuta all’inflazione, vedrà coinvolte anche alcune missioni attualmente in volo e che rischiano di non essere prorogate, come il sistema satellitare CYGNSS, costituito da otto microsatelliti e lanciato nel 2016 con lo scopo di studiare venti e uragani. Inoltre, Mars Sample Return non sarà l’unica missione marziana ad essere cancellata, infatti, anche MAVEN e Mars Odyssey, in questo momento in orbita attorno a Marte, rischiano concretamente di terminare la loro vita a causa dell’azzeramento dei fondi. Mars Odyssey, in particolare, vanta un primato particolare in quanto si tratta della sonda più longeva in orbita attorno a un pianeta diverso dalla Terra. Inoltre è stato il primo orbiter a mappare la superficie del pianeta rosso in termini di minerali ed elementi chimici che la compongono. Anche la sonda Juno, lanciata nel 2011 e in orbita attualmente intorno al gigante gassoso Giove potrebbe vedere la sua fine. New Horizons, a sua volta, celebre per essere la prima missione ad averci regalato spettacolari immagini di Plutone a distanza ravvicinata, è a rischio cancellazione.

Oltre all’impatto su singole missioni i nuovi tagli andranno a toccare interi settori comuni a più progetti: sarà azzerata infatti la produzione di Plutonio-238, elemento alla base dell’RTG (generatore termoelettrico a radioisotopi) e il cui utilizzo è necessario per il funzionamento delle sonde interplanetarie dedicate all’esplorazione del sistema solare esterno, quell’area che inizia, convenzionalmente, a partire dalla fascia principale di asteroidi tra Marte e Giove. Con questa decisione c’è, quindi, il rischio concreto di mettere di fatto la parola fine, almeno momentaneamente, a questa tipologia di programmi scientifici.

Sebbene fortemente ridimensionato in termini di budget il Nancy Grace Roman Space Telescope sarà uno dei pochi programmi di interesse astrofisico che non verrà tagliato, nonostante si passi da un tetto di spesa a disposizione di 156,6 milioni di dollari rispetto ai 376,5 precedentemente prospettati. Saranno invece ridotti a zero i fondi per il telescopio a raggi X Chandra e l’osservatorio spaziale a raggi gamma Fermi, entrambi attualmente in volo.

La riduzione dei fondi destinati alla ricerca scientifica coincide con un cambio di rotta: la NASA pare guardare ora alla Luna e a Marte con un interesse crescente per le opportunità commerciali. Infatti, oltre alla cancellazione del Lunar Gateway, saranno eliminati anche lo Space Launch System e la capsula Orion dopo l’allunaggio previsto di Artemis III. Al loro posto si prevede di investire un totale di 846 milioni di dollari nel progetto Commercial Moon to Mars (M2M) Infrastructure and Transportation Program, con l’obiettivo, tra gli altri, di fornire agli astronauti che saranno presenti in futuro sulla superficie di Marte un sistema di trasporto snello e riutilizzabile. Sembra, però, che l’esplorazione umana del pianeta rosso sia il vero obiettivo della NASA, dal momento che oltre un miliardo di dollari verrà destinato a progetti legati a questo obiettivo a lungo termine.

Fonte: SpaceNews

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Luca Ambrosini

Dopo una laurea triennale in Fisica e una magistrale in Matematica, ho intrapreso un percorso professionale nel settore aerospaziale. Da sempre appassionato di spazio e astronomia, ho la fortuna di poter lavorare in un ambito che coincide con la mia passione: mi occupo infatti di design di software e modelli matematici per Star Tracker.

2 Risposte

  1. Del Signore Leonello ha detto:

    Il taglio del budget da 24,9 a 18,8 è sempre da considerare un problema per l’innovazione tecnologica e taglio di posti di lavoro. Sicuramente arriveranno tempi migliori per aprire a nuove tecnologie e nuovi traguardi. Pensando che il sistema solare rappresenta un puntino della via Lattea, le risorse finanziarie nel breve periodo condivido nel traguardare i progetti verso la Luna e Marte. Speriamo che, nel medio periodo si possa riprendere le atre iniziative che verranno tagliate nel budget.

    • Luca Ambrosini ha detto:

      Sicuramente destinare fondi all’esplorazione della Luna e di Marte è indispensabile se si vuole perseguire l’obiettivo di creare basi permanenti e un’infrastruttura in grado di ospitare esseri umani su questi corpi celesti. Tuttavia, senza una conoscenza scientifica approfondita dell’ambiente marziano e lunare, dei minerali presenti, della composizione del suolo, della disponibilità e dello stato dell’acqua, risulta difficile immaginare un’esplorazione concreta e consapevole. A mio avviso, quindi, tagliare le missioni scientifiche (che studiano tutti gli aspetti di cui sopra) rischia di rivelarsi un boomerang anche per lo sviluppo dell’esplorazione umana del sistema solare.

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