Expedition 1: iniziava 20 anni fa la presenza umana permanente sulla ISS
Sono poche le date che tutti ricordiamo per aver segnato la storia dell’astronautica. Tra queste vi sono sicuramente il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, nel 1957, il volo di Jurij Gagarin nel 1961, il primo sbarco umano sulla Luna nel 1969. Meno nota ma di certo non meno importante è la data del 2 novembre 2000. Erano le 11:23 italiane di quel giorno quando i russi Sergej Krikalëv e Jurij Gidzenko e lo statunitense William Shepherd varcarono il boccaporto del modulo Zvezda, entrando per la prima volta nella Stazione Spaziale Internazionale.
Fu così che il nascente avamposto orbitale, ancora ben lontano e diverso da quello che conosciamo oggi, offrì rifugio alla prima delle attuali 64 Expedition, i cui membri hanno vissuto, lavorato e mantenuto in funzione la stazione senza abbandonarla praticamente mai nel corso dei 4 lustri successivi.
Per celebrare un anniversario tanto significativo abbiamo deciso di realizzare una miniserie di articoli, che ci porterà a raccontare, rivivere e “misurare” le fasi più salienti del progetto Stazione Spaziale Internazionale.
Il contesto storico
Come si è arrivati alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale? Tra gli anni ’70 e ’80 del ventesimo secolo gli Stati Uniti d’America e la Russia avevano già lanciato le piccole stazioni spaziali Skylab e Saljut e la più grande e modulare Mir, per studiare come l’uomo potesse adattarsi alla vita nello spazio. Ricordiamo infatti che a quei tempi non si conoscevano a fondo gli effetti sull’uomo di una prolungata esposizione alle condizioni di microgravità.
Fu proprio la stazione spaziale sovietica Mir a dare l’impulso e a gettare le basi di un progetto comune di cooperazione tra più nazioni e tra diverse agenzie spaziali, che avrebbe poi dato vita all’odierna Stazione Spaziale Internazionale. Decisivi furono due fattori: consentire l’accesso alla Mir anche ad astronauti non sovietici, che a partire dal dicembre 1990 poterono visitarla, ma soprattutto la distensione dei rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia, le due acerrime nemiche della guerra fredda, che nel dicembre 1992 portò alla firma di un accordo di collaborazione spaziale pacifica. Lo spirito di quell’accordo si può sintetizzare nella frase: «abbattere muri e costruire ponti!».
Appena 9 mesi dopo, nel settembre 1993, furono annunciati i piani per la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che il comandante Shepherd aveva senza troppo seguito ribattezzato Alpha, e l’istituzione del programma Shuttle-Mir, il cui scopo consisteva nel trovare e testare le soluzioni tecniche per integrare il segmento statunitense con quello russo della ISS, in attesa del lancio dei primi moduli che sarebbe iniziato nel novembre 1998. Inoltre, grazie alla Mir e a questo periodo di transizione, si sono apprese le tecnologie per l’assemblaggio di una struttura modulare in orbita, e si sono rafforzati i rapporti tra i partner internazionali.
I preparativi della missione Expedition 1
Con una conferenza stampa congiunta, il 30 gennaio 1996 il vice presidente statunitense Albert Gore e il primo ministro russo Viktor Černomyrdin nominarono William Shepherd e Sergej Krikalëv come membri dell’equipaggio per l’Expedition 1, a cui in seguito si aggiunse Jurij Gidzenko, che prese il posto di Anatolij Solov’ëv. La loro partenza era prevista per il maggio 1998, ma una serie di ritardi nella costruzione dei vari elementi fecero slittare il lancio.
Furono necessari quasi due anni, cinque missioni dello Space Shuttle e l’assemblaggio di tre moduli (Zarja, Zvezda e Unity) prima che la Stazione Spaziale Internazionale fosse pronta ad accogliere le prime persone a bordo. Anche l’equipaggio si preparò a lungo per questa cruciale missione, alternando i periodi di addestramento tra Houston, negli USA, e la Città delle Stelle, in Russia. Gli astronauti americani impararono il russo e i russi l’inglese. Competenze e ruoli di due centri di controllo, uno a Houston e l’altro a Mosca, furono discusse, raffinate e messe in opera. Nuove tradizioni e “riti” pre-lancio furono inventati, piccoli episodi scaramantici ancora oggi in uso tra gli equipaggi in partenza per la ISS. Nell’autunno del 2000, finalmente, tutto era pronto: veicoli spaziali, astronauti, cosmonauti, centri di controllo, procedure…
Alla fine di ottobre del 2000 a Bajkonur il gran giorno era finalmente arrivato! Dopo l’immancabile benedizione del pope ortodosso (Padre Sergej) e la verifica della tenuta delle loro tute Sokol, il trio Krikalëv, Gidzenko e Shepherd raggiunse la rampa di lancio Gagarinskij Start tra ali di folla festante.
Alle 08:52 italiane il razzo Sojuz-U prese vita accendendo i suoi propulsori, e la Sojuz TM-31 iniziò la sua ascesa di 9 minuti verso l’orbita. Il lancio fu da manuale, i pannelli fotovoltaici e le antenne si dispiegarono correttamente, l’equipaggio poté togliersi le tute spaziali e indossare le più comode tenute da lavoro. La Stazione Spaziale Internazionale distava ben 2 giorni di viaggio!
La mattina del 2 novembre la Sojuz TM-31 attraccò con successo al modulo Zvezda, e appena un’ora dopo l’equipaggio aprì i portelli, segnando l’inizio dell’occupazione della Stazione Spaziale Internazionale. In segno di rispetto il comandante William Shepherd invitò Sergej Krikalëv e Jurij Gidzenko a entrare per primi. Insieme iniziarono ad attivare e a verificare il funzionamento dei vari sistemi, a riporre le merci portate dalle missioni che avevano preceduto il loro arrivo. La Stazione aveva iniziato piano piano a prendere vita, dando il via a un lungo periodo di assemblaggio che l’ha vista crescere per dimensioni e capacità operative fino a diventare il gioiello di tecnologia che è oggi.
Ecco il video di quel momento fatidico.
Concludiamo qui la prima parte del nostro racconto. Vi diamo appuntamento al secondo articolo della serie, dove parleremo di Expedition 1 ma anche di alcuni tra i momenti più significativi del programma ISS fino ad oggi.
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Vero i ricordi sfumano col passar del tempo anche perché i mezzi di comunicszione non li ricordano o ricordano solo quello che fa loro comodo inel momento. Quando si ricorda ci si stupisce : uomo sulla Luna nel 69? Apollo 13 ?come hanno potuto salvarsi con quelle vecchie tecnologie?