Flyby venusiano con eruzione solare per Solar Orbiter

Rappresentazione della sonda Solar Orbiter che si allontana da Venere

Alle 01:26 italiane di domenica 4 settembre la sonda europea per lo studio del Sole, Solar Orbiter, è passata ancora una volta in prossimità del pianeta Venere. Lo ha fatto per sfruttarne il campo gravitazionale e perdere energia cinetica al fine di stringere ulteriormente la propria orbita intorno al Sole. Grazie a questa frenata assistita, al suo prossimo passaggio ravvicinato del sole, previsto per ottobre, si troverà 4,5 milioni di chilometri più vicino rispetto al passaggio precedente.


Avvicinandosi dal lato in ombra, Solar Orbiter è passato a 6.420 km dalla superficie del pianeta, tenendo accesi alcuni degli strumenti di bordo per monitorare l’evento.
Dal lancio, avvenuto nel febbraio 2020, la sonda ha già effettuato tre passaggi ravvicinati di Venere e uno della Terra.

Se il precedente flyby era stato caratterizzato dalla contemporanea presenza di BepiColombo, la sonda europea diretta verso Mercurio, questo terzo passaggio sarà ricordato per la tempesta solare che ha investito Venere e Solar Orbiter nei due giorni precedenti.

L’espulsione di massa coronale ripresa dalla sonda SOHO. Credit: ESA/NASA SOHO

La sonda, realizzata per sopportare i passaggi ravvicinati del Sole, è rimasta indenne mentre attraversava l’ondata di particelle cariche dell’espulsione di massa coronale. Alcuni dei suoi strumenti scientifici più delicati erano stati appositamente spenti precedentemente per evitare di essere danneggiati dalla luce riflessa di Venere, mentre i sensori locali rimasti accesi hanno registrato tutte le fasi dell’evento.
I dati trasmessi successivamente a Terra mostrano un notevole incremento di particelle cariche quali protoni, elettroni e probabilmente atomi ionizzati di elio.

Secondo gli scienziati della missione, quest’incontro è stato un bonus imprevisto che andrà ad arricchire la nostra conoscenza del comportamento del Sole, fornendo inoltre una enorme mole di dati su come proteggere sonde, satelliti ed eventualmente gli equipaggi umani dalle radiazioni solari al di fuori del guscio protettivo che il campo magnetico terrestre offre.

Fonte e foto credit: ESA.

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.