SpaceX lancia altri 60 satelliti Starlink

I primi giorni del 2020 sono stati testimoni del lancio e della messa in orbita del terzo lotto di satelliti Starlink. Un razzo Falcon 9 di SpaceX è decollato martedì 7 gennaio alle ore 02:19 GMT dallo Space Launch Complex 40 di Cape Canaveral con a bordo un distributore contenente 60 satelliti.

Il primo stadio di questo Falcon 9 è stato la vera star di questa missione poiché era al suo quarto volo. Il B1049.4, ovvero il numero seriale che identifica questo primo stadio, aveva precedentemente volato per il primo lotto di satelliti Starlink e per le missioni Iridium-8 e Telstar 18 VANTAGE. Esaurito il suo compito è tornato a Terra atterrando dolcemente sulla piattaforma di atterraggio Of Course I Still Love You che lo aspettava al largo dell’Oceano Atlantico, diventando nel frattempo anche il 48º tentativo di recupero booster. Il primo stadio del Falcon 9 è stato progettato per essere riutilizzato fino a 9 volte con piccoli interventi di manutenzione da effettuare prima di ciascun volo. A oggi, SpaceX deve ancora far volare per cinque volte un suo primo stadio, ma è molto probabile che questo booster potrà volare di nuovo con successo in futuro.

Telecronaca ufficiale del lancio – ©SpaceX

La costellazione dei satelliti Starlink

Anche questo lancio ha fornito il proprio contributo alla proliferazione della costellazione Starlink. Questi piccoli satelliti, dal peso di poco superiore ai 220 chilogrammi, sono stati progettati con l’idea di fornire servizi internet ai territori sorvolati. Con questo lancio, la costellazione ha raggiunto le 180 unità, creando quella che al momento è già la più grande flotta di satelliti in orbita. SpaceX non è l’unica compagnia aerospaziale che desidera diventare anche internet provider. OneWeb ha lanciato il suo primo set di sei satelliti nel 2019, ma SpaceX, con i propri razzi, è riuscita a creare rapidamente una costellazione considerevole. Elon Musk, CEO e fondatore di SpaceX, ha affermato che la compagnia avrà bisogno di avere almeno 400 satelliti in orbita per riuscire a fornire una copertura internet minimale e 800 per fornire una copertura moderata. La commercializzazione dei servizi potrebbe essere avviata già a partire dal 2020 con la copertura di alcune località di Stati Uniti e Canada.

Come funziona Starlink

L’obiettivo del progetto Starlink è la fornitura di un accesso globale a internet ad alta velocità. Con l’attuale tecnologia le aree rurali e remote sono spesso ancora oggi isolate e senza accesso. I tradizionali provider di servizi internet via satellite sono in grado di fornire una copertura con i loro satelliti posti in orbita geostazionaria (circa 35.000 chilometri di altitudine), ma il segnale per giungere a destinazione e tornare al dispositivo di origine deve percorrere una distanza elevata il che si traduce in collegamenti con velocità di connessione poco performanti. Operando a un’altitudine più bassa, SpaceX spera di riuscire a ridurre questo problema per fornire una copertura veloce e affidabile a un prezzo competitivo.

Preservare l’osservazione del cosmo

Non tutti sono entusiasti dell’idea di questo progetto di SpaceX. Gli astronomi hanno espresso preoccupazione per il fatto che i satelliti potrebbero interferire con osservazioni scientifiche cruciali. Già dopo il primo lancio molti osservatori avevano notato che i minuscoli satelliti apparivano in cielo incredibilmente luminosi, anche più di un normale satellite. Questa osservazione ha reso nervosi gli scienziati sulle possibili interferenze con l’osservazione del cosmo. Gli astronomi si affidano a telescopi terrestri per acquisire immagini a lunga esposizione degli oggetti astronomici che desiderano studiare. Quando qualcosa di luminoso entra nel campo visivo del telescopio, questa intromissione potrebbe oscurare l’immagine dell’oggetto osservato. A seguito delle lamentele Elon Musk e SpaceX hanno affermato che avrebbero cercato di ridurre la luminosità dei satelliti. A tal fine la società ha dichiarato che uno dei satelliti del terzo lotto è stato rivestito con un materiale speciale che lo farà apparire meno luminoso. Se questo test avrà esito positivo, le future versioni dei satelliti potrebbero essere rivestite tutte con lo stesso materiale.

Recupero dei fairing

La nave adibita al recupero di una delle due sezioni del fairing, GO Ms. Tree, ha tentato di recuperare al volo una delle due semicarenature del razzo senza però riuscirvi. «Questa volta non lo abbiamo preso, ma ci siamo avvicinati molto», ha dichiarato Laurel Lyons, responsabile SpaceX dei satelliti Starlink. Le carenature sono progettate per proteggere i payload durante le prime fasi del volo. Ogni carenatura è dotata di un proprio sistema di navigazione che le permette di planare dolcemente. La carenatura del carico utile del razzo Falcon 9 è suddivisa in due sezioni che vengono sganciate e rilasciate quando il razzo raggiunge lo spazio. Visto che ogni carenatura costa circa 3 milioni di dollari, SpaceX ha ideato un metodo di recupero, basato su navi dotate di grandi reti montate sopra di esse, per catturarle e riutilizzarle nei voli futuri realizzando un risparmio di denaro. Fino ad oggi, GO Ms. Tree (la nave precedentemente conosciuta con il nome di Mr. Steven) è riuscita ad effettuare due recuperi. SpaceX aveva acquistato una seconda nave, chiamata GO Ms. Chief, per adibirla al recupero della seconda sezione del fairing, ma ora si trova in un bacino di carenaggio per la riparazione dei danni subiti durante la sua ultima missione.

Fonte: SpaceX

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.