Nuovo lancio per COSMO-SkyMed e la missione CHEOPS di ESA
L’Agenzia Spaziale Italiana prevede di aggiungere due satelliti della next-generation alla costellazione COSMO Sky-Med. Il lancio del primo satellite è atteso entro la fine del 2018, mentre quello del secondo avverrà nel 2020. Inoltre, secondo quanto affermato da fonti ESA, durante uno dei lanci vi sarà la messa in orbita del telescopio della missione CHaracterising ExOPlanet Satellite (CHEOPS), per lo studio dell’aspetto strutturale dei pianeti prossimi ad altre stelle dell’universo.
In particolare, CHEOPS punterà quelle stelle luminose attorno a cui orbitano dei pianeti. Attraverso lo studio ad elevata precisione della luminosità di tali stelle, gli scienziati analizzeranno il passaggio ravvicinato dei pianeti alla superficie di una stella. Questo permetterà il calcolo del raggio dei pianeti, oltre alla densità, qualora la loro massa fosse già nota. L’obiettivo finale di questa ricerca è lo studio della formazione di quei pianeti il cui raggio è compreso tra quello terrestre e di Saturno, così come l’analisi del cambio di orbita dei pianeti durante la loro formazione ed evoluzione. CHEOPS orbiterà a 700 km dalla Terra ed un’angolazione di 98 gradi rispetto al piano equatoriale.
COSMO-SkyMed è in grado di osservare la superfice anche di notte e in condizioni di nuvolosità ed è particolarmente utile per il monitoraggio e la mitigazione dei disastri ambientali, per lo studio dei lenti movimenti della crosta terrestre nonché nelle applicazioni per la sicurezza.
Nonostante inizialmente fosse stato scelto il Falcon 9 di SpaceX per il lancio del primo dei due satelliti, fonti di ASI hanno smentito tali voci, affermando di avere preferito una versione europea del ben noto lanciatore russo Sojuz. In occasione del lancio del secondo satellite, che avverrà in Guyana Francese presso il Guyana Space Center, sarà utilizzato il lanciatore Vega-C, il cui debutto è previsto per il 2019. Questa versione migliorata del razzo vettore Vega consentirà di aumentare il trasporto di carico utile in orbita bassa, passando dai 1500 kg attuali a circa 2200 kg.
Fonti: ESA
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