Stabilito il futuro della Sojuz MS-22 dopo il guasto in orbita

Il braccio robotico europeo ispeziona la Sojuz MS-22. Credit: NASA TV

NASA e Roskosmos sono pervenute a una decisione comune sullo stato della Sojuz MS-22, in seguito alla falla nel sistema di raffreddamento del veicolo emersa lo scorso 15 dicembre, con vistosi spruzzi di fluido refrigerante.

Subito dopo il manifestarsi dell’anomalia, sono state attivate le procedure per indagare sull’origine e l’entità del problema. In prima istanza con ispezioni fotografiche per mezzo del braccio robotico europeo (ERA) e di quello canadese (Canadarm2), successivamente con analisi approfondite dei parametri del veicolo e simulazioni termiche sul suo possibile comportamento durante il volo di ritorno sulla Terra, senza la capacità di rigettare calore verso l’esterno e di conseguenza di climatizzare l’interno della capsula. I documenti relativi alla costruzione della Sojuz sono stati anch’essi visionati nel dettaglio, alla ricerca di errori metodologici nell’allestimento al lancio o di lotti di materiali difettosi.

In collegamento radiofonico da Mosca, oggi 11 gennaio 2023, Joel Montalbano (responsabile del programma Stazione Spaziale Internazionale di NASA) e Sergej Krikalëv (direttore del dipartimento dei voli con equipaggio di Roskosmos) hanno risposto ai molti interrogativi che hanno attanagliato giornalisti e appassionati sulla vicenda della Sojuz MS-22. Tra questi il destino della capsula, il piano per riportare a casa l’equipaggio (Sergej Prokop’ev, Dmitrij Petelin e Francisco Rubio) a termine della missione e l’impatto sulla calendarizzazione dei voli da e verso l’avamposto.

Perdita di fluido refrigerante dalla Sojuz MS-22 del 15 dicembre 2022

L’indagine, l’integrità della Sojuz MS-22

Le fotografie del danno in prossimità dello scambiatore di calore sulla Sojuz e prove sperimentali sulla Terra hanno portato gli ingegneri alla conclusione che il foro nel manicotto di raccordo è stato causato da un micrometeorite grande circa un millimetro e con una velocità relativa di circa 7 km/s.
Ciò esclude, secondo il parere di Roskosmos e di NASA, un difetto di fabbrica della navetta, e indica che si è verificata la remota probabilità che un evento del genere potesse accadere, colpendo un punto fragile. I moduli dell’avamposto e i veicoli spaziali in generale sono concepiti per mitigare l’impatto di piccoli meteoriti, ma alcuni componenti come i radiatori per poter funzionare devono essere esposti allo spazio esterno e non possono quindi essere schermati.

Benché le condizioni della Sojuz MS-22 siano rimaste stabili, ben sotto i limiti di controllo, e sia stato appurato che non ci sono stati guasti nell’elettronica di volo, la commissione d’inchiesta ha ritenuto saggio non usare la capsula per un rientro nominale con equipaggio. A destare preoccupazione è il binomio temperatura-umidità che gli astronauti possono sperimentare nel modulo di discesa, avendo preclusa la possibilità di raffreddare e deumidificare a dovere l’ambiente. La Sojuz può sopperire a simili stress complice la ridondanza efficace dei sistemi elettronici, che le consentirebbero di atterrare ugualmente. Lo scoglio è quindi la resistenza fisica del corpo umano, inferiore alla resistenza dell’hardware e dell’elettronica, che non sarebbe in grado di resistere a questo estremo calore e umidità per le circa sette ore che sono richieste dalla procedura nominale di rientro.

L’agenzia spaziale statunitense è stata aggiornata passo passo sulle analisi in corso da parte degli specialisti Roskosmos, come dimostra la presenza della delegazione NASA alla riunione presso i progettisti di RKK Energija, l’azienda costruttrice – tra insieme ad altre – dei veicoli Sojuz e Progress. Il da farsi è stato concordato da ambo le parti, aspetto più volte enfatizzato nella teleconferenza.

In attesa che il 20 febbraio parta dal Cosmodromo di Bajkonur la Sojuz MS-23 in modalità automatica, senza equipaggio, la Sojuz MS-22 resterà agganciata all’estremità inferiore del modulo Rassvet. Le attuali procedure di evacuazione straordinaria dell’avamposto, infatti, consentono l’impiego della Sojuz MS-22 per il rientro sulla Terra, nel caso in cui un’emergenza sulla Stazione lo richiedesse (ma appunto in determinate e specifiche condizioni, e con procedure di emergenza che permettano un rientro accelerato e richiedano molto meno tempo delle normali 7 ore). Sia Montalbano che Krikalëv, volendo tranquillizzare tutti sulla reale gravità della situazione, hanno messo l’accento sul fatto che la Sojuz MS-23 non è etichettata come veicolo d’emergenza, bensì come veicolo sostitutivo per Sergej Prokop’ev, Dmitrij Petelin e Francisco Rubio, in quanto la loro permanenza sull’avamposto non è stata messa in pericolo dall’anomalia alla Sojuz.

Negli ultimi giorni sono circolate voci sulla possibile presenza a bordo della Sojuz MS-23 di un solo cosmonauta, il veterano Oleg Kononenko. Ipotesi valutata e scartata per svariati motivi: in primis per il poco tempo a disposizione per l’addestramento e la configurazione della capsula, a meno di non posticipare la data di lancio di qualche settimana. Inoltre così facendo si può sfruttare la Sojuz per stoccare beni e approvvigionamenti per la Stazione, oltre a rispettare la tabella di marcia. Un cosmonauta a bordo avrebbe garantito il pieno controllo del veicolo, essendo in grado di pilotare manualmente la capsula verso destinazione, bypassando il sistema di navigazione e di avvicinamento Kurs. Non è chiaro quale profilo di volo adotterà la Sojuz MS-23, l’attracco al modulo Pričal potrebbe avvenire o qualche ora dopo la partenza oppure due giorni più tardi.

Dopo l’attracco, la Sojuz MS-23 verrà configurata con i seggiolini su misura prelevati dalla Sojuz MS-22 usata dall’equipaggio nel viaggio di andata e quant’altro necessario per allestire la capsula sostitutiva per il ritorno. Roskosmos ha intenzione sganciare e far atterrare nella steppa del Kazakistan la Sojuz MS-22 una o due settimane più tardi, sfruttando il viaggio di ritorno sia come banco prova della navetta in condizioni non ottimali sia per portare giù esperimenti e beni dalla Stazione.

Lo stato delle missioni programmate

Svariati scenari sono stati presi in considerazione prima di pervenire al verdetto finale, anticipato in mattinata dal direttore generale di Roskosmos, Jurij Borisov, poi chiarito ulteriormente da Joel Montalbano e Sergej Krikalëv nel pomeriggio italiano. L’equipaggio originale della Sojuz MS-22 resterà in orbita per svariati mesi, quanti non si sa ancora. Verosimilmente un massimo di sei, pertanto fino ad agosto o settembre, quando riceverà il cambio da parte del terzetto originariamente assegnato alla Sojuz MS-23, che invece raggiungerà la stazione a bordo della Sojuz MS-24. Il direttore del dipartimento dei voli con equipaggio di Roskosmos ha spiegato che il cronoprogramma delle missioni già pianificate non verrà stravolto, semplicemente slitterà avanti nel futuro. La composizione degli equipaggi resterà la medesima, il lancio sarà differito per ovviare al singolare evento legato alla Sojuz MS-22.

Sulla falsariga Joel Montalbano ha commentato che tra qualche settimana si avrà un quadro più chiaro sullo svolgimento e la durata dei voli diretti e di ritorno dalla Stazione Spaziale Internazionale a bordo dei veicoli commerciali di SpaceX. L’intera agenda verrà rivista e aggiornata.

I due non hanno risposto a una domanda diretta in merito, ma sembra di capire che l’accordo sui voli congiunti tra NASA e Roskosmos proseguirà regolarmente. Al momento la successiva missione con equipaggio di SpaceX è in sospeso, la nuova data di lancio per il quartetto di Crew-6 con gli statunitensi Stephen Bowen e Warren Hoburg, l’emiratino Sultan Al Neyadi (prima Expedition per un astronauta non proveniente da una delle cinque agenzie fondatrici dell’avamposto) e il cosmonauta Andrej Fedjaev, sarà comunicata successivamente.

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.