Primo volo di prova per il New Shepard di Blue Origins

Lo scorso 29 aprile il sistema di lancio suborbitale New Shepard di Blue Origins ha visto il suo primo lancio di prova, che è stato coronato da un parziale successo. L’annuncio è arrivato tramite la pubblicazione a sorpresa di uno spettacolare video sul sito dell’azienda aerospaziale statunitense, seguito dal comunicato stampa del fondatore Jeff Bezos.

Nel video qui sotto possiamo osservare il complesso formato dal lanciatore e da un mockup della capsula decollare e raggiungere senza particolari problemi la quota programmata di 307.000 piedi (pari a circa 93.500 m). All’apice della traiettoria il simulacro della capsula si è quindi separato dal booster per fare rientro con il suo sistema di paracadute; il razzo ricadrà invece al suolo, mancando l’obiettivo di un atterraggio morbido e controllato in maniera analoga a quanto occorso nelle scorse settimane al vettore di SpaceX, Falcon.

New Shepard è un sistema di lancio spaziale VTVL (Vertical Takeoff, Vertical Landing – Lancio verticale, atterraggio verticale, NdR) progettato per essere completamente riutilizzabile, e consiste di una capsula pressurizzata posta in cima ad un razzo vettore. Il sistema decolla verticalmente, accelerando per circa 2 minuti e mezzo prima dello spegnimento del motore principale BE-3. A quel punto la capsula si separa dal razzo per iniziare una traiettoria parabolica suborbitale. Dopo alcuni minuti di caduta libera il booster inizierà una manovra di rientro controllato, espandendo delle particolari superfici di controllo e stabilizzazione sulla parte superiore dello stadio e riaccendendo il suo propulsore fino ad azzerare la sua velocità di discesa e tornare al suolo. La capsula concluderà invece il suo volo frenata dai paracadute di bordo. Entrambi gli elementi saranno quindi ripuliti e processati per essere nuovamente utilizzati in una nuova missione.

“Oggi abbiamo realizzato il primo volo di prova per il nostro veicolo spaziale New Shepard.” ha scritto Jeff Bezos sul sito di Blue Origin. “Il nostro motore a razzo BE-3, capace di 110.000 libbre di spinta e alimentato ad ossigeno ed idrogeno liquidi ha funzionato perfettamente, spingendo New Shepard fino a Mach 3 e alla quota programmata di 307.000 piedi. I sistemi di guida, navigazione e controllo dell’assetto hanno funzionato bene fino al momento di massima pressione dinamica (max Q, NdR) e lungo tutta la traiettoria di ascesa. La separazione della capsula dal modulo propulsivo è stata perfetta. Avessimo avuto a bordo degli astronauti, questi si sarebbero goduti un ottimo viaggio andata e ritorno nello spazio”.

Il cuore del sistema propulsivo è rappresentato dal motore a razzo BE-3, alimentato ad ossigeno ed idrogeno liquidi, capace di funzionare modulando la sua potenza secondo uno spettro di valori molto ampio. Si va dalla piena potenza generata al momento del decollo fino alla leggera spinta generata al rientro, quando il vettore tocca terra ad una velocità di circa 8 km orari. La spinta massima del propulsore,  a livello del mare, è pari a 110.000 libbre (circa 50.000 kg).

Blue Origins sembra aver adottato una politica di pubbliche relazioni piuttosto avara, che non prevede per esempio l’annuncio anticipato dei prossimi lanci. Sul sito dell’azienda non mancano comunque vari dettagli sul sistema New Shepard e sulle sue future evoluzioni, anche se con un livello tecnico molto ridotto.

Immagini e video (C) Blue Origins – Fonte Blue Origins.

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Marco Zambianchi

Spacecraft Operations Engineer per EPS-SG presso EUMETSAT, ha fatto parte in precedenza dei Flight Control Team di INTEGRAL, XMM/Newton e Gaia. È fondatore di ForumAstronautico.it e co-fondatore di AstronautiCAST. Conferenziere di astronautica al Planetario di Lecco fino al 2012, scrive ora su AstronautiNEWS ed è co-fondatore e consigliere dell'associazione ISAA.