LignoSat, il primo satellite con la struttura di legno

Rappresentazione del LignoSat in orbita terrestre. Credits: Kyoto University

Il primo satellite realizzato con una struttura in legno è arrivato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). LignoSat, questo il suo nome, nelle prossime settimane verrà rilasciato in orbita iniziando una missione dimostrativa che ne testerà la resistenza per alcuni mesi.

L’obiettivo è di dimostrare la validità del legno, più sostenibile e meno inquinante delle classiche leghe di alluminio comunemente impiegate nell’industria aerospaziale, come elemento strutturale per la costruzione di satelliti. Al termine della vita operativa infatti, la maggior parte di essi rientra distruttivamente nell’atmosfera terrestre e bruciando rilasciano sostanze inquinanti come l’ossido di alluminio, un composto chimico dannoso per lo strato di ozono che protegge il pianeta dalle radiazioni UV.
Ogni anno la quantità di materiale che si vaporizza in atmosfera è in crescita e con essa il quantitativo di particelle derivanti dall’incenerimento nell’alta atmosfera. Un fenomeno accentuato dalla realizzazione in orbita terrestre bassa di grandi costellazioni Internet, composte da decine di migliaia di unità, i cui satelliti hanno una vita operativa relativamente breve.

LignoSat potrebbe avere un grande impatto nel futuro dei satelliti in orbita terrestre, benché sia grande come un cubo di 10 centimetri di lato.
Realizzato dai ricercatori della Kyoto University, guidati dal Professor nonché veterano di due missioni Space Shuttle Takao Doi, in collaborazione con l’azienda Sumitomo Forestry, il piccolo satellite era a bordo della capsula cargo Dragon SpX-31 di SpaceX, lanciata lo scorso 5 novembre e agganciatasi alla avamposto spaziale qualche ora più tardi.
Il LignoStella Space Wood Project è iniziato nel 2020 e due anni più tardi un pannello con alcuni campioni di differenti varietà di alberi endemici del Giappone venne esposto all’esterno del modulo Kibo della stazione spaziale.

Il piccolo pannello LignoStella con campioni di betulla di Erman, ciliegio selvatico Yamazakura e magnolia obovata. Credit: Kyoto University

Dopo 10 mesi di esposizione alle temperature e alle radiazioni cosmiche, il pannello venne recuperato dall’astronauta giapponese Koichi Wakata e rimandato a Terra a bordo della capsula cargo Dragon SpX-26. In seguito alle successive analisi dei campioni venne scelto il legno di honoki, una specifica varietà di magnolia che cresce in Giappone, per realizzare la struttura del satellite definitivo. Un legno apprezzato da secoli dagli artigiani locali poiché leggero, durevole, resistente agli urti e facile da lavorare.

Modello di LignoSat destinato ai test nella camera a vuoto. Si nota frontalmente l’antenna bipolare ripiegata a cerchio. Credit: Kyoto University

Finalmente lo scorso 4 giugno il LignoSat è stato consegnato all’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) che lo ha quindi inviato negli Stati Uniti per essere stivato nella Cargo Dragon in vista del lancio.

Nel prossimo mese di dicembre il LignoSat verrà rilasciato dal modulo giapponese Kibo e per i successivi sei mesi orbiterà a circa 400 km di altitudine trasmettendo a Terra dati quali temperatura, deformazione della struttura, presenza di ossigeno atomico ed esposizione alle radiazioni.

L’esemplare definitivo destinato al volo. Credits: Kyoto University

Non è comunque la prima volta che il legno viene utilizzato in ambito spaziale: le sonde lunari statunitensi Ranger 3, 4 e 5 del 1962, avevano una capsula sferica, di 65 centimetri di diametro in legno di balsa, che proteggeva gli strumenti all’interno al momento dell’impatto con la superficie lunare.
I cinesi invece hanno utilizzato il legno di quercia (impregnato) per realizzare lo scudo termico, di 15 centimetri di spessore, dei satelliti della famiglia Fanhui Shi Weixing (satellite recuperabile), tra il 1974 e il 2016.

Fonte: Kyoto University

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.