È iniziata la missione Crew-3

Il decollo del Falcon 9 B1067 dal pad 39A. Credits: NASA/Aubrey Gemignani

Lo scorso 11 novembre, alle 03:03 italiane (le 02:03 UTC), il Falcon 9 seriale B1067 è decollato con successo dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center, in Florida, per portare l’equipaggio della terza missione operativa (Crew-3) del Commercial Crew Program verso la ISS.

Sono disponibili la diretta integrale del lancio e le fasi di attesa (coasting) e approccio, mentre di seguito è presente un breve riassunto e l’attracco al portello IDA-2 della Stazione Spaziale avvenuto alle 00:32 CET del 12 novembre.

Equipaggio

A bordo della Crew Dragon Endurance C210 sono presenti tre astronauti dell’agenzia spaziale americana e uno di quella europea.

Raja Chari (comandante)

Ritratto ufficiale di Raja Chari. Credits: Robert Markowitz/NASA

Raja Chari (NASA) è ai comandi della capsula ed è alla prima esperienza nello spazio: come ci riferiscono i nostri Vincenzo Chichi e Paolo Baldo, prima di Inspiration 4 capitanata da Jared Isaacman, era dai tempi della missione dello Skylab 4 (16 novembre 1973 – 8 febbraio 1974) con Gerald Carr che un cosiddetto rookie non occupava questo ruolo. A essere precisi, è giusto menzionare Joe Engle, comandante della missione STS-2 dello Space Shuttle; anche se si trattava della sua prima missione nello spazio, in precedenza aveva oltrepassato la quota di 80 km, riconosciuta dall’aeronautica americana come confine dello spazio, con un aereo X-15, ottenendo il cosiddetto distintivo di astronauta degli Stati Uniti.

Selezionato nel 2017 (22 membri in tutto chiamati da parte del gruppo precedente, come da tradizione, The Turtles) e originario dell’Iowa, ha conseguito una laurea in ingegneria astronautica e ingegneria scientifica presso l’accademia dell’Aeronautica nel 1999, un master in aeronautica e astronautica presso il MIT e infine la qualifica di pilota presso la scuola specializzata della Marina.

Al momento della selezione aveva accumulato oltre 2.500 ore di volo a bordo di svariati jet da combattimento, pilotati anche durante missioni di combattimento o di addestramento. Dopo l’entrata nel gruppo astronauti ha lavorato come direttore del team congiunto di test per il Commercial Crew Program, prima di essere assegnato alla missione Crew-3. Chari è anche parte del Team Artemis, 18 astronauti selezionati da NASA da assegnare alle prime missioni lunari nei prossimi anni.

Thomas Marshburn (pilota)

Ritratto ufficiale di Thomas Marshburn. Credits: Josh Valcarcel/NASA

A pilotare la Dragon in caso di malfunzionamenti ci sono le mani esperte di Thomas Marshburn, al suo terzo volo, dopo le missioni STS-127 (2009) e TMA-07M (2012): a 61,2 anni è diventato la terza persona meno giovane a raggiungere l’orbita, dietro solo a Story Musgrave (61,3 anni) e John Glenn (77,3 anni).

Nato il 29 agosto del 1960 nella Carolina del Nord ha ottenuto un master in ingegneria fisica all’Università della Virginia, un dottorato in Medicina alla Wake Forest University e un master in Scienze Mediche all’University of Texas Medical Branch. Prima di diventare un astronauta, ha servito come Flight Surgeon, assegnato alle operazioni mediche dello Space Shuttle e al programma spaziale congiunto di Russia e Stati Uniti, prima di diventare capo delle operazioni mediche della ISS.

Dopo queste esperienze a contatto con astronauti professionisti è stato selezionato come membro del gruppo XIX (The Peacocks) nel maggio 2004, completando l’addestramento minimo di due anni nel 2006. Durante la prima missione, terminata nel luglio 2009 ed effettuata a bordo dello Space Shuttle Endeavour, ha totalizzato oltre 376 ore nello spazio, che hanno incluso 3 attività extraveicolari della durata totale di 18 ore e 59 minuti. In questo breve soggiorno è stata completata la costruzione del modulo giapponese Kibō, e avvenuta la consegna del Japanese-built Exposed Facility (JEM-EF) e dell’Experiment Logistics Module Exposed Section (ELM-ES), oltre a contribuire al primato di 13 astronauti delle agenzie partecipanti al progetto contemporaneamente orbita.

La seconda missione ha visto il lancio a bordo della Soyuz TMA-07M assieme a Chris Hadfield (CSA) e Roman Romanenko (Roskosmos), con una durata di oltre 146 giorni e un’EVA di emergenza di 5 ore e 30 minuti per la sostituzione di una pompa di ammoniaca difettosa. La permanenza a bordo della Stazione Spaziale è avvenuta durante le Expedition 34 e 35, assieme a Kevin Ford (NASA), Evgenij Tarelkin (Roskosmos), Oleg Novickij (Roskosmos), rientrati per permettere a Chris Cassidy (NASA), Pavel Vinogradov (Roskosmos) e Aleksandr Misurkin (Roskosmos) di iniziare la loro missione.

Matthias Maurer (specialista di missione 1)

Ritratto ufficiale di Matthias Maurer. Credits: Robert Markowitz/NASA

Il secondo astronauta europeo a salire a bordo di una capsula Dragon, dopo Thomas Pesquet, ha un’ampia conoscenza della scienza dei materiali, grazie ad approfonditi studi e lauree in diverse università europee. A queste nozioni accademiche vanno aggiunte esperienze multiculturali acquisite durante collaborazioni e periodi di studio in paesi anche extra europei. Nonostante non fosse un membro originario della selezione del 2009 di ESA, Matthias Maurer è stato aggiunto al gruppo astronauti l’anno successivo, lavorando inizialmente a supporto delle operazioni della ISS, salvo poi passare, nel 2012, a un ruolo di comando al Centro Astronauti Europeo per preparare sé stesso e i colleghi a nuove collaborazioni internazionali e a nuove fasi di esplorazione oltre l’orbita bassa terrestre. L’assegnazione ufficiale al gruppo astronauti è stata nel 2015, con il completamento dell’addestramento basico e pre-volo avvenuti nel 2018. Dal suo ingresso in ESA ha partecipato a diverse missioni analoghe o di ricerca, tra cui CAVES, NEEMO e una sessione di sopravvivenza in mare assieme a Samantha Cristoforetti e alcuni astronauti cinesi, completando nel frattempo l’addestramento necessario a effettuare attività extraveicolari dal lato americano della ISS. A bordo di quest’ultima lavorerà per la missione Cosmic Kiss.

Kayla Barron (specialista di missione 2)

Ritratto ufficiale di Kayla Barron. Credits: NASA

Aggiunta all’equipaggio solamente nel maggio 2021, probabilmente dopo la decisione di Roskosmos di attendere ulteriori conferme sulla sicurezza della Dragon prima di far salire un proprio cosmonauta, Kayla Barron è stata selezionata, come Chari, nel 2017: entrambi sono così diventati i primi membri del loro gruppo a prendere parte a un volo spaziale.

Ha conseguito una laurea in ingegneria dei sistemi e un master in ingegneria nucleare, diventando una delle prime donne a servire a bordo di un sottomarino da guerra, l’USS Maine, compiendo anche tre diverse campagne di pattugliamento nell’oceano.

Tra Barron e Marshburn, come ricorda Paolo Baldo, intercorrono ben 27 anni di differenza: esiste un solo caso di maggiore differenza d’età nella storia dei lanci orbitali, e cioè i 42 anni che separavano John Glenn e Pedro Duque nella missione STS-95.

Miglioramenti e novità

La Crew Dragon Endurance, al primo volo, ha portato con sé alcune migliorie frutto dell’analisi dei dati delle missioni precedenti e il feedback degli astronauti. La capsula non era completamente nuova: per la prima volta è stato riutilizzato il nosecone, la copertura della zona sommitale della Dragon, che contiene i meccanismi di attracco alla ISS.

Altre novità riguardano: il software, aggiornato con l’intento di rendere le comunicazioni tra l’equipaggio e il centro di controllo missione più chiare, miglioramenti riguardo le procedure per l’aggancio e meccanismi per minimizzare le interferenze hardware dal lato della ISS. Inoltre SpaceX non è stata completamente soddisfatta dell’ultima evoluzione dei sigilli per il sistema di propulsione, decidendo di montare una versione precedente. Infine è stato modificato il sistema di gestione dei rifiuti biologici, a causa del distacco, osservato durante Inspiration 4, di un tubo dell’urina, che aveva causato una contaminazione al di sotto del pavimento della capsula e aveva costretto anche l’equipaggio di Crew-2 a non poter usufruire dei servizi igienici durante il rientro.

Patch della missione

L’emblema, completamente rivisitato nello stile rispetto alle due missioni precedenti, vuole mettere in evidenza la bellezza dello spazio e del veicolo utilizzato per raggiungerlo. La capsula, illuminata dal Sole, rappresenta l’alba dell’era delle compagnie private nel settore, e la spinta che riceve indica la volontà di raggiungere nuovi obiettivi nell’esplorazione spaziale. Tra le fiamme, che onorano le migliaia di lavoratori che hanno permesso la riuscita del progetto, è possibile scorgere la forma del numero tre (a rappresentare la terza missione operativa della capsula) e la testa di un drago (chiaro richiamo al nome del veicolo). I quattro punti rossi sullo sfondo, oltre ad essere un simbolo per gli altrettanti membri dell’equipaggio, indicano la volontà dell’umanità di raggiungere Marte e altri corpi celesti, mentre le tre stelle più brillanti sono ancora una volta un richiamo al numero di missioni effettuate.

Ricerca scientifica e durata della missione

Tra i tanti esperimenti che l’equipaggio e i colleghi porteranno avanti, ve ne sono alcuni di particolare importanza tecnologica o biomedica: Fiber Optic Production-2 (FOP-2) ha come obiettivo la verifica degli studi effettuati su un precedente lavoro per la produzione di fibre ottiche a utilizzo commerciale in microgravità, che attraverso l’utilizzo di una lega di elementi nota come ZBLAN garantirebbe una qualità superiore.
Attraverso il dimostratore rHEALTH ONE si concentrerà sulla funzionalità e le performance di uno strumento disponibile commercialmente (COTS, Commercial Off The Shelf) per effettuare analisi rapide e accurate degli indicatori biologici di malattie o infezioni.
XROOTS (eXposed Root On-Orbit Test System) cercherà di individuare metodologie di produzione idroponica o aeroponica su larga scala di colture da utilizzare per future missioni spaziali.

ESA, e quindi in particolare Matthias Maurer, investigherà la Spaceflight Associated Neuro-ocular Syndrome (SANS) con l’esperimento European Retinal Diagnostics: attraverso delle lenti oftalmologiche disponibili in commercio e adattate per l’utilizzo con un tablet nello spazio, verranno catturate le immagini delle retine degli astronauti, le quali saranno poi fornite a dei modelli di intelligenza artificiale per l’individuazione automatica di cambiamenti.

Altro materiale scientifico arriverà a bordo delle prossime missioni di rifornimento, CRS-24 (una Cargo Dragon di SpaceX) a dicembre 2021 e NG-17 (una Cygnus di Northrop Grumman) a febbraio 2022. Le due missioni private con astronauti previste quasi contemporaneamente, ovvero la Sojuz MS-20 con Aleksandr Misurkin, Yusaku Maezawa e Yozo Hirano e Axiom-1 con Michael López-Alegría, Larry Connor, Mark Pathy e Eytan Stibbe, difficilmente porteranno quantità considerevoli di materiale da ricerca, ma potrebbero risultare efficaci, soprattutto la seconda, per il ritorno a Terra di esperimenti terminati. Un ruolo simile avrebbe dovuto avere l’iniziale sovrapposizione prevista tra Crew-2 e Crew-3, poi definitivamente saltata a causa di problematiche meteo e mediche.

In termini di attività extraveicolari, Marshburn e Barron saranno coinvolti in una non prima del 30 novembre per la sostituzione di un’antenna. Altre EVA sono invece previste per la preparazione necessaria all’arrivo, previsto non prima della primavera 2022, di un altro set di pannelli solari iROSA, che forniranno ulteriore energia al complesso orbitante; due paia sono già state installate, dopo essere arrivate a bordo di una Cargo Dragon, nel corso di ben tre EVA.

Fonti: NASA, pagine profili astronauti

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Matteo Deguidi

Studio Astrophysics and Cosmology a Padova e sono interessato alle nuove generazioni di telescopi, sia terrestri che in orbita. In ambito astronautico la mia passione principale è seguire lo sviluppo e la costruzione delle sonde, dai siti di produzione al lancio. Considero ISAA come una seconda famiglia, la quale mi ha dato possibilità di accedere ad un mondo di notizie che da tanto ricercavo.