L-34: Ecco a voi la tuta Sojuz che indossiamo per andare nello spazio!

Samantha Cristoforetti e Anton Shkaplerov indossano la tuta Sokol per una simulazione. Credit: GCTC
Samantha Cristoforetti e Anton Shkaplerov indossano la tuta Sokol per una simulazione. Credit: GCTC

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:

Star City (Mosca, Russia), 20 ottobre 2014—Il terreno è già bianco qui a Star City e la preparazione per gli esami rimanenti continua: questa settimana Anton e io avremo degli esami sul rientro manuale e il rendezvous manuale.

Ma oggi ho pensato che avrei scritto qualche parola sulla Sokol, la tuta pressurizzata che indossiamo nella Sojuz. Come potreste sapere, la Sokol è fatta su misura per ogni membro dell’equipaggio: la mia tuta, per esempio, è la numero 422. (Sì, c’è il 42 lì!).

A eccezione dei guanti, la Sokol è un pezzo unico e l’intera parte frontale (il petto e l’addome) può essere aperta con una cerniera lampo: è infatti così che la mettiamo. Indossarla può essere complicato quando la tuta, come dovrebbe essere, aderisce con poco margine in termini di lunghezza dal-cavallo-alle-spalle. In questa precedente nota del diario potete trovare una descrizione visiva della sequenza con cui si indossa.

E, sì, come potreste aver notato guardando gli astronauti camminare con la Sokol, non è veramente pensata per farvi stare in piedi in posizione eretta, così vi costringe a piegare in avanti la schiena: è perché si presume che diventi comoda quando siete stesi nel vostro seggiolino Sojuz, con le ginocchia piegate verso il petto.

Il giorno del lancio indossiamo la tuta circa tre ore prima del decollo (sì, dopo aver messo un pannolino) in una delle strutture di Energia al cosmodromo. Prima di lasciare l’edificio per la rampa di lancio, facciamo un primo controllo di tenuta: è la scena che potreste aver visto nei video o nelle foto, quando i membri dell’equipaggio si stendono a turno su un seggiolino Sojuz solitario nel mezzo di una stanza, mentre tipicamente i famigliari, i dirigenti e alcuni esponenti dei media possono osservare da dietro una vetrata. È in un certo senso imbarazzante, in realtà, ma questo è come viene fatto.

Una seconda verifica di tenuta si esegue nella Sojuz durante le operazioni pre-lancio, appena dopo aver chiuso il portello e acceso il sistema di comunicazione, in modo che possiamo parlare con il bunker di controllo. In questa vecchia nota del diario ho parlato dei controlli di tenuta e delle interfacce della tuta con la Sojuz.

Dopo avere indossato i guanti per il controllo di tenuta, non li togliamo più fino a quando siamo in orbita. La ragione è che indossare i guanti in modo improprio può causare una perdita, così non pasticciamo più con i guanti dopo la verifica di tenuta. Apriamo certamente il casco, comunque, e lo chiudiamo ancora circa 5 minuti prima del lancio.

Una volta in orbita, iniziamo a controllare eventuali perdite della Sojuz, per assicurarci che abbiamo una buona tenuta e che non stiamo perdendo l’atmosfera nello spazio. Dopo i primi 15 minuti di controllo delle perdite, se il calo della pressione è entro i limiti accettabili ci è permesso di togliere i guanti: e, credetemi, questo rende molto più facile girare le pagine mentre lavorate alle procedure!

Con il nuovo profilo di volo veloce che ci porta all’attracco in sei ore, il volo verso la ISS è molto impegnativo e non c’è tempo di uscire dalla Sokol. È solo dopo l’attracco che possiamo cambiarci nelle più confortevoli tute, che avete probabilmente visto gli astronauti indossare all’apertura del portello, quando sono finalmente entrati nella Stazione Spaziale.

Quanto alle tute Sokol: rimarranno nel modulo orbitale della Sojuz fino a quando arriverà il momento di indossarle ancora per l’atterraggio. Ma prima di riporle, vengono collegate al sistema di ventilazione per qualche ora in modo che possano asciugarsi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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Samantha Cristoforetti

Ingegnere ed ex ufficiale dell'Aeronautica Militare, dal 2009 è un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ha volato nello spazio per 199 giorni, dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015 per la missione Futura, svoltasi a cavallo tra Expedition 42 ed Expedition 43.