Aperta la seconda porta della ISS per i veicoli commerciali con equipaggio

Con una spacewalk durata 6 ore e 32 minuti, lo scorso mercoledì 21 agosto, Nick Hague e Andrew Morgan hanno completato l’installazione di IDA-3, attivando un nuovo punto di attracco per i veicoli Crew Dragon e CST-100 Starliner che dal prossimo anno dovrebbero iniziare a portare regolarmente gli astronauti di NASA e dei partner internazionali sulla Stazione Spaziale.

IDA-3 (la sigla sta per International Docking Adapter) è il terzo adattatore costruito da Boeing per convertire i meccanismi di docking collocati all’estremità delle due porte di accesso della sezione statunitense della ISS, denominate Pressurized Mating Adapter (PMA), dallo standard utilizzato dallo Space Shuttle (APAS), ormai obsoleto, a quello impiegato dai nuovi veicoli (LIDS).

Struttura di un adattatore IDA. La parte rappresentata in basso si aggancia al sistema APAS montato sul PMA, quella in alto offre ai veicoli in avvicinamento una porta di docking LIDS. Credit: NASA TV.

Sulla stazione spaziale sono installati tre PMA, ben riconoscibili per la forma caratteristica e il colore nero: il primo, montato sul modulo Unity (o Nodo 1), assicura dal 1998 il collegamento con la sezione russa (e non ha quindi bisogno di aggiornamenti); PMA-2 e PMA-3, invece, sono posizionati ai portelli di Harmony (Nodo 2) che guardano rispettivamente a prua e verso lo spazio e servono da porta di attracco.

Collocazione di IDA-2 e IDA-3 su PMA-2 e PMA-3. Credit: NASA TV

Per aggiornare le due porte sarebbero stati sufficienti due IDA, tuttavia, come è noto, IDA-1 è andato distrutto nell’incidente occorso durante la missione Dragon CRS-7 di SpaceX, il 28 giugno del 2016. Di conseguenza IDA-2, arrivato nel luglio 2016 a bordo della Dragon CRS-9, è stato installato su PMA-2, mentre Boeing provvedeva rapidamente a costruire per PMA-3 un terzo adattatore, che ha raggiunto la Stazione Spaziale il 27 luglio scorso, nel vano non pressurizzato della Dragon CRS-18.

L’estrazione di IDA-3 dal trunk del veicolo di SpaceX e il suo posizionamento in prossimità di PMA-3 sono stati effettuati attraverso il braccio robotico dai controllori di terra il 19 agosto; l’installazione dell’adattatore, tuttavia, per essere completata richiedeva l’intervento diretto degli astronauti, dal momento che il nuovo componente non poteva garantire una connessione stabile senza alimentazione.

IDA-3 viene ispezionato dopo l’estrazione dal trunk della Dragon CRS-18. Credit: NASA

In veste di “elettricisti”, con il compito principale di connettere tutti i cavi necessari al funzionamento della nuova porta, Hague e Morgan sono usciti il giorno successivo per quella che è stata la spacewalk numero 218 nella storia della ISS (considerando nel computo anche due IVA russe) e la EVA-55 della sezione statunitense della stazione.

Nick, alla sua terza esperienza, aveva il ruolo di EV1, con le strisce rosse sulla EMU contraddistinta dal numero di serie 3006, mentre Drew, EV2, indossava per la prima volta la tuta 3008. Curiosamente la “passeggiata” si svolgeva a quasi tre anni esatti dall’analoga operazione compiuta il 19 agosto del 2016 da Jeff Williams e Kate Rubins, per l’installazione di IDA-2.

I due protagonisti di EVA-55. Credit: NASA TV.

Ad assistere i due spacewalker da dentro la stazione, nel delicato ruolo di Intra Vehicular (IV), c’era per la prima volta Luca Parmitano, coadiuvato da Christina Koch.

Alle 14:27 ora italiana, terminata la lunga preparazione, Nick Hague e Drew Morgan attivavano le batterie interne delle loro EMU, segnando l’inizio ufficiale di EVA-55. Poco prima, il manipolatore Dextre aveva portato IDA-3 a contatto con il PMA-3; per tutta la prima parte della spacewalk continuerà a mantenerlo in posizione.

Il braccio robotico, attraverso il manipolatore Dextre, completa la connessione tra IDA-3 e PMA-3. Credit: NASA TV

I due astronauti, seguendo percorsi differenti, raggiungevano la prua della stazione, dopo aver recuperato due Articulating Portable Foot Restraint (APFR), ossia le postazioni mobili su cui gli spacewalker possono bloccare i piedi per compiere operazioni di avvitamento o connessione di componenti che altrimenti, in assenza di peso, sarebbero impossibili. Le APFR venivano posizionate su due lati di PMA-3 e su di esse Nick e Drew si davano il cambio, alternandosi nel ruolo di chi recuperava e stendeva i cavi e di che li fissava all’adattatore.

Proprio i cavi rappresentavano uno dei principali motivi di preoccupazione dei tecnici che avevano preparato l’EVA: si temeva che, essendo rimasti esposti alle condizioni estreme dello spazio per ben cinque anni, non sarebbe stato semplice distenderli e collocarli dove voluto. In realtà, a parte il distacco di qualche frammento della protezione esterna, gli astronauti non hanno riscontrato nella loro manipolazione particolari anomalie.

Hague e Morgan (al centro) al lavoro sui cavi di IDA-3, ripresi da una camera posizionata all’estremità del modulo Kibo. In basso a sinistra è visibile il PMA-2 con IDA-2; in alto l’estremità del braccio robotico mantiene IDA-3 in posizione. Credit: NASA TV.

Nella prima fase dell’EVA il lavoro di Hague e Morgan si è concentrato sulla parte inferiore di IDA, quella che assicura il collegamento permanente con il PMA. Occorreva attivare le connessioni per i dati e dare alimentazione ai ganci e ai riscaldatori. Terminate queste operazioni, dopo circa 2 ore e 10 minuti dall’inizio di EVA-55, dall’interno della ISS Christina Koch attivava al chiusura dei ganci, operando sull’apposito pannello di controllo.

Il quadro di controllo di IDA-3. In alto lampeggia la spia della prima serie di ganci, dopo che Christina Koch ha dato il comando di chiusura. Credit: NASA TV

Occorreva una buona decina di minuti perché entrambe le serie di sei ganci si chiudessero, lasciando a Nick e Drew una pausa per riposare e scattare qualche foto.

Nick Hague inquadrato dal compagno durante una pausa del loro lavoro. Credit: NASA

Una volta assicurata una solida connessione dell’adattatore con la stazione, i due spacewalker si dedicavano ad attivare altri cablaggi di IDA-3, questa volta necessari alla parte che gestirà l’attracco dei nuovi veicoli commerciali. Di lì a poco anche Dextre abbandonava la presa sull’adattatore, ormai non più necessaria.

Portate a termine le operazioni di cablaggio, Hague rimuoveva una telecamera portatile, installata a inizio EVA per offrire a terra ulteriori immagini dell’area di lavoro, e riportava un APFR in prossimità dell’airlock Quest, mentre Morgan proseguiva l’attività su IDA-3, rimuovendo la Multi-Layer Insulation, la protezione che copriva i “petali” del dispositivo esterno di docking, e installando due Hemispherical reflectors, ossia due retroriflettori laser che faciliteranno l’avvicinamento dei veicoli alla nuova porta della stazione spaziale. I due dispositivi sostituivano un vecchio riflettore già presente sul PMA-3, che Hague provvedeva a coprire, per evitare interferenze.

Andrew Morgan durante l’installazione dei retroriflettori. Credit: NASA TV.

La spacewalk si è svolta nei tempi previsti e senza problemi di rielievo, lasciando agli astronauti il tempo per completare attività aggiuntive, come il collegamento di un connettore situato nella sezione S0 del Truss, per completare la ridondanza dell’alimentazione del braccio robotico, e il posizionamento di un cavo Ethernet per il sistema wireless esterno della stazione.

Nick e Drew rientravano infine nell’airlock, che veniva repressurizzato quando in Italia erano le 20:59. Morgan entrava nella classifica degli spacewalker con le sue prime 6 ore e 32 minuti, mentre Hague consolidava la sua posizione, raggiungendo le 19 ore e 56 minuti complessivi.

Elenco di tutte le spacewalk (EVA e IVA) svolte nella storia della ISS fino ad oggi. In blu quelle effettuate con le tute EMU e in rosso quelle svolte nelle tute russe. Credit: NASA.

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Roberto Mastri

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