La Sojuz MS-21 attracca alla ISS commemorando Sergej Korolëv

Equipaggio Sojuz MS-21: da sinistra a destra S. Korsakov, O. Artem'ev e D. Metveev. Credit: NASA Johnson via Flickr

Mentre negli Stati Uniti il trasporto del vettore lunare SLS al complesso di lancio 39B del Kennedy Space Center era prossimo al termine, dall’altra parte del globo, in Kazakistan, più precisamente a Bajkonur, un nuovo equipaggio si stava preparando per dirigersi alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS): Oleg Artem’ev, Denis Matveev e Sergej Korsakov, i tre cosmonauti russi assegnati alla missione Sojuz MS-21, la seconda del 2022 per Roskosmos a servizio dell’avamposto orbitale dopo il veicolo cargo Progress MS-19 decollato un mese prima.

La partenza è avvenuta quando in Italia erano le 16:55 (le 20:55 locali) del 18 marzo 2022, mentre all’orizzonte la Stazione si apprestava a sorvolare il sito di lancio 31/6 del Cosmodromo di Bajkonur. Al termine dell’ascesa durata poco più di nove minuti, il vettore Sojuz 2.1a ha regolarmente immesso la Sojuz MS-21 nell’orbita preliminare prevista, dunque nelle migliori condizioni per l’attracco al nodo Pričal secondo lo schema veloce in quattro orbite. Tre ore più tardi circa, la Sojuz era già entrata all’interno la zona di sicurezza intorno all’avamposto (una sfera immaginaria di 400 metri di raggio), con l’equipaggio vigile per l’avvicinamento finale con la porta di attracco inferiore di Pričal. Di solito questo è un processo automatizzato gestito interamente dai computer di volo della capsula, tuttavia a soli 180 metri dalla meta un malfunzionamento al sistema di navigazione Kurs ha reso necessario l’intervento manuale del comandante Oleg Artem’ev per finalizzare l’attracco, avvenuto alle 20:12 italiane. L’esperto cosmonauta, alla sua terza missione nello spazio, coadiuvato dal centro di controllo missione a Korolëv e dai colleghi Matveev e Korsakov, entrambi alla loro prima esperienza in orbita, ha pilotato egregiamente la Sojuz MS-21 a destinazione, archiviando con successo il primo ormeggio al nodo russo.

Video riassuntivo della giornata del lancio. Credit: Gagarin Cosmonaut Training Center via YouTube

Sono state necessarie altre due ore e mezza affinché il terzetto appena arrivato potesse congiungersi con le sette persone di Expedition 66 a bordo dell’avamposto, che nel frattempo si erano radunate in Pričal con in mano le macchine fotografiche per immortalare l’ingresso. Aperti i portelli alle 22:48 nostrane, l’equipaggio della Sojuz MS-21 è stato accolto in modo caloroso, tra i tanti, dal comandante Anton Škaplerov ed è stato accompagnato nel modulo Zvezda per una breve cerimonia di benvenuto in collegamento con il centro di controllo missione e i familiari sulla Terra.

Oleg Artem’ev, Denis Matveev e Sergej Korsakov resteranno in orbita per 195 giorni, dunque indicativamente fino al 29 settembre 2022. Il loro programma di lavoro prevede una cinquantina di progetti di ricerca che spaziano tra studi di biomedica e fisiologia, scienza dei materiali, fisica dei raggi cosmici, ma anche attività educative con le scuole e istituti sulla Terra. Insieme al quartetto a bordo della Crew Dragon della missione Crew-4, che vede nel suo l’equipaggio la “nostra” Samantha Cristoforetti, il cui decollo dal Kennedy Space Center è atteso per il prossimo 19 aprile, i tre cosmonauti formeranno la 67ª missione di lunga durata della Stazione Spaziale Internazionale, meglio nota come Expedition 67.

In merito all’astronauta italiana, nelle tradizionali interviste con i giornalisti a Bajkonur prima del partenza, Oleg Artem’ev ha reso noto che condividerà con lei un’attività extraveicolare (EVA) dal segmento russo per la messa in servizio del braccio robotico europeo (ERA) dal quale dipende la possibilità di rendere il laboratorio Nauka pienamente operativo. Questa è una delle priorità dei cosmonauti, con Roskosmos che ha preventivato sette uscite da qui a settembre: una con la sopracitata coppia Artem’ev-Cristoforetti e le rimanenti sei con Artem’ev e Matveev. Non figura Sergej Korsakov che invece fornirà il suo contributo ai colleghi in esterna dalla postazione di controllo di ERA situata all’interno di Nauka. Benché abbia acquisito le abilità per le EVA al pari dei suoi compagni di equipaggio, tra i tre è l’unico ad avere la qualifica di operatore del braccio robotico.

Dunque non solo scienza, ma anche tante EVA. Il piano sarebbe questo, però come talvolta accade l’imprevisto è dietro l’angolo e i programmi di lavoro possono cambiare in fretta. Lo stesso Artem’ev in conferenza stampa ci ha – tra virgolette – scherzato su asserendo che già farne è da intendersi come una vittoria.

Un giallo che fa discutere

In un primo trimestre del 2022 segnato dalle tensioni in Ucraina, ha colto molti di sorpresa la scelta cromatica dei capi indossati dal terzetto all’ingresso nella Stazione, una volta riposte le tute pressurizzate Sokol: un’uniforme gialla che all’apparenza sembrerebbe un riferimento ai colori della bandiera ucraina. Il cosmonauta Oleg Artem’ev, intervenuto nel canale Telegram di Roskosmos, ha spiegato che il giallo ha tutt’altro rimando e che dunque non ha alcun legame politico con quello che sta succedendo oggi nell’Europa orientale.

Le tute di volo per la missione, per capirci gli abiti indossati da astronauti e cosmonauti per la vita quotidiana, sono confezionate con sei mesi d’anticipo rispetto alla partenza, essendo realizzate su misura per adattarsi perfettamente al fisico di ciascuna persona. L’equipaggio, dietro la guida del personale del Centro di Addestramento Cosmonauti Gagarin, visiona, seleziona e prova più volte il guardaroba spaziale fino a quando non è soddisfatto. La sartoria dell’Istituto dei problemi biomedici dell’Accademia russa delle scienze dà inoltre la possibilità di scegliere la fantasia cromatica che la persona più preferisce, oltre a personalizzare i capi con l’applicazione di decorazioni in aggiunta alla bandiera del paese di origine e ai loghi della missione.

Nel caso specifico di Oleg Artem’ev, Denis Matveev e Sergej Korsakov, il giallo e il blu si rifanno al loro passato accademico, che peraltro li accomuna a una personalità di rilievo. Tutti e tre si sono infatti laureati presso l’Università tecnica statale Nikolaj Bauman di Mosca, la stessa che ha formato studenti divenuti illustri come l’ingegnere aeronautico Andrej Tupolev, il chimico Dimitrij Mendeleev, il cosmonauta Oleg Skripočka, incluso il padre della cosmonautica russa: il capo progettista Sergej Korolëv. Per rendergli omaggio, essendo il 2022 il 115º anniversario della sua nascita, Roskosmos ha adornato con le iniziali e il cognome per esteso il modulo di abitativo della Sojuz, mentre l’equipaggio ha rivisitato lo stendardo dell’università per la grafica dell’emblema della missione.

Emblema della missione Sojuz MS-21

Per quanto si respiri un clima teso per via delle conseguenze globali del conflitto in Ucraina, il dialogo tra le cinque agenzie fondatrici della Stazione Spaziale Internazionale non si è interrotto, garantendo la sicurezza e l’operatività dell’importantissimo luogo di ricerca nello spazio. Sebbene per la prima volta da un ventennio a questa parte tre cosmonauti professionisti hanno preso insieme la via per lo spazio (l’ultimo equipaggio è stato quello della Sojuz TM-28 diretto alla stazione Mir nel 1998) NASA e Roskosmos stanno proseguendo la trattativa per far volare astronauti sulla Sojuz e cosmonauti sulle capsule di SpaceX e Boeing.

Professionalità: è questo il messaggio che traspare dalla risposta di Joel Montalbano (dirigente del programma ISS della NASA) alle domande incalzanti dei giornalisti poste il 14 marzo all’incontro di presentazione alle EVA statunitensi 79 e 80 sugli effetti delle sanzioni contro la Russia. Il dirigente in merito ai voli incrociati ha infatti dichiarato che l’addestramento dei cosmonauti presso le strutture della NASA a Houston e di SpaceX a Hawthorne sono tutt’ora in agenda, così come l’invio della delegazione statunitense a Città delle Stelle per la formazione sulla Sojuz.

Fonte: Space.com

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.