Spazio 2007: il ritorno di Contraves

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
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È stato un anno straordinario che consacra il nostro rientro a pieno titolo, ed alla grande, nel mondo spaziale: così Giordano Giannantoni, A.D. e direttore generale di Rheinmetall Italia SpA commenta il triplice coinvolgimento nel 2007 della B.U. Spazio-Contraves (ex Oerlikon Contraves Space Division) in importanti eventi del settore: dal lancio ad aprile del piccolo satellite Agile, alla consegna il 12 ottobre della torre di lancio del Vega a Kourou, alla partenza con lo shuttle Atlantis (anche se in ritardo di due mesi sul previsto), del CPD (Coarse Pointing Device), la prima piattaforma esterna destinata ad essere installata sulla stazione spaziale internazionale.

«Contraves – racconta Giannantoni – ha avuto momenti di difficoltà, ma ha una tradizione nello spazio che pochi hanno e che risale ai tempi di Broglio, con la partecipazione al progetto San Marco. A partire da fine anni novanta e con il nuovo millennio, assieme al responsabile della B.U. Spazio, Marcello Muscinelli, ci siamo però messi a recuperare il terreno perduto. In particolare, abbiamo deciso di puntare sulle tecnologie nelle quali avevamo più esperienza e competenza: microelettronica e radiofrequenze, meccanica fine, capacità di gestire progetti complessi».

Per quanto riguarda le radiofrequenze, Rheinmetall Italia ha acquisito una grandissima esperienza nelle frequenze molto elevate, quelle fino a 95 Ghz, ai confini dell’ottico, sviluppando competenze e prodotti molto di nicchia: «Ad esempio – spiega Giannantoni – abbiamo realizzato piccoli radar per la sorveglianza di superficie di aree critiche come gli aeroporti, grazie alla definizione vicina a quella ottica, che addirittura permette di vedere eventuali detriti presenti sulla pista. Questi radar, essendo piccoli e con un basso consumo, vanno bene anche per applicazioni spaziali, come la realizzazione di link tra satelliti».

Dalla meccanica fine, capacità necessaria ad esempio per la movimentazione delle antenne radar, nascono invece le competenze messe a frutto per la realizzazione di mini e micro satelliti (termomeccanica, pannelli solari, integrazione, test e servizi di lancio) come Mita, Agile e Miosat; ma anche per la costruzione di interstadi, come quelli per il Vega, o per le infrastrutture a terra, che richiedono altissima precisione. «Per esempio – dice Giannantoni – la torre del Vega, alta circa 50 metri e pesante 1.000 tonnellate, con una struttura tutta reticolare, ha una tolleranza massima di appena cinque millimetri sulle dimensioni di massima, di un millimetro sul’asse delle ruote e incorpora ridondanze triple, come quella sul sistema dei freni».

Da sottolineare anche, a proposito della capacità di gestire progetti complessi, che Rheinmetall Italia B.U. Spazio-Contraves ha coordinato, nella realizzazione della torre del Vega, 31 piccole e medie imprese, 28 delle quali italiane, «garantendo – afferma Giannantoni – un ritorno industriale italiano vero intorno al 95%. In altre parole, i soldi investiti dallo stato italiano sono ritornati ad industrie italiane, il che non è così scontato. Questo ha significato anche assumere ingegneri in Contraves, creare competenze, far lavorare PMI: è questo il risultato che ci rende più contenti, al di la di quello tecnico».

Fonte: dedalonews.it

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.