New Shepard nello spazio per la quarta volta, e in diretta

New Shepard, il sistema di lancio di Blue Origin,  ha centrato il quarto successo consecutivo, quando alle 16:36 italiane di oggi 19 giugno il propulsore BE-3 ha spinto il razzo riutilizzabile su una perfetta traiettoria suborbitale.

Il volo, della durata complessiva di 8 minuti circa, ha toccato un apogeo di 331.501 piedi, pari a 101,041 chilometri.

Obiettivo principale della missione era verificare che l’atterraggio della capsula, destinata in futuro ad ospitare un equipaggio fino a sei astronauti, fosse sicuro anche con uno dei tre paracadute di bordo fuori uso.

L’obiettivo del volo di test

Il traguardo stabilito dagli ingegneri di Blue Origin per il volo di prova di oggi era certificare la sicurezza di un atterraggio compiuto con uno dei tre paracadute principali di New Shepard sgonfio o comunque non funzionante.

Il profilo di ritorno a terra della capsula ricalca quello di una Sojuz russa: all’azione frenante dei paracadute si aggiunge lo sparo di retrorazzi a pochi metri da terra, per creare un cuscino d’aria ed annullare qualsiasi velocità residua, così da garantire un atterraggio relativamente morbido (molto più confortevole di quello di una Sojuz, sulla carta).

Jeff Bezos, nel descrivere lo scenario di missione, ha fatto un esplicito riferimento ad un evento analogo capitato durante la missione Apollo 15. Ecco le sue dichiarazioni, nella traduzione del nostro articolista Roberto Mastri:

Forse ricorderete che la capsula Apollo 15 aveva un paracadute guasto al momento del suo ritorno sulla Terra, e dalla nave di recupero USS Okinawa a comunicarono a Worden, Irwin e Scott nel Modulo di Comando: “Avete un paracadute afflosciato. Preparatevi ad un impatto violento.”

Il malfunzionamento di un paracadute è uno scenario possibile anche per il sistema di recupero più accuratamente progettato, quindi un veicolo robusto deve poter far fronte a questa eventualità attraverso ridondanze e margini di sicurezza implementati in ogni sottosistema che protegge gli astronauti durante l’atterraggio. Il modulo per l’equipaggio del New Shepard è progettato per atterrare in sicurezza anche nel caso di un paracadute guasto.

Il momento del "touchdown" della capsula di New Shepard - (C) Blue Origin

Il momento del “touchdown” della capsula di New Shepard – (C) Blue Origin

Come ho già detto brevemente nell’ultima e-mail, stiamo proprio per fare questo test. Oltre che di paracadute ridondanti, la capsula è dotata di una struttura deformabile a due stadi, che assorbe i carichi all’atterraggio, e di sedili che utilizzano un meccanismo di assorbimento ad energia passiva, per ridurre i picchi di carico per i passeggeri. Come ulteriore misura di sicurezza, la capsula è dotata di un sistema di retrorazzi che si attiva a pochi centimetri dal suolo per abbassare la velocità a circa 0,9 metri al secondo al momento del contatto. Questa manovra finale produce la nube di polvere che si vede all’atterraggio.

Stiamo pianificando di testare le misure di sicurezza di cui la capsula è dotata nel prossimo “ri-volo” del veicolo, mettendo fuori uso intenzionalmente un paracadute pilota e uno principale durante la discesa. Ciò dovrebbe avvenire dopo circa 7 minuti e mezzo di volo ad un’altitudine di 7.300 metri.

Capsula e Booster di New Shepard al suolo, dopo due perfetti atterraggi - (C) Blue Origin

Capsula e Booster di New Shepard al suolo, dopo due perfetti atterraggi – (C) Blue Origin

Gli altri obiettivi per questa missione prevedono di continuare a studiare la nostra architettura riutilizzabile riutilizzandola (questo sarà il quarto volo dello stesso hardware), dimostrando ulteriormente la prevedibilità e la ripetibilità delle prestazioni del veicolo, e l’esecuzione di manovre di controllo del volo pianificate sul booster e sulla capsula, tramite le “pinne”, l’orientamento del propulsore e i thruster RCS. L’obiettivo è quello di osservare la risposta del sistema al fine di ridurre le incertezze del modello.

Quando la conosceremo daremo notizia della data del volo, che sarà probabilmente prima della fine del mese.

Gradatim Ferociter!

Una nuova politica di Pubbliche Relazioni

Una prima assoluta per l’azienda fondata dal patron di Amazon è stata la diretta via webcast delle operazioni di lancio (video qui sopra), condotta da due ingegneri di Blue Origin niente affatto avari di dettagli tenici estremamente interessanti.

Nel corso della trasmissione sono stati mostrati dettagli di attività pre-lancio mai viste prima, come la prova delle superfici aerodinamiche di controllo e del sistema RCS della capsula. Per tutto il tempo poi è stato reso disponibile l’audio proveniente dal pad di lancio, che ha reso l’esperienza molto coinvolgente.

Si è trattato del passo finale al completo cambio di rotta, in termini di PR, per Bezos. Per anni Blue Origin ha lavorato avvolta in un misterioso silenzio, con una presenza sul web tanto parca di informazioni tecniche che sul suo sito web l’immagine di dimensioni maggiori è stato per lungo tempo l’elaborato logo aziendale.

Negli ultimi due anni le notizie relative al design e al target commerciale di Blue Origin hanno cominciato a filtrare sempre di più, mentre il suo patron ingaggiava “duelli” dialettici con Elon Musk di SpaceX su Twitter, in una campagna di marketing delle proprie vanità soluzioni.

Ecco il simpatico Tweet di Bezos pochi minuti dopo il successo della missione.

 

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Marco Zambianchi

Spacecraft Operations Engineer per EPS-SG presso EUMETSAT, ha fatto parte in precedenza dei Flight Control Team di INTEGRAL, XMM/Newton e Gaia. È fondatore di ForumAstronautico.it e co-fondatore di AstronautiCAST. Conferenziere di astronautica al Planetario di Lecco fino al 2012, scrive ora su AstronautiNEWS ed è co-fondatore e consigliere dell'associazione ISAA.