Il Dream Chaser conclude la prima serie di test

Il Dream Chaser di Sierra Nevada Corporation pronto per i taxi tow tests presso il Dryden Flight Research Center in California. (Credit: NASA)
Il Dream Chaser di Sierra Nevada Corporation pronto per i taxi tow tests presso il Dryden Flight Research Center in California. (Credit: NASA)

Sierra Nevada Corporation (SNC) ha completato la prima serie di test traino a terra sulla navetta Dream Chaser presso il centro NASA Dryden Flight Research Center (DFRC).

Come riferito in un precedente articolo  Sierra Nevada Corporation nell’ambito del programma Commercial Crew Integrated Capability (CCiCap) ha trasferito al centro NASA Dryden Flight Research Center (DFRC) situato presso la base USAF di Edwards in California l’Engineering Test Article (ETA) del suo Dream Chaser per una serie di test.

OV-101 Enterprise mentre si sgancia dall'aereo madre (Credits: NASA)

OV-101 Enterprise mentre si sgancia dall’aereo madre (Credits: NASA)

In quella occasione anche Charles Bolden, amministratore della NASA, aveva sottolineato il parallelo con il programma shuttle che qui aveva fatto i suoi primi passi, con i voli di test del prototipo Entrerprise negli anni ’70 dello scorso secolo. Delle navette recentemente messe in pensione da NASA il lifting body di SNC (che ufficiosamente viene chiamato “Eagle” dagli addetti) copierà il profilo terminale di missione atterrerando su di una pista convenzionale, anche se con delle differenze sostanziali.

Come le sue sorelle maggiori la navetta Dream Chaser grazie alla sua configurazione a corpo portante (unica nell’ambito del programma CCICap, le altre sono tutte capsule più convenzionali, pur se dotate di limitate capacità di manovra) durante il rientro genererà un alto fattore di portanza che le permetterà di avere una elevata manovrabilità e possibilità di variare la propria rotta, o come viene detto in gergo “avrà un alto cross range”: si tratta in pratica di quanto ci si può spostare dalla rotta che il velivolo seguirebbe se il sistema di guida non intervenisse. Nel caso del programma STS il cross-range era di 2000 km ed era un requisito (imposto dall’USAF) piuttosto restrittivo e pesante che tanto ha influito in maniera negativa sul programma. Per quanto riguarda il lifting body di SNC siamo invece a circa 1600 km, valore che permetterà comunque alle navette di poter atterrare in una pista appropriata virtualmente da qualsiasi punto dell’orbita ed in particolare potrà atterrare in non più di 6 ore in una pista degli Stati Uniti Continentali (CONUS).

SLF - Shuttle Landing Facility presso il Kennedy Space Center in Florida (Credits: NASA)

SLF – Shuttle Landing Facility presso il Kennedy Space Center in Florida (Credits: NASA)

La pista principale su cui avverranno gli atterraggi, se tutto procederà in maniera nominale, sarà la Shuttle Landing Facility (SLF) presso il Kennedy Space Center (KSC), la stessa su cui sono avvenuti numerosi atterraggi del programma STS. Come detto, il rientro della navetta Dream Chaser ricalcherà grosso modo quelli del programma STS con un’entrata in atmosfera garantita da uno scudo termico (Termal Protection System o TPS) del tutto simile ed un avvicinamento alla pista pressochè identico. La velocità di atterraggio sarà circa di 354 Km/h (molto vicina ai 346 km/h dello Shuttle) ed il touch down avverrà similarmente sui due carrelli principali posteriori (Main Landing Gear o MLG) dotati di ruote pneumatiche,ma a differenza del vecchio orbiter operato da NASA, nella navetta di SNC il carrello anteriore (Nose Landing Gear o NLG), sarà costituito non da una ruota ma da un pattino che scorrerà sul cemento della pista.

Ricostruzione artistica di un atterraggio del Dream Chaser con in evidenza il pattino anteriore e i carrelli principali (Credits SNC)

Ricostruzione artistica di un atterraggio del Dream Chaser con in evidenza il pattino anteriore e i carrelli principali (Credits SNC)

La scelta di SNC è dettata dal fatto che il pattino anteriore è molto più semplice, leggero e sicuro da implementare rispetto al classico ruotino. La società ha svolto diversi studi sul comportamento delle gomme nell’ambiente estremo dello spazio ed è giunta alla conclusione che fosse più sicuro eliminare la gomma anteriore poichè di più difficile gestione e controllo rispetto a quelle del carrello principale ed anche perchè gli studi effettuati non hanno evidenziato problemi di sorta o diversità relativamente all’uso di un pattino al posto di un ruotino, nemmeno per quanto riguarda le limitazioni di vento trasversale durante le operazioni di atterraggio o rollout.

La serie di test portata a termine in questi giorni ha riguardato proprio questi componenti. Si è trattato infatti di 2 test con l’ETA del Dream Chaser trainato lungo la pista del centro Dryden da un pickup rispettivamente a circa 16 e 32 Km/h. Il tutto per verificare appunto le performance del pattino anteriore, dei freni, delle gomme e degli altri sistemi collegati a queste componenti. Il tutto è andato secondo le previsioni e i prossimi test che verranno eseguiti a fine mese vedranno la velocità incrementata e portata prima a 64 e poi a 96 km/h. Si tratta di test che rientrano nei normali controlli e verifiche a cui viene sottoposto un veicolo alato (anche gli aerei dunque) per verificare la manovrabilità del veicolo successiva all’atterraggio.

Il Dream Chaser di Sierra Nevada Corporation pronto per i taxi tow tests presso il Dryden Flight Research Center in California. (Credit: NASA)

Il Dream Chaser di Sierra Nevada Corporation pronto per i taxi tow tests presso il Dryden Flight Research Center in California. (Credit: NASA)

Terminati questi test si proseguirà come programmato con i drop test che dovrebbero avvenire a fine estate e che saranno un po’ condizionati dal clima: il decollo è previsto prima dell’alba per consentire all’elicottero deputato al trasporto in quota di riuscire a raggiungere l’altezza necessaria cosa che non sarebbe possibile nell’aria troppo calda degli assolati pomeriggi californiani.

Nel frattempo il lavoro di SNC si sta concentrando sulla costruzione del secondo prototipo di Dream Chaser, denominato Flight Test Vehicle.

Fonte: http://www.nasaspaceflight.com/2013/07/dream-chaser-opening-tow-tests-dryden/

Tutte le immagini sono di proprietà di SNC e NASA

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Rudy Bidoggia

Appassionato di spazio e di tutto ciò che è scienza dalla tenera età, scrive dal 2012 per AstronautiNews. Lavora come tecnico informatico presso un'azienda metalmeccanica del Friuli Venezia Giulia.