EVA-36 ha aperto la nuova porta della Stazione Spaziale Internazionale

È strabiliante aver appena aperto un nuovo capitolo nella storia della Stazione Spaziale Internazionale, installando la porta per i futuri veicoli commerciali. Congratulazioni a tutta la squadra!

Il comandante Jeff Williams ha sentito il bisogno di sottolineare la storicità del momento, al culmine del lavoro di EVA-36, che ha avuto come principale obiettivo rendere operativo IDA-2, l’adattatore per il sistema standardizzato di attracco, che permetterà, a partire dall’anno prossimo, l’arrivo alla ISS delle nuove capsule con equipaggio, Starliner e Dragon V2, e del cargo Dream Chaser. Si chiude definitivamente l’era Shuttle e quello che dal 2011 era un inerte boccaporto, può tornare ad essere una front door, una porta principale di ingresso all’avamposto spaziale dell’umanità.

Che cos'è IDA? - (C) ISAA / Matteo F

Che cos’è IDA? – (C) ISAA / Matteo Fumagalli

Una lunga preparazione

Eventi come questo sono quasi sempre il compimento di un lungo lavoro iniziato molto prima; in questo caso, le tappe più recenti sono state le ben quatto attività extraveicolari che dal febbraio 2015 hanno predisposto l’installazione, l’arrivo di IDA-2 alla stazione, a bordo di Dragon CRS 9, il 20 luglio (con più di un anno di ritardo, a causa della distruzione di IDA-1 nell’incidente di Dragon CRS-7 nel giugno scorso), l’estrazione del dispositivo di docking dal trunk (il vano cargo non pressurizzato) di Dragon e la sua collocazione sul PMA-2. Queste ultime operazioni sono state portate a termine dai tecnici di Houston, nella notte di mercoledì 17 agosto, attraverso il “manipolatore” Dextre collegato all’estremità del braccio Canadarm2.

IDA-2 tenuto dal braccio Dextre in posizione di pre-installazione, fino a pochi minuti dall'inizio dell'EVA-36. (Credit: NASA/Johnson)

IDA-2 tenuto dal braccio Dextre in posizione di pre-installazione, fino a pochi minuti dall’inizio dell’EVA-36. (Credit: NASA/Johnson)

I protagonisti di EVA-36

EVA-36, la numero 194 nella storia della costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, è iniziata venerdì 19 agosto, alle 12.04 GMT, quando in Italia erano le 14.04. A prendervi parte, oltre a Jeff Williams, un veterano giunto alla sua quarta passeggiata spaziale e che qui svolgeva il ruolo di EV-1, con le strisce rosse sulla tuta, c’era Kate Rubins alla sua prima esperienza. Con lei sono diventate 216 le persone che si sono avventurate al di fuori di un veicolo spaziale; di queste solo dodici sono donne.

La crew di EVA-36 (Credit: NASA TV)

La crew di EVA-36 (Credit: NASA TV)

Tra Kate e Jeff la differenza non è solo di esperienza, ma anche di età: oltre vent’anni. Infatti Kathleen Rubins, con i suoi 37,8 anni è diventata la donna più giovane che abbia mai effettuato un’EVA sulla stazione spaziale, mentre Jeffrey Williams, che ne ha 58,6, è al secondo posto per anzianità (il primato spetta ancora al russo Pavel Vinogradov con 59,6 anni).

L’obiettivo principale: l’installazione di IDA-2

Kate e Jeff, usciti dall’airlock Quest, dopo essersi procurati alcuni strumenti di lavoro, tra i quali gli APFR (Articulating Portable Foot Restraint), ossia i supporti mobili su cui gli astronauti possono ancorarsi con i piedi e compiere più facilmente il loro lavoro in assenza di peso, hanno raggiunto la prua della stazione, ossia l’estremità del modulo Harmony sulla quale è posizionato il PMA-2. Da pochi minuti Dextre teneva IDA-2 in posizione di installazione, facendolo aderire al vecchio anello di attracco.

I due astronauti si sono collocati su due lati del PMA-2: Kate in basso, dalla parte della terra, e Jeff dalla parte opposta. Tra i loro primi compiti c’era quello di assicurare, attraverso tiranti provvisori, il contatto tra IDA-2 e PMA-2, per consentire ai tecnici di ritirare il braccio robotico, che è poi rimasto poco distante, fornendo, con la sua telecamera, un’ulteriore inquadratura delle operazioni. In seguito i due hanno effettuato un primo collegamento dei cavi posizionati dai loro colleghi delle precedenti missioni, in modo da fornire energia e connessione dati alla parte dell’IDA-2 che rimarrà fissata permanentemente alla stazione.

Williams (in alto) e Rubins (in basso) al lavoro su IDA-2. (Credit: NASA TV)

Nonostante piccoli contrattempi (ad esempio, Jeff è dovuto “scendere” per dare una mano a Kate che non riusciva a liberare uno dei connettori) queste attività sono state ultimate in modo nominale e addirittura in anticipo sulla tabella di marcia. Dentro la stazione spaziale, l’astronauta giapponese Takuya Onishi, che sorvegliava il pannello di controllo di IDA-2, ha potuto iniziare l’attivazione delle due serie di sei ganci che garantiranno il collegamento tra il nuovo anello di docking e la stazione spaziale, operazione che ha richiesto alcuni minuti. Williams e Rubins non si sono però fermati e hanno continuato a seguire la loro checklist che prevedeva la copertura dei vecchi riflettori del PMA-2, usati per facilitare l’attracco degli Shuttle (che ora, oltre che inutili, sarebbero potuti diventare dannosi, confondendo i rilevatori dei nuovi veicoli) e della “maniglia” utilizzata dal braccio robotico per manovrare IDA-2.

Il pannello di controllo di IDA-2. Le luci verdi segnalano che le due serie di ganci (gang 1 e 2) si sono regolarmente chiusi. (Credit: NASA TV)

Il pannello di controllo di IDA-2. Le luci verdi segnalano che le due serie di ganci (gang 1 e 2) si sono regolarmente chiusi. (Credit: NASA TV)

Dopo la conferma dell’avvenuta connessione meccanica, i due spacewalker sono tornati ai cavi di IDA-2, per la configurazione definitiva. Infatti non c’era (né ci sarà) più bisogno di dare tensione ai meccanismi che controllano i ganci dal lato interno, mentre occorreva attivare, assicurando l’alimentazione elettrica e il collegamento dati, il lato esterno, quello che accoglierà i nuovi veicoli.

Oltre alla sistemazione definitiva dei cablaggi, Jeff e Kate hanno provveduto ad installare due nuovi retroriflettori laser, che guideranno i futuri veicoli al docking e, prima, hanno compiuto il gesto più simbolico del loro lavoro sulla nuova porta della ISS, gesto che un po’ evocava lo scopertura di una targa o di un monumento al momento dell’inaugurazione: la rimozione della copertura termica posta a protezione dell’ingresso di IDA-2, che ne ha rivelato l’imboccatura, con i suoi caratteristici tre “petali”.

Terminate le operazioni di installazione, Williams si appresta ad allontanarsi da IDA-2. (Credit: NASA TV)

Terminate le operazioni di installazione, Williams si appresta ad allontanarsi da IDA-2. (Credit: NASA TV)

Le altre attività

Dopo circa quattro ore dall’inizio dell’EVA, con IDA-2 già attivo e potenzialmente funzionante, i due astronauti hanno abbandonato PMA-2 per portare avanti gli altri compiti previsti. Jeff ha predisposto, nei pressi del Nodo 1 Unity un cavo ethernet che servirà al futuro modulo russo MLM, mentre Kate ha steso un altro cavo che sarà utilizzato al momento dell’attivazione di IDA-3.

Kate Rubins, sul modulo Harmony, colloca il cavo per IDA-3. (Credit: NASA TV)

Kate Rubins, sul modulo Harmony, colloca il cavo per IDA-3. (Credit: NASA TV)

Il secondo adattatore di docking, infatti, è attualmente in costruzione e sarà portato sulla stazione (presumibilmente) nel 2018, per essere montato sul modulo PMA-3, ricollocato sulla porta di Harmony rivolta verso lo spazio. Solo allora, con due punti di accesso disponibili, il servizio commerciale di trasporto degli astronauti sulla ISS potrà entrare a pieno regime.

Il piano delle attività di EVA-36, oltre agli obiettivi principali, pienamente raggiunti da Williams e Rubins, prevedeva altre attività complementari, da compiersi qualora fosse rimasto tempo a disposizione. Gli astronauti si avviavano ad effettuarle, quando Jeff segnalava al Controllo Missione di avere alcuni problemi audio all’auricolare destro, mentre continuava a sentire con quello sinistro. Il problema non era particolarmente drammatico (almeno in paragone con altri incidenti del passato), ma i tecnici di Houston hanno preferito non prendersi alcun rischio, invitando la crew a rientrare nell’airlock. La storia di EVA-36 si concludeva prematuramente ma con pieno successo, alle 18.02 GMT (le 20.02 in Italia), dopo 5 ore e 58 minuti. Per i due astronauti nessun rimpianto per il rientro anticipato, ma solo soddisfazione per la missione compiuta. D’altra parte, avranno presto occasione di rifarsi: la prossima EVA è già programmata per il 1° settembre.

 

Alcuni video, per approfondire

Sintesi del lavoro di preparazione svolto durante le quattro attività extraveicolari del 2015:

 

Immagini dell’estrazione di IDA-2 dal trunk di Dragon CRS-9:

 

Animazione sulle attività previste per EVA-36:

 

Registrazione della diretta streaming di NASA TV relativa ad EVA 36:

 

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Roberto Mastri

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