Virgin Orbit chiude per fallimento

I tecnici di Virgin Orbit fanno gli ultimi controlli prima del lancio. Credits: Virgin Orbit

Virgin Orbit, l’azienda spaziale del miliardario britannico Richard Branson con sede in California, ha dichiarato fallimento. L’azienda, nata nel 2017 dallo scorporo della società di turismo spaziale Virgin Galactic, desiderava proporre un servizio di lanci spaziali per piccoli satelliti con un razzo di 21 metri lanciato da un Boeing 747 modificato, utilizzato come piattaforma di lancio volante.

Virgin Orbit aveva preannunciato tempo fa il licenziamento dell’85% dei suoi 750 dipendenti per far sapere successivamente che a breve avrebbe cessato le attività, spiegando di essere giunta a questa scelta dolorosa dopo non essere riuscita a ottenere nuovi finanziamenti.

Questo passo arriva poco meno di due anni dopo lo sbarco al Nasdaq di New York dove l’azienda, al debutto in borsa, raggiunse una capitalizzazione di quasi 3 miliardi di dollari. Il fallimento della missione di gennaio 2023, chiamata Start Me Up, che ha comportato la perdita di nove satelliti, ha quasi certamente rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando l’azienda verso la dichiarazione di fallimento. Virgin Orbit ha presentato istanza di fallimento all’inizio di aprile e pochi giorni fa ha comunicato di aver venduto all’asta i suoi beni a un trio di società aerospaziali.

La prima di queste è Stratolaunch, azienda nota per aver costruito Roc, il più grande aeroplano del mondo. Stratolaunch, società aerospaziale fondata nel 2011 da Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, ha presentato un’offerta di 17 milioni di dollari per rilevare le attività aeronautiche di Virgin Orbit, formalizzando una tipologia di proposta che ha lasciato la porta aperta a offerte concorrenti per gli altri asset dell’azienda, compresi quelli che la stessa Stratolaunch stava osservando, bloccandone però il prezzo minimo.
Stratolaunch è particolarmente interessata al Boeing 747-400 chiamato Cosmic Girl, oltre a tutte le risorse correlate.

Ricordiamo che la modalità operativa utilizzata da Virgin Orbit prevedeva di far giungere il 747 alla quota di lancio, posta a circa 14.000 m di altitudine, rilasciare il Launcher One per dare inizio alla salita del razzo verso l’orbita. L’obiettivo di questa particolare operazione era affrontare l’atmosfera terrestre a una buona altitudine e con una poderosa spinta iniziale, tale da rendere molto più efficiente tutto il processo di lancio.

L’asta della totalità dei beni ha raggiunto offerte pari a circa 36 milioni di dollari, ma i sei razzi di Virgin Orbit, che si trovano in varie fasi di assemblaggio della produzione, e la loro proprietà intellettuale, devono ancora essere venduti.

Rocket Lab, la seconda azienda interessata ai beni di Virgin Orbit, ha offerto 16,1 milioni di dollari per la sede di Long Beach, in California. Sebbene sia stata fondata in Nuova Zelanda, Rocket Lab è una vicina di casa di Virgin Orbit, avendo posto il proprio quartier generale e altre strutture nell’area di Long Beach. L’acquisto di Rocket Lab include risorse come stampanti 3D e una speciale saldatrice per serbatoi.
In un comunicato stampa, Rocket Lab ha affermato che le risorse di Virgin Orbit permetteranno di migliorare le proprie capacità di produzione e collaudo, e daranno un grosso contributo allo sviluppo del razzo Neutron.

Launcher, una sussidiaria di Vast Space, sta valutando l’acquisto della struttura dell’azienda sita a Mojave, in California, oltre ad alcuni macchinari e attrezzature per un valore di 2,7 milioni di dollari. I contratti di locazione di Virgin Orbit a Mojave includono infrastrutture come banchi di prova per motori a razzo e un hangar per aerei.

Una società di liquidazione, Inliper, sta acquistando le apparecchiature per ufficio dell’azienda per 650.000 dollari.
Si attende ora l’approvazione delle vendite da parte del tribunale fallimentare.

Virgin Orbit è stata scorporata dalla società di turismo spaziale di Branson dopo una analisi che aveva rilevato una potenziale area di business nell’utilizzo di un aereo quale piattaforma di lancio di satelliti. Sebbene l’utilizzo di un aereo per lanciare satelliti non fosse un’idea nuova, Virgin Orbit mirava a farlo in modo più rapido ed economico rispetto a chi l’aveva preceduta, per diventare una delle poche compagnie missilistiche statunitensi a raggiungere con successo l’orbita con un veicolo di lancio sviluppato privatamente.
Virgin Orbit ha effettuato in tutto sei missioni a partire dal 2020 (quattro successi e due fallimenti). L’azienda ha fatto volare la maggior parte delle proprie missioni dal Mojave Air and Space Port in California, a eccezione dell’ultima che è decollata dal Regno Unito.

A marzo, la CNBC ha riferito che la società avrebbe sospeso le operazioni e licenziato quasi tutta la sua forza lavoro poiché la ricerca di nuove risorse finanziarie non stava procedendo come sperato. Vista la mancata iniezione di nuove risorse, Virgin Orbit ha dovuto procedere con il licenziamento della maggior parte dei dipendenti prima di presentare istanza di fallimento secondo il Capitolo 11 statunitense, il 4 aprile.

Fonte: CNBC

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.