Promesse e sogni di Elon Musk, edizione 2025

Lo scorso 29 maggio, con alcuni giorni di ritardo dopo la data prevista, Elon Musk ha tenuto una presentazione sullo stato dei programmi di SpaceX e sulle sue aspettative per il futuro. Musk ha parlato per una quarantina di minuti in diretta streaming da uno dei capannoni di Starbase, Texas. Il leitmotiv del discorso è stato ancora una volta il suo sogno marziano, la sua visione di rendere l’umanità una specie multiplanetaria, cominciando dalla colonizzazione del “pianeta rosso” attraverso i lanciatori e le tecnologie sviluppate da SpaceX.

Il copione di Musk ha seguito uno schema ormai consolidato: la rivendicazione degli obiettivi raggiunti da SpaceX, l’annuncio dei nuovi sviluppi e le sue visioni più utopistiche sono stati mescolati in un unico arco narrativo, nel quale la promessa di inviare migliaia di Starship verso Marte ha avuto la stessa apparente credibilità dei passi avanti fatti nello sviluppo del Raptor 3. È stata un’esperienza che confonde: non era difficile per un ascoltatore passare da momenti di sincera ammirazione ad altri di puro scetticismo. Il tono complessivo è apparso però meno effervescente rispetto alle analoghe occasioni precedenti. Musk è sembrato molto calmo e pacato, parlando dall’interno di uno dei capannoni di Starbase di fronte a un pubblico relativamente ridotto e meno rumoroso del solito.
Obiettivi raggiunti e novità concrete
In apertura si è fatto il punto su Starbase: a sei anni circa dalla sua apertura è ora diventato sia una municipalità indipendente sia un vero, grande stabilimento produttivo in grado di “sfornare” una Starship ogni due/tre settimane.
Musk ha poi passato in rivista gli ultimi lanci di Starship, soffermandosi sulla capacità sempre più consolidata di recuperare e riutilizzare i Booster (Super Heavy). L’altra novità annunciata, fondamentale per il programma Starship, sono gli impressionanti progressi nello sviluppo della terza versione del motore Raptor. È stato infatti mostrato un video del motore durante un test di funzionamento al banco nel centro SpaceX di McGregor, che ne ha esaltato la silouette incredibilmente compatta e la stabilità della combustione. Musk ha affermato che i nuovi Raptor hanno ormai raggiunto un totale di oltre 16.000 secondi di funzionamento ottenuti in oltre 300 test.


Il lavoro sul propulsore non è finito, ma si tratta di una notizia importante: il Raptor è il perno della strategia di contenimento dei costi operativi e di massimizzazione della massa trasportata in orbita, elementi essenziali per la realizzazione di un sistema di trasporto spaziale relativamente economico e riutilizzabile. L’obiettivo è un Raptor più semplice, robusto ed economico da produrre, che lasci margini per ulteriori aumenti di potenza nel corso del tempo. Il nuovo propulsore ha dimensioni molto più ridotte rispetto alle versioni precedenti, ottenuta inglobando al suo interno una serie di impianti idraulici ed elettronici. Con molte delle parti delicate ormai “interiorizzate”, secondo Musk sarà possibile installarlo sui booster anche senza carenature protettive, con notevoli risparmi sulla massa complessiva del lanciatore.
Musk ha poi annunciato due prossime revisioni del design di Starship, che introdurranno gradualmente varie migliorie e un ennesimo aumento delle dimensioni. Ship e Booster saranno allungati complessivamente di una ventina di metri rispetto alla versione impiegata per Flight 9. Anche la struttura dell’interstadio subirà modifiche volte ad agevolare la fuga dei gas di scarico nella manovra di hot staging. Il sistema di protezione termica incorporerà varie modifiche al design delle piastrelle del bordo, e le superfici aerodinamiche potrebbero a loro volta subire alcuni aggiornamenti.

Nella sua evoluzione finale Starship sarà alto ben 142 metri, e sarà spinto da un totale di 42 Raptor: 33 sul Booster e 9 sulla Ship. Il carico utile trasportabile in orbita salirà a 200 tonnellate, ma un’eventuale versione non riutilizzabile potrebbe, a detta di Musk, arrivare a 400 tonnellate, pari a quattro volte la capacità del famoso vettore lunare Saturn V.
Musk ha poi parlato di una delle tecnologie ancora non pronte ma indispensabili per i piani futuri di SpaceX, non solo per il mitologico esodo marziano a cui Musk aspira, ma anche per il ben più ravvicinato e concreto sbarco lunare previsto dal contratto con NASA: la capacità di trasferimento dei propellenti e il rifornimento in orbita. Su questo tema non ci sono particolari novità. Dopo qualche battutina scontata e adolescenziale di Musk, accolta freddamente dal pubblico, è stata mostrata un’animazione nella quale hanno fatto la loro comparsa piccoli bracci, che estendendosi dai fianchi di una delle sue Starship, consentirebbero un ancoraggio più solido tra i due veicoli. La promessa di Musk è stata di dimostrare questa capacità nel 2026.

Infine, continuerà il lavoro di sviluppo dello scudo di protezione termica, che rimane una sfida tra le più complesse. Ad aggiungere un ulteriore livello di complessità c’è l’annunciato obiettivo di realizzare piastrelle isolanti in grado di fornire prestazioni soddisfacenti sia con le caratteristiche dell’atmosfera terrestre sia con quella di Marte.
Il libro dei sogni, capitolo 2025
Anche in questa occasione Elon Musk ha investito molto tempo (e computergrafica) per illustrare la sua utopistica visione di colonizzazione marziana. È il suo obiettivo ultimo, la sua ossessione più ribadita, che continua a presentare come una necessità di tutto il genere umano. Una corsa simile alla conquista del West e una sfida che non necessita di molto altro per essere risolta di un eccezionale mezzo di trasporto.

Data la grandissima quantità di materiali da portare sul pianeta rosso per rendere possibile questa impresa, Musk ha spiegato come sarà necessario disporre di migliaia di Starship che facciano la spola tra i due pianeti. Nessun problema: è solo questione di tempo, secondo lui, perché a Starbase si producano oltre 1.000 Starship l’anno, cioè tre vettori al giorno costruiti in catena di montaggio. Come termine di paragone, saranno più degli aerei di linea che Boeing e Airbus producono ogni anno, combinati.
Inoltre, per assicurare una buona connettività dati con la Terra, servirà inviare in orbita marziana migliaia di satelliti Starlink. Anche questo non sarà un problema, dato che SpaceX ne sfornerà almeno 5.000 ogni anno.

La roadmap ipotizzata da Musk ha tempi ristrettissimi: si passerebbe da cinque lanci nel 2026, con payload per Starship di 10 tonnellate, a 500 l’anno nel 2033, con un carico pagante arrivato a 300 tonnellate per ogni lander. In attesa che si concretizzino tecnologie e risorse necessarie, Musk ha promesso un’anteprima di questo futuro con l’invio (se il rifornimento orbitale sarà definitivamente raggiunto), di una Starship senza equipaggio verso Marte entro la fine del 2026.

Considerazioni finali
Come accennato, le sole novità sostanziali presentate da Musk nel keynote 2025 sono state l’evoluzione del Raptor 3 e il primo riutilizzo di un Booster. Per tutto il resto è difficile resistere alla tentazione di cedere al sarcasmo. Certamente, dopo anni di annunci inutilmente esagerati e con tempistiche irrealizzabili, intrecciati a ben più concreti e rivoluzionari successi tecnologici, il “sogno marziano” di Musk suona sempre più come una tecnica di marketing stantia dalla credibilità pressoché nulla, che ha perso ogni vera spinta ispiratrice.
La creazione di una colonia su un altro mondo è un’impresa titanica che poggia, certamente ma non unicamente, su una serie di tecnologie abilitanti. È anche e soprattutto uno sforzo di ingegneria sociale che non può essere ridotto, per usare le parole dello stesso Musk, al «ricompilare la civiltà» come fosse software. Si tratta piuttosto di un tema estremamente complesso che anno dopo anno, in contrasto coi successi tecnologici della sua azienda, Musk ci ripropone con la stessa profondità di un libro da colorare per bambini.
Il confronto tra la presentazione di quest’anno e il keynote del 2024 è impietoso: nella sostanza, sono difficili da distinguere tra loro. Il problema non è, naturalmente, che il rateo di sviluppo delle Starship sia passato da esponenziale a lineare, subendo anche qualche battuta d’arresto.
La domanda chiave è se gli inutili sogni marziani, i controproducenti excursus politici, la personalità sempre più ingombrante e la poca lucidità mentale del Musk degli ultimi tempi, insieme alla tendenza di SpaceX di comportarsi da eterna start-up quasi restia a consolidare alcune tecnologie non più differibili (su tutte il rifornimento orbitale), non siano i primi sintomi di un declino che, non contrastato, porterà a conseguenze nefaste.
Fonti: SpaceX via X.com
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perchè non darle fiducia in effetti oltre tutto è l’unico che è riuscito a risolvere i problemi Nasa per umani …… logico che non è una passeggiata andare su Marte ma poi li che progetti ci sono ?