Il successo del primo volo da Kourou del 2020 inaugura un anno ambizioso per Arianespace

Lo scorso 16 gennaio, alle 18:05 locali (in Italia erano le 22:05), un Ariane 5 è decollato dal complesso di lancio n. 3 (ELA-3) dello spazioporto europeo della Guiana francese, con a bordo due satelliti per comunicazioni, EUTELSAT KONNECT e GSAT-30. La missione, denominata VA251, la 315ª di un razzo della famiglia Ariane e la 107ª della versione 5, era stata originariamente programmata il 2019, ma è slittata al nuovo anno per ritardi dovuti sia al lanciatore che al payload.

Decollo della missione VA251 da Kourou. Credit: ESA-CNES-Arianespace

L’Ariane 5, che trasportava un carico di quasi 8 tonnellate (7.888 kg), si è sollevato dalla piattaforma a T+7 secondi, quando la spinta dei due booster a propellente solido (EAP) si è unita quella del motore criogenico Vulcan 2 dello stadio core (EPC), accesosi pochi istanti prima, fornendo un thrust complessivo di 13.000 kN. Il razzo ha illuminato in modo suggestivo il crepuscolo di una serata un po’ nuvolosa, ma con ampi squarci di sereno che hanno permesso di seguire da terra gran parte delle prime fasi del volo, incluso il distacco dei propulsori laterali a T+2 minuti e 21 secondi, a una quota di circa 66 km.

Pochi secondi dopo il distacco, i due booster si allontano dal core che prosegue il suo volo. Credit: Arianespace.

L’EPC ha continuato il suo lavoro per altri 6 minuti, fino a circa 215 km di altitudine. È spettato poi all’upper stage criogenico ESC-A, con una sola accensione di oltre 16 minuti, guadagnare la velocità orbitale e innalzare il perigeo ai 35.761 km dell’orbita di trasferimento programmata.

27 minuti e 30 secondi dopo il lancio, sopra i cieli dell’Africa equatoriale, è stato rilasciato EUTELSAT KONNECT che, come il nome lascia intendere, sarà operato da Eutelsat, l’azienda europea con sede a Parigi che già possiede una flotta di una quarantina di satelliti per telecomunicazioni con cui offre servizi televisivi, radio e Internet. Eutelsat è un cliente affezionato di Arianespace, che dal 1983 a oggi ha lanciato 34 dei suoi satelliti (la metà di tutti i satelliti dell’azienda, compresi ovviamente quelli che non sono più operativi) e ha già in cantiere cinque voli futuri.

EUTELSAT KONNECT durante le operazioni di trasporto al pad. Credit: ESA-CNES-Arianespace

EUTELSAT KONNECT, che pesava al lancio 3,619 tonnellate, è stato costruito da Thales Alenia Space ed è il primo veicolo che utilizza la nuova piattaforma NEO satellite, sviluppata in collaborazione con l’agenzia spaziale francese (CNES) ed ESA (non a caso il direttore generale Jan Wörner ha assistito al lancio). Come i satelliti più moderni, KONNECT è dotato di una propulsione totalmente elettrica ed è progettato per una vita operativa di almeno 15 anni. Il payload sarà attivo in banda Ka e potrà complessivamente trasmettere 75 gigabit al secondo. Ciò permetterà a Eutelsat di rendere disponibili in una cinquantina di paesi, tra Europa ed Africa, servizi Internet per aziende e privati, garantendo a ciascun cliente una banda di 100 Mb/s.

Un minuto e mezzo dopo il primo satellite è stato rilasciato il SYLDA (acronimo francese per “SYstème de Lancement Double Ariane”, una sorta di contenitore interno, che consente di collocare due satelliti uno sopra l’altro all’interno dell’ogiva) e poi, a T+38 minuti e 25 secondi, proprio mentre sorvolava la sua patria, il satellite indiano GSAT-30.

Anche ISRO, per quanto l’agenzia spaziale indiana abbia sviluppato un proprio lanciatore per collocare satelliti in orbita geostazionaria, resta un ottimo cliente per Arianespace, con 24 contratti di lancio firmati dal 1981 a oggi. GSAT-30, con una massa di 3,357 tonnellate, è stato costruito sulla piattaforma ISRO I-3K ed è dotato di transponder i banda C e Ku. Collocato in GEO a 83° Est, ossia alla longitudine della penisola Indiana, offrirà servizi di televisivi e di comunicazione a tutto il subcontinente, isole comprese.

GSAT-30, dopo l’arrivo a Kourou, viene predisposto per gli ultimi test. Credit: ESA-CNES-Arianespace

Anche Arianespace punta a un 2020 da record

Il primo successo del nuovo anno manda definitivamente in archivio un 2019 che per Arianespace è stato un po’ deludente. 8 lanci riusciti, con 15 satelliti messi in orbita (pari a una massa di 40.520 kg), è uno dei peggiori risultati degli ultimi tempi. Occorre infatti tornare al 2013 per trovare un bilancio inferiore.

Lanci effettuati da Arianespace, con indicazione del numero di satelliti e della massa complessiva, nel decenno 2010-2019. Le cifre includono nel 2019 il Vega VV15, che non ha raggiunto l’orbita, e nel 2018 il parziale fallimento dell’Ariane 5 VA 241. Fonte: Arianespace

C’è però da dire che l’azienda ha mantenuto le sue posizioni sul mercato, nonostante l’accresciuta concorrenza. La stessa contrazione del 2019 non è dovuta a una diminuzione dei contratti, ma ai ritardi. Dei 12 voli inizialmente programmati per lo scorso anno (che avrebbero uguagliato il numero massimo raggiunto da Arianespace nel 2015) uno era per l’appunto quello che è decollato il 16 gennaio, mentre altri due, che prevedevano l’impiego del lanciatore Vega, sono stati congelati dopo l’incidente del 10 luglio (VV15, con a bordo il satellite Falcon Eye 1 degli Emirati Arabi Uniti).

In un’intervista di pochi giorni fa citata da Space News, il CEO di Arianespace Stéphane Israël, ha tenuto inoltre a sottolineare che, nonostante il calo, l’azienda ha mantenuto la sua leadership nel mercato dei satelliti diretti all’orbita geostazionaria. Con soli quattro voli Ariane 5 ne ha lanciati 8, mentre SpaceX si è fermata a 5 e International Launch Services (che commercializza i voli Proton) a 2 appena.

Il CEO di Arianespace, Stéphane Israël, parla ai presenti nella Jupiter Control Room, dopo il successo del 16 gennaio. Credit: Arianespace

Ma anche per Arianespace il 2020 sarà l’anno della svolta, dal momento che, a detta di Israël, ci sono le condizioni per arrivare alla cifra record di ben 22 lanci e 300 satelliti in orbita.

Come SpaceX punta a incrementare i propri numeri attraverso il dispiegamento di Starlink, così Arianespace aspira a raddoppiare, quasi, il suo massimo attraverso la costruzione di una costellazione satellitare per servizi Internet. Parliamo in questo caso del progetto di OneWeb, la startup con base nel Regno Unito fondata nel 2012, che conta di iniziare, l’anno prossimo, a offrire un servizio di Internet satellitare a larga banda su scala mondale. L’azienda intende ultimare quanto prima la collocazione in orbita bassa di un primo network costituto da 650 satelliti realizzati da Airbus Defence and Space e ha già ordinato ad Arianespace 21 voli su lanciatore Sojuz.

Il primo è già stato effettuato il 27 febbraio scorso ed ha portato in orbita polare, a 1.000 km di quota, i primi sei satelliti. Dei successivi voli, che ne avranno a bordo 34 l’uno, 8 partiranno quest’anno. A complicare il lavoro di chi compila le statistiche dei lanci spaziali si aggiunge la circostanza che tutti partiranno dai cosmodromi russi di Bajkonur e Vostočnyj. Non sarà perciò scontato classificarli come “lanci europei”, come solitamente si fa per i voli Arianespace. Dal canto suo Roscosmos, che da sempre considera russi anche i voli Sojuz che partono da Kourou (in fondo, non solo i veicoli sono costruiti in Russia, ma russa è anche una parte del personale che opera in Guiana), ha già inserito gli 8 OneWeb nei propri programmi per il 2020 e, non a caso, conta sul loro numero per parlare di un anno record.

I veicoli che decolleranno quest’anno dallo spazioporto della Guiana francese saranno perciò 14. Identificarli in modo certo non è ancora possibile, tuttavia tra essi ci saranno almeno 5 (compreso quello che ha volato il 16 gennaio) degli 11 Ariane 5 ancora disponibili prima del pensionamento del glorioso lanciatore e almeno altri 2 Sojuz-ST. Il primo di questi, che dovrebbe partire in marzo, sarà dedicato al satellite Falcon Eye 2. Dopo aver perso il primo, nell’incidente del 10 luglio, il governo degli Emirati Arabi Uniti ha ottenuto il cambio del vettore, per non dover subire ulteriori ritardi, a causa della sospensione delle operazioni del Vega.

Quest’ultimo, comunque, tornerà a volare, probabilmente nella prima metà dell’anno, con la Small Spacecraft Mission Service, una missione “rideshare”, ossia di volo condiviso,che avrà a bordo ben 42 piccoli satelliti. Prima della fine dell’anno ci sarà spazio per un altro paio di missioni Vega.

Rappresentazione artistica del razzo europeo Ariane 6. Credits: ESA-CNES-Arianespace, Photo Optique Vidéo CSG

Nel novero dei lanci Arianespace del 2020 rientrano inoltre due attesi debutti. Intorno terzo trimestre dell’anno decollerà il primo Vega-C, con a bordo il satellite dell’Agenzia Spaziale Italiana Lares-2, per lo studio del campo gravitazionale terreste. Negli ultimi tre mesi, dopo il completamento dei lavori per la nuova zona di lancio ELA-4, è invece atteso il primo volo dell’Ariane 6, che collocherà in orbita polare, a 500 km, un ulteriore lotto di 36 satelliti OneWeb. Il nuovo lanciatore pesante di Arianespace farà la sua prima comparsa nella configurazione 62, ovvero con due booster a propellenti solidi. Per vedere la versione 64, con quattro razzi laterale, bisognerà attendere il 2021.

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Roberto Mastri

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