Nominato l’equipaggio per la seconda missione operativa di SpaceX

Equipaggio SpaceX Crew-2. Da sinistra a destra: Megan McArthur, Shane Kimbrough, Akihiko Hoshide e Thomas Pesquet. Fonte: NASA

Si è conclusa dopo 64 giorni con un perfetto ammaraggio al largo di Pensacola la missione SpaceX Demo-2, che ha visto come protagonisti Bob Behnken e Doug Hurley, l’ultimo cruciale banco di prova per certificare la nuova navicella di SpaceX al trasporto di astronauti da e verso la Stazione Spaziale Internazionale. Mentre fervevano i preparativi per il rientro sulla Terra dei due astronauti a bordo della Crew Dragon Endeavour, la NASA ha diffuso i nomi di chi volerà nella seconda missione operativa di SpaceX nell’ambito del Commercial Crew Program.

Shane Kimbrough e Megan McArthur della NASA, Thomas Pesquet dell’ESA e Akihiko Hoshide della JAXA. Ecco dunque chi raggiungerà nella primavera 2021 (fine marzo/inizio aprile) il laboratorio orbitante per una missione di circa 6 mesi e lo farà proprio con la navicella Endeavour, che adesso sarà ripristinata e preparata al suo secondo volo. Conosciamo un po’ più da vicino il nuovo equipaggio!

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Megan McArthur e Shane Kimbrough al simulatore della Crew Dragon. Per questa missione saranno rispettivamente pilota e comandante della navicella di SpaceX.

Megan McArthur, selezionata nel Gruppo 18 degli astronauti NASA del 2000, fino a oggi ha all’attivo una sola missione di breve durata nello spazio con lo Space Shuttle: la STS-125. Era l’11 maggio 2009 quando partì con l’Atlantis per la missione di servizio e manutenzione del telescopio spaziale Hubble, che la rese celebre. Lei ebbe un ruolo chiave nella riuscita di quest’ultima visita di uno Shuttle al telescopio, in quanto era responsabile del braccio robotico Canadarm1. Supportò i suoi compagni d’equipaggio durante le 5 attività extraveicolari (EVA) di riparazione e di aggiornamento pianificate, ma soprattutto si occupò delle delicate fasi di cattura e rilascio di Hubble ed è per questo che viene ricordata come l’ultima persona ad averlo “toccato”.

Megan McArthur scherza con l’astronauta Mike Massimino impegnato in una EVA. Fotografia: NASA Johnson

A 4 anni dall’atterraggio nella steppa del Kazakistan con la Sojuz MS-02, Shane Kimbrough ritornerà nello spazio per la sua terza missione, la seconda di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale, stavolta a bordo della pionieristica Crew Dragon. Nella sua carriera di astronauta ha trascorso quasi 189 giorni in orbita e preso parte a 6 EVA, di cui 2 insieme all’astronauta francese Thomas Pesquet durante l’Expedition 50.

Curiosamente Shane Kimbrough partì per la sua prima missione con lo Space Shuttle Endeavour e adesso a 12 anni e mezzo dal suo primo volo sarà il comandante di una navicella che porta lo stesso nome.

Shane Kimbrough, Thomas Pesquet e Peggy Whitson giocano con della frutta fresca appena consegnata da una Cargo Dragon. Fotografia: NASA Johnson (Flickr)

Anche per l’astronauta giapponese Akihiko Hoshide la missione SpaceX Crew-2 significherà il suo terzo viaggio oltre la linea di Kármán. Dunque, dopo il lancio di Soichi Noguchi che parteciperà a ottobre alla prima missione operativa di SpaceX, vedremo un altro astronauta del Paese del Sol Levante andare nello spazio. Forse un modo per la NASA di sdebitarsi con la JAXA, considerato che Chris Cassidy prese a sorpresa proprio il posto di Akihiko Hoshide sulla Sojuz MS-16, a cui il Giappone teneva particolarmente, perché avrebbero avuto un loro astronauta in orbita durante lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

Per l’esperto astronauta nipponico c’è un’altra bella notizia, oltre a essere stato assegnato a una nuova missione. Infatti, nel corso della sua permanenza sulla Stazione, avrà l’onore di ricoprire il prestigioso ruolo di comandante del laboratorio orbitante. In passato solamente il connazionale Koichi Wakata aveva avuto questo privilegio, quando guidò per due mesi l’Expedition 39.

Akihiko Hoshide risponde alle domande nella conferenza prima del lancio della Sojuz TMA-05M. Fotografia: NASA/Carla Cioffi

Con Akihiko Hoshide al comando entrerà nel vivo un’inedita Expedition 65, la seconda (al pari della futura Expedition 64) a essere formata fin dall’inizio da un equipaggio di 7 persone. In precedenza, soltanto l’Expedition 20 ha visto impegnati più astronauti, 8 per la precisione. Due di loro si sono aggiunti al sestetto in orbita nel corso missione, nel momento in cui hanno dato il cambio a un collega rientrato sulla Terra.

I 4 astronauti che raggiungeranno l’avamposto umano nello spazio con Endeavour faranno gruppo con il trio Sojuz MS-18 che partirà il 10 aprile dal cosmodromo di Bajkonur. L’equipaggio di questa Sojuz non è stato ancora ufficializzato, ma al momento prevederebbe Oleg Novickij, Pёtr Dubrov e Mark Vande Hei. L’agenzia spaziale russa Roskosmos ha sottolineato che la presenza di quest’ultimo non è stata confermata, in quanto non è stato ancora firmato nessun contratto con la NASA. Il suo posto potrebbe essere preso dall’esperto cosmonauta Andrej Borisenko, a lungo in lizza per un sedile sulla Crew Dragon, dato che ha già iniziato la sua preparazione. Inoltre la presenza di un terzo russo a bordo della Stazione sarebbe preziosa, dal momento che nel secondo trimestre 2021 è atteso l’arrivo del modulo russo Nauka.

Andrej Borisenko è stato uno dei primi a esercitarsi presso l’idro-laboratorio del Centro di addestramento cosmonauti Jurij Gagarin appena ristrutturato. È qui che i cosmonauti in partenza verso il laboratorio orbitante stanno prendendo dimestichezza con le complesse operazioni necessarie alla preparazione e all’integrazione di Nauka al segmento russo.

Dopo Proxima…  Alpha

Dopo Alexander Gerst e Luca Parmitano, Thomas Pesquet è il terzo astronauta europeo del gruppo di selezione astronauti ESA del 2009 (The Shenanigans) a volare per la seconda volta nello spazio per una missione di lunga durata. In merito alle recenti opportunità concesse agli astronauti europei David Parker, direttore dell’esplorazione umana e robotica dell’ESA, ha affermato: «queste nuove missioni sono state possibili grazie al grande impegno per il programma di esplorazione europeo assunto dai ministri di Space19+ a Siviglia. Con un aumento del 30% degli investimenti annuali, vogliamo che tutti gli attuali membri del Corpo Astronauti Europeo facciano al momento opportuno una seconda missione sulla Stazione Spaziale Internazionale».

Come ogni missione che si rispetti, quella di Pesquet deve avere un nome (breve e facile da pronunciare) e una patch (un emblema), che esprimano lo scopo e l’obiettivo della missione e che facciano trasparire la personalità dell’astronauta.

Dal 29 aprile al 12 maggio 2020, l’Agenzia Spaziale Europea ha chiesto agli abitanti della Terra quale nome avrebbero dato alla missione di Thomas Pesquet. Il premio in palio? Una patch originale firmata dall’astronauta che, a rendere il tutto un po’ più speciale, avrà volato con lui sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Dopo un lungo lavoro di selezione tra le ben 27.000 proposte ricevute, finalmente il 28 luglio è stato svelato il nome scelto e l’emblema. Christelle de Larrard, questo il nome della fortunata vincitrice francese, è stata colei che per prima ha proposto come nome Alpha, facendo fede alla tradizione francese di chiamare le missioni spaziali con il nome di una stella o di una costellazione. Le missioni Alpha e Proxima di Thomas Pesquet sono soltanto gli esempi più recenti, tuttavia si può menzionare Antares di Michel Tognini del 1992 oppure Pégase di Léopold Eyharts del 1998.

Emblema della missione Alpha di Thomas Pesquet. Credit: ESA

Thomas Pesquet in persona ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a scegliere Alpha come nome della sua seconda missione nello spazio. «Innanzitutto si ricollega alla mia prima missione, Proxima, poiché è una delle stelle del sistema stellare di α Centauri (il più vicino alla Terra), e quindi trasmette allo stesso tempo il concetto della prossimità (ad esempio la ricerca spaziale per le persone sulla Terra) e l’idea della continuità del mio lavoro. Alfa è una lettera greca, ampiamente utilizzata in matematica, nelle discipline scientifiche e in ingegneria. Essendo la prima lettera dell’alfabeto greco, è spesso utilizzata come sinonimo dell’eccellenza che cerchiamo di raggiungere nell’esplorazione spaziale».

Video di presentazione della missione Alpha di Thomas Pesquet. Fonte: ESA (YouTube)

L’addestramento di Thomas Pesquet è già iniziato, ma non è da solo a farlo. Infatti insieme a lui si sta anche preparando Matthias Maurer, l’astronauta ESA nominato come riserva, che attende di conoscere con quale veicolo raggiungerà il laboratorio orbitante nel 2021, per la sua prima missione nello spazio. I due hanno già svolto le prime sessioni di simulatore della Crew Dragon e preso dimestichezza con i sistemi, la quotidianità e le emergenze della Stazione Spaziale Internazionale presso il Johnson Space Center della NASA a Houston.

L’astronauta francese, rispondendo a una domanda di Matthias Maurer che gli chiedeva se c’erano delle differenze tra l’addestramento per la sua prima missione e questa, gli ha detto che le basi sono più o meno le stesse, ma ovviamente l’essere già stato nello spazio lo sta aiutando. Infatti ha ammesso candidamente di essere rimasto sorpreso di quante informazioni si ricordava, perché credeva di essersi dimenticato tutto, ma in realtà non è stato così.

Dunque Thomas Pesquet sarà il primo astronauta europeo a volare su una Crew Dragon, il che gli darà l’opportunità di fare un confronto con la longeva, spartana e affidabile Sojuz. Continuando il discorso di poco fa, una differenza lampante è quanto tempo dovrà trascorrere in Russia per la sua formazione. L’astronauta francese ha raccontato che per la missione Proxima si è preparato per ben 76 settimane prima di essere pronto a volare sulla Sojuz come Ingegnere di volo 1 e per ricevere l’abilitazione sul segmento russo. Adesso, invece, complice la sua esperienza, pensa che saranno necessarie solamente circa 3 settimane.

Fonti:

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.