Una nuova strategia per Curiosity alla ricerca di composti organici su Marte

Recenti analisi sui dati provenienti dal rover marziano, unite al fatto che l’obiettivo primario della missione del rover è già stato raggiunto, hanno permesso al team di Mars Science Laboratory (MSL) di ripensare la strategia di studio di Curiosity, con la speranza di trovare nei prossimi mesi siti dove i composti organici si siano preservati.

Come noto, l’obiettivo principale della missione della NASA, iniziata con l’atterraggio di Curiosity su Marte nell’agosto del 2012, era quello di trovare indizi dell’esistenza in passato di condizioni favorevoli allo sviluppo della vita nel pianeta rosso. Le prove sono arrivate quasi subito, con l’analisi del primo campione di roccia prelevato dal suolo nei pressi del sito di atterraggio, che hanno confermato che in passato il pianeta ha avuto condizioni favorevoli allo sviluppo di vita microbica.

In una conferenza stampa, lo scorso 9 dicembre, il Principal Investigator della missione, John Grotzinger, ha dichiarato: “Davvero, quello che stiamo facendo è un cambio di percorso da una missione dedicata alla ricerca di un ambiente abitabile ad una missione che è ora dedicata alla ricerca di un sottinsieme di ambienti abitabili che preservino il carbonio organico”, come riporato dal sito SpaceflightNow.com. “Questo è il passo che dobbiamo compiere nella nostra esplorazione alla ricerca di tracce di vita su Marte”.

Mosaico di immagini riprese dalla MastCam di MSL che mostra una serie di depositi sedimentari presso il sito di Glenelg, ripreso dalla Yellowknife Bay in direzione ovest-nordovest. (c) NASA/JPL-Caltech/MSSS

Mosaico di immagini riprese dalla MastCam di MSL che mostra una serie di depositi sedimentari presso il sito di Glenelg, ripreso dalla Yellowknife Bay in direzione ovest-nordovest. (c) NASA/JPL-Caltech/MSSS

Il cambio di strategia è arrivato grazie ai risultati dello studio delle radiazioni nell’ambiente marziano, pubblicato su Science anch’esso il 9 dicembre. In assenza di un forte campo magnetico come sulla Terra, i raggi cosmici e le radiazioni provenienti dal Sole arrivano quasi indisturbate sul suolo marziano, riuscendo anche a penetrare per decine di centimetri all’interno del terreno rompendo le molecole di eventuali composti organici, di fatto cancellando le possibili tracce di vita passata sul pianeta rosso.

L’articolo riporta alcuni dati riguardanti il livello di radiazioni sulla superficie di Marte. Secondo lo studio, i composti organici posso sopravvivere alle radiazioni a partire da 1 metro sotto il livello del suolo, e la radiazione esterna diminuisce fino a raggiungere quella di fondo da circa tre metri di profondità. La quantità di eventuali composti organici presenti nel suolo alla profondità di pochi centimetri, alla quale quindi può accedere la piccola trivella di Curiosity, è stata ridotta di un fattore 1000 dall’esposizione alle radiazioni durata almeno 650 milioni di anni. Se si vogliono trovare tracce di composti organici, quindi, bisogna trovare una porzione di suolo che sia stata esposta alla superficie per un tempo molto più piccolo.

Illustrazione della possibile estensione del lago una volta presente nel cratere Gale. (c) NASA/JPL-Caltech/MSSS

Illustrazione della possibile estensione del lago una volta presente nel cratere Gale. (c) NASA/JPL-Caltech/MSSS

Sempre le misure del rover hanno permesso di datare le rocce campionate presso Yellowknife Bay, tra 3,86 e 4,56 miliardi di anni fa. Il sito, che si pensa facesse parte del letto di un antico lago, è stato prima seppellito da roccia e suolo e, successivamente, riportato in superficie dall’erosione del vento marziano. L’analisi dei campioni ha dimostrato che quest’erosione è avvenuta in tempi relativamente recenti, tra 60 e 100 milioni di anni fa. Questo “ci suggerisce che ci possa essere stata una certa degradazione organica, ma forse non così completa”, ha spiegato Ken Farley, ricercatore nel team di Curiosity presso il California Institute of Technology. “Ma, ancora più importante è il fatto che adesso abbiamo un modello di dove dobbiamo cercare per trovare rocce che siano state irradiate dai raggi cosmici il meno possibile. Semplicemente dobbiamo dirigerci verso la scarpata sottovento e scavare alla base di quella scarpata”.

Con un po’ di fortuna, gli scienziati sperano di poter analizzare campioni che siano stati esposti alle radiazioni cosmiche per meno di un milione di anni, preservando quindi in gran parte i composti organici. La rilevazione di composti organici inequivocabilmente provenienti da passati processi biologici non sarà comunque semplice, data la particolare geochimica dell’ambiente marziano. Le recenti misure, comunque, permetteranno al team di Curiosity di perseguire una nuova strategia di studio del pianeta rosso.

 

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Matteo Carpentieri

Appassionato di astronomia e spazio, laureato in una più terrestre Ingegneria Ambientale. Lavora come lecturer (ricercatore) all'Università del Surrey, in Inghilterra. Scrive su AstronautiNews.it dal 2011.