Non si fermano le ricerche sulla Luna

Il decennio appena iniziato vedrà l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) lavorare per inviare sulla Luna uno strumento per la raccolta e l’analisi di campioni di terreno. È stato recentemente siglato, infatti, un accordo di collaborazione con l’ente spaziale russo per partecipare alla loro missione lunare Luna-27. L’obiettivo principale di Luna-27 sarà l’invio di un lander progettato per lo studio della composizione del suolo vicino al polo sud lunare alla ricerca di acqua poiché si presuppone la presenza di concentrazioni di questo prezioso elemento congelato sulla superficie o sotto di essa. Un importante contributo europeo alla missione sarà dato da Prospect, un laboratorio in miniatura dotato di una suite di strumenti scientifici progettati per penetrare nel suolo lunare fino a un metro di profondità, prelevare campioni per trasferirli ai mini laboratori di analisi ospitati sul lander.

Acqua sotto la superficie della Luna

Ci sono vaste regioni inesplorate sulla Luna. Prospect aiuterà gli scienziati ad accrescere la conoscenza della composizione del terreno per poter pianificare missioni in cui il suolo lunare potrà essere utilizzato per estrarre ossigeno o carburante. Conoscere le risposte a domande come quanta acqua è presente sulla Luna e quanto questa sia accessibile aiuterà a pianificare le missioni che in futuro avranno bisogno di sfruttare le risorse locali.

Cooperazione industriale europea per la Luna

La fiducia in Prospect è stata ribadita pochi giorni fa con la firma di un contratto da 31,5 milioni di euro siglato presso la sede di Leonardo, a Milano. Questo contratto consentirà alle industrie europee di iniziare a lavorare ai test e all’integrazione finale del pacchetto di trapani e strumenti che volerà sulla Luna a bordo del veicolo spaziale russo. Il lander Luna-27 atterrerà sul nostro satellite naturale utilizzando un sistema europeo chiamato Pilot progettato per collaborare con il suo principale sistema di navigazione. Questo sistema permetterà una navigazione senza pericoli e un atterraggio di precisione.

Pietre miliari lunari sulla Terra

L’estrazione di ossigeno direttamente dalle rocce e dal suolo lunare potrebbe essere un modo efficiente e percorribile per sostenere la vita umana o la propulsione di veicoli spaziali. Sono stati condotti test a temperature molto basse (circa –150 °C) sia presso i laboratori Leonardo, a Nerviano, che presso la sede CISAS (Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo) dell’Università di Padova per simulare le stesse condizioni che il lander troverà sul suolo lunare.

Attrezzi lunari

Igor Mitrofanov, scienziato dell’Istituto di ricerca spaziale dell’Accademia delle scienze russa (IKI) e membro del team di specialisti della missione Luna-27, ha dichiarato che il trapano si è rivelato capace di scavare in profondità nel materiale duro e in grado di raccogliere polvere finissima; ora si lavora alla fase successiva, ovvero l’integrazione di Prospect sul lander. Le prove di perforazione sono state effettuate con rocce terrestri mentre il laboratorio ProSPA è stato messo alla prova con campioni di meteoriti reali. ProSPA è uno strumento scientifico molto potente e flessibile che contiene apparecchiature simili a quelle che si potrebbero trovare qui sulla Terra in un laboratorio specializzato nello studio di campioni lunari o meteoriti. Simeon Barber, responsabile del progetto ProSPA presso la Open University nel Regno Unito, ha spiegato che «La differenza è che il laboratorio viene portato al campione, non viceversa».

Prossima fermata: la Luna

Il successo della missione dipenderà non solo dagli strumenti scientifici, ma anche dalla scelta del sito di atterraggio. Alcune aree del polo sud lunare sono illuminate dal Sole per circa quattro settimane. Gli scienziati hanno avviato il processo di selezione di un sito di atterraggio ombreggiato e scientificamente attraente per il lander di Luna-27.

Fonte: ESA

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Commenti

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.

Una risposta

  1. Luigi Angelone ha detto:

    Non sono un ragazzino, ho 83 anni, fin da giovane sono stato sempre istintivamente attratto dalla ricerca spaziale, perché interessante e riguardante il futuro (ora quasi immediato). Purtroppo, alla gran parte dei giovani italiani sembra che la faccenda non sia interessante ( commercialmente e superficialmente attratti da altre pratiche (che piacciono comunque anche a me)). Attenzione ! forse sbaglierò, ma al giorno d’oggi questa mancanza di curiosità può venire considerata come analfabetismo di ritorno !