L’OPTSAT-3000 e la capacità «minima» ottica dell’Italia

Nella notte tra il primo e il 2 agosto un lanciatore VEGA ha portato in orbita OPTSAT-3000, il primo satellite per l’Osservazione della Terra dotato di sensore ottico del Ministero della Difesa italiano. Per l’Italia, che finora ha lavorato sopratutto con la tecnologia radar ad apertura sintetica, si tratta di una piccola rivoluzione.

Lungo 4,5 metri e pesante 368 Kg, l’OPTSAT-3000 è stato costruito dall’azienda israeliana Israel Aerospace Industries (IAI), che ha ricevuto l’incarico da Telespazio, prime contractor del progetto.

La joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%) e sorella a quote di invertite di Thales Alenia Space aveva ricevuto la commessa per la costruzione del satellite nel 2012, con un contratto complessivo di 200 milioni di euro. IAI era stata poi selezionata nell’ambito delle compensazioni industriali derivanti dal contratto che ha portato la vendita di trenta addestratori di Leonardo M-346 all’aviazione militare di Tel Aviv. Ha partecipato al progetto del satellite anche OHB Italia, che ha organizzato il lancio con Arianespace.

OPTSAT-3000 durante i test in camera pulita; Credits: Telespazio

«La risoluzione del satellite è sotto i 50 cm», ha spiegato a Fly Orbit News l’Ammiraglio Ruggiero Di Biase a margine dell’evento con cui il Ministero della Difesa Italiano ha celebrato oggi, presso il Comando operativo di vertice interforze (COI) di Centocelle, a Roma, il successo del lancio. «Si tratta di una risoluzione decisamente alta ma non altissima», ha puntualizzato l’Ammiraglio. Un dettaglio non da poco e che determina con più precisione il ruolo operativo del satellite, che avrà il compiuto di migliorarne le capacità di difesa e protezione del Paese.

Nel settore dell’Earth Observation (EO) via satellite, da anni l’Italia ha in piedi con la Francia diverse collaborazioni sia in campo duale (civile e militare) e sia strettamente militare.

Nel primo caso, nel 2001 i due Paesi hanno dato il via a ORFEO (Optical and Radar Federated Earth Observation), progetto che prevede lo scambio dei dati ottenuti dalle rispettive costellazioni per l’osservazione della Terra. Tradizionalmente, l’industria italiana ha puntato sui sensori radar ad apertura sintetica (SAR) mentre i cugini transalpini su quelli ottici. La componente italiana di ORFEO sono quindi i quattro satelliti in SAR di COSMO-SkyMED, mentre i francesi hanno portato in dote la coppia di spacecraft di Pleiades.

I dati provenienti dai due tipi di sensori sono fortemente complementari: mentre i primi riescono a garantire una visione ogni tempo (quindi anche al buio e con nuvole), gli ottici hanno dalla loro la risoluzione e la precisione dell’immagine. La natura duale delle due costellazioni permette che queste possano essere usate anche per scopi civili o commerciali. I Pleidaes, ad esempio, hanno fornito importanti immagini dei territori del Centro Italia colpiti dal terremoto dello scorso anno. e-GEOS – l’azienda che gestisce i dati commerciali di COSMO – ha invece da poco siglato un contratto con la cinese Beijing Vastitude Technology per i dati provenienti dalla costellazione.

In ambito più strettamente militare, Roma beneficia delle immagini della costellazione ottica francese Helios 2. Stando al documento programmatico della Difesa Italiana 2016-2018, OPTSAT-3000 è pensato soprattutto per sopperire all’ormai prossima fine operativa del sistema francese. Tuttavia, secondo diversi quotidiani italiani, il nuovo satellite rappresenta un modo per l’Italia per smarcarsi da Parigi, rea – stando alle ricostruzioni – di non aver dato a Roma l’accesso completo alle immagini di Helios 2 nel corso della guerra in Libia del 2011.

«Nonostante l’accordo volevamo acquisire capacità sovrana in campo ottico, perché l’integrazione di questi dati con il SAR migliora la consapevolezza situazionale nell’area osservata», ci ha invece raccontato Di Biase. La scelta, pertanto, sebbene sia chiaramente in direzione di una maggiore «indipendenza», non compromette la collaborazione con la Francia. «L’altissima risoluzione ottica continuerà ad arrivare dagli assetti francesi», ha infatti puntualizzato l’Ammiraglio. Quello che OPTSAT-3000 non potrà fare, in sostanza, seguiterà a provenire da oltralpe.

La strategia della Difesa, ha continuato Di Biase, è proseguire gli investimenti nel settore radar (segnatamente la seconda generazione COSMO-SkyMED), mantenere una capacità «minima» nell’ottico e proseguire, allo stesso tempo, «la storica collaborazione con i francesi», con cui in futuro «magari si potrebbe costruire qualcosa in comune per la terza generazione» e su cui si sta «già ragionando».

«Con la Francia abbiamo già un accordo, dobbiamo solo consolidarlo e trovare nuove soluzioni», ha spiegato l’Ammiraglio.

L’idea, pertanto, è «dare continuità» alla capacità ottica indipendente italiana anche dopo la fine della vita operativa del satellite, prevista in sette anni.

Non è stato invece ipotizzato un secondo satellite da affiancare a OPTSAT-3000, che dunque rimarrà l’unico spacecraft italiano con sensore ottico.

Un occhio da 70 cm

Il cuore di OPTSAT-3000 è il telescopio da 70 cm di diametro di nome Jupiter, fornito dall’israeliana Elbit System, che nel 2012 ha siglato con IAI un contratto da circa 40 milioni di euro. Jupiter, in particolare, è dotato di un sensore pancromatico ma non multispettrale, come ci hanno confermato alcuni funzionari della Difesa.

Viste le ridotte dimensioni, lo spacecraft è progettato per ottimizzare le proprie risorse ed è dotato di un particolare meccanismo di controllo dell’assetto che ne modifica la posizione in base al tratto dell’orbita in cui si trova. Esposto al Sole, il satellite si posiziona per massimizzare la resa dei pannelli solari, mentre quando è nel lato oscurato assume una posizione “ad aeroplano” per minimizzare il decadimento orbitale e risparmiare carburante.

Secondo i funzionari della Difesa, inoltre, il punto di forza di OPTSAT-3000 è la capacità di riprendere le immagini contemporaneamente allo scambio di dati con le stazioni di Terra, una caratteristica che, unita alla possibilità di scattare in più punti in un singolo passaggio, rende il sistema più efficiente e agile.

Prima foto il 7 agosto

VEGA ha posizionato il satellite in un’orbita eliosincrona polare di 450 Km inclinata a 97 gradi. Dopo la separazione, i tecnici di IAI hanno iniziato a ricevere i primi dati della telemetria, che hanno confermato come tutto finora rientri nei parametri previsti.

Il centro del Fucino; Credits: Telespazio

Nei prossimi giorni da Tel Aviv si procederà con alcuni aggiustamenti orbitali e poi al dispiegamento delle antenne e dei pannelli solari. Lunedì 7 agosto sarà la volta della prima foto del satellite, che darà il via alla fase test in orbita, che continuerà fino a dicembre, quando è previsto l’ingresso nel servizio operativo.

Come ha spiegato il numero uno di Telespazio Luigi Pasquali durante la cerimonia che si è svolta al COI, i test in orbita si svolgeranno tra Israele e l’Italia. A Tel Aviv, in particolare, IAI si occuperà inizialmente «della verifica delle componenti più intime del satellite, come l’avionica», mentre poi la palla passerà dal centro di controllo del Fucino di Telespazio, che lavorerà sulla «qualità dell’immagine e la geolocalizzazione».

Accanto al Fucino il segmento di Terra del satellite sarà gestito anche dal Centro Interforze di Telerilevamento Satellitare (CITS) di Pratica di Mare e dal Centro Interforze di Gestione e Controllo SICRAL (CIGC SICRAL) di Vigna di Valle.

Il CITS, in particolare, avrà il compiuto di effettuare le richieste delle immagini, che verranno poi acquisite dal Fucino. Oltre che dal Ministero della Difesa italiano, i dati del satellite potranno essere utilizzati sia da attori civili e sia dai partner, come ad esempio la Polonia e la Finlandia, nazioni che già utilizzano i dati di COSMO-SkyMED.

Come la costellazione in SAR, dunque, anche OPTSAT-3000 avrà una connotazione duale de facto e i suoi servizi potranno essere utilizzati anche da utenti civili, anche se non commerciali, come avviene con COSMO. La gestione, invece, sarà completamente in carico alla Difesa.

«Anche un sistema dichiarato militare è intrinsecamente duale, perché le sue capacità, in caso di particolari eventi, vengono messe a disposizione ad utenti non Difesa», ha quindi concluso Di Biase.

EDIT: una prima versione dell’articolo riportava erroneamente che il sensore di OPTSAT-3000 fosse anche multispettrale. Ci scusiamo dell’errore. 

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