Voyager 1 riprende a inviare dati a Terra
A 5 mesi dall’inizio dell’invio a Terra di dati confusi e quasi due da quando i tecnici del NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL) hanno intravisto uno spiraglio per la risoluzione del problema, finalmente lo scorso sabato 20 aprile la sonda Voyager 1 ha ricominciato a trasmettere correttamente la telemetria di bordo.
Era il 14 novembre 2023 quando, nonostante il segnale portante proveniente dall’antenna ad alto guadagno fosse sempre regolare, al controllo missione del JPL iniziarono ad arrivare dati confusi e non decifrabili.
La causa venne individuata in breve tempo in un settore di memoria danneggiato del Flight Data Subsystem (FDS), il computer che raccoglie la telemetria e i dati scientifici e li formatta in un pacchetto singolo da inviare a Terra.
Dopo diversi tentativi per aggirare il problema, all’inizio di marzo un ingegnere del NASA Deep Space Network fu in grado di decodificare il segnale scoprendo che conteneva l’intera trascrizione della memoria dell’FDS.
Grazie all’analisi della trascrizione è stato confermato che un singolo chip di memoria dell’FDS, responsabile di una parte del codice software del computer, per cause ignote aveva smesso di funzionare.
Impossibilitato a eseguire la riparazione del chip, il team del JPL ha provato quindi a spostare il codice interessato in un altro settore di memoria, ma nessuno aveva la capacità fisica di contenerlo nella sua interezza.
La soluzione al problema è stata trovata modificando e dividendo il codice in diverse sezioni che sono state quindi salvate in differenti settori di memoria, verificando comunque che il software continuasse a funzionare correttamente.
I comandi definitivi sono stati inviati il 18 aprile e considerando che sono necessarie 22,5 ore per raggiungere Voyager 1 (che si trova a quasi 24,5 miliardi di km dalla Terra), la risposta affermativa dell’avvenuta modifica è arrivata il 20 e conteneva la telemetria sullo status della sonda.
Nelle prossime settimane ulteriori interventi verranno eseguiti per ripristinare anche la formattazione e l’invio dei dati scientifici provenienti dai 4 strumenti ancora attivi.
Fonte: NASA
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