Una Dragon di SpaceX ha portato rifornimenti ed esperimenti sulla ISS

Decollo della 26° missione di rifornimento - Credits: NASA

Una Dragon cargo è decollata sabato 26 novembre alle ore 20:20 CET per inviare sulla ISS un nuovo carico di rifornimenti e payload scientifici. Questa missione, che è stata il 54º lancio complessivo di SpaceX, la 26ª missione di rifornimento commerciale e la 5ª di un veicolo spaziale Dragon nel 2022, è avvenuta dopo che un precedente tentativo di decollo effettuato il 22 novembre era stato cancellato a causa del maltempo.

L’attracco alla ISS è avvenuto domenica 27 novembre allo zenit, ovvero all’International Docking Adapter (IDA) del modulo Harmony rivolto verso lo spazio. La Dragon rimarrà lì ancorata per circa 45 giorni.

Per una incredibile casualità, questo è stato il primo volo sia per questo particolare razzo Falcon 9 che per il veicolo Dragon, un evento insolito per l’azienda SpaceX, che ha molto investito in termini di riusabilità dei propri mezzi. Infatti, contrariamente a quanto avvenuto con le recenti missioni Eutelsat, il primo stadio del Falcon 9 è tornato a Terra, “come al solito”, per atterrare sulla nave drone Just Read the Instructions di stanza nell’oceano Atlantico.

Il veicolo Dragon ha trasportato circa 3.500 kg di merci. Tra i carichi utili trasferiti sulla ISS si segnala la presenza di: pomodori nani, un microscopio per esaminare i cambiamenti nel sistema immunitario dell’equipaggio, un esperimento relativo a resina liquida progettato per creare strutture più grandi, pannelli solari, un sistema per catturare immagini degli occhi degli astronauti e uno per creare cibi spaziali trasportabili, come lo yogurt, che potranno essere prodotti e consumati durante le lunghe missioni spaziali oltre l’orbita terrestre come, ad esempio, le missioni Artemis.

Veggie

I pomodori nani del progetto Veggie sono l’ultima tipologia di verdura coltivata sulla ISS. Veggie è il nome attributo a una serie di esperimenti che hanno visto la coltivazione nello spazio di una vasta moltitudine di piante e persino di fiori. Veggie è parte di un progetto globale riguardante la ricerca di colture in crescita a gravità zero. Tra gli obiettivi di questo progetto c’è quello di imparare come crescono le piante in un ambiente in microgravità e studiare come le piante possano essere coltivate in modo efficiente per il consumo da parte dell’equipaggio.

Veggie è stato progettato per richiedere poca manutenzione e poca potenza elettrica. Un modulo Veggie pesa meno di 8 kg e consuma 90 watt. Si compone di tre parti: un sistema di illuminazione, un involucro a soffietto e un serbatoio. Il sistema di illuminazione regola la quantità e l’intensità della luce che le piante ricevono, la chiusura a soffietto mantiene l’ambiente all’interno dell’unità separato dall’ambiente circostante e il serbatoio si collega ai cuscini delle piante dove crescono i semi.

Esempio di struttura Veggie. Credits: NASA

I pomodorini nani Red Robin rappresentano una sorta di ultima versione dello studio Veggie, denominata Veg-05. Con questa evoluzione del progetto, gli scienziati stanno mettendo a frutto le lezioni apprese dalla riuscita maturazione dei peperoncini raggiunta lo scorso autunno.

Gli scienziati di Veg-05 stanno cercando un modo per semplificare ma contemporaneamente velocizzare la crescita e la maturazione delle piante, poiché gli esperimenti precedenti hanno richiesto una irrigazione e un monitoraggio manuali. I serbatoi “a cuscino” verranno utilizzati per la crescita dei pomodori nani, proprio come era stato effettuato con i precedenti raccolti di lattuga e zinnie. I “cuscini” non sono altro che dei sacchetti contenenti fertilizzante e una sostanza simile al suolo, racchiusa in una superficie traspirante, che favorisce la crescita.

La crescita dei pomodori nani rappresenterà una nuova avventura per gli scienziati del team Veggie, poiché si cercherà di capire come mantenere queste assetate piante ben irrigate pur senza annaffiarle troppo. Gli astronauti consumeranno i pomodori in orbita per descrivere il loro sapore, mentre gli scienziati stanno già studiando come migliorare la fisica dell’irrigazione per gli ambienti in microgravità della Luna o Marte.

iROSA

Dragon ha trasportato sulla ISS anche alcuni nuovi pannelli fotovoltaici che verranno impiegati per potenziare la generazione di energia del complesso orbitante. Gli array di base della ISS sono stati installati nelle prime fasi di costruzione della stazione, all’inizio degli anni 2000, e sono andati ben oltre la loro vita di progetto di 15 anni. Nel corso del tempo, gli array esposti al vuoto cosmico hanno perso parte della loro capacità di generare corrente elettrica.

Gli iROSA visibili nel vano non pressurizzato della Dragon al momento del distacco dal secondo stadio.

I due nuovi pannelli fotovoltaici, chiamati iROSA (ISS Roll-Out Solar Arrays), sono progettati per essere installati sopra i pannelli originari e coprire parzialmente le datate strutture più grandi. Sono previste sei installazioni di pannelli iROSA: gli astronauti ne hanno già installati due e predisposto la struttura per accoglierne altri tre durante una passeggiata spaziale avvenuta lo scorso 15 novembre.

I nuovi pannelli possono generare 20 kW di potenza e, lavorando in simbiosi con i vecchi pannelli, la fornitura di elettricità della stazione spaziale dovrebbe aumentare dal 20% al 30%.

Le passeggiate spaziali del 2021, che erano servite per installare i primi due iROSA, avevano riscontrato solamente problemi minori, tra cui l’interferenza delle staffe durante lo scardinamento degli apparati e piccole deformazioni nei parasole utilizzati per prevenire il surriscaldamento. I due set di pannelli a bordo dell’attuale missione sono stati modificati proprio per evitare problemi durante l’installazione.

La NASA, che è impegnata nella ISS almeno fino al 2030 e spera che altri partner firmeranno un prolungamento oltre il 2024, sta lavorando all’aggiornamento di tali apparati non solo per fornire energia solare per gli esperimenti esistenti e le esigenze della stazione, ma anche per estendere tali capacità per la crescente esigenza dei partner commerciali del progetto.

Fonte: NASA

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.