Primo test supersonico di una nuova serie per Virgin Galactic

Ieri Virgin Galactic ha condotto con successo il primo test propulsivo dall’incidente mortale del 2014: a volare è stato il secondo dei veicoli SpaceShipTwo, denominato VSS Unity, superando la barriera del suono e raggiungendo Mach 1,87.

Dopo la tragedia del 31 ottobre 2014, la strada seguita da Virgin Galactic per mettere a segno voli suborbitali commerciali, è stata costantemente in salita. Anche per quello, il test di ieri ha il sapore della rivincita ed è un successo che avvicina l’azienda di Richard Branson al tanto agognato obiettivo. La navetta battezzata VSS Unity nel febbraio del 2016, ha volato ieri con il proprio propulsore, mettendo fine al lungo periodo che l’aveva vista solcare i cieli esclusivamente in voli planati. Intorno alle 18.00 ora italiana di ieri, Unity si è staccata dall’aereo WhiteKnightTwo e ha acceso i motori con una spinta durata 30 secondi, che ha permesso al veicolo di raggiungere una velocità massima di Mach 1,87 ed un’altitudine di 25.686 metri.  Dopo l’accensione e il volo, VSS Unity ha attivato il feathering system, ovvero letteralmente il sistema di “piume” laterali sulla struttura a doppia trave di coda che ha consentito un rientro planato sicuro verso il Mojave Air and Space Port in California.

Il volo era il primo ad essere condotto a mezzo di propulsore da due anni a questa parte, al quale si è giunto dopo più di 12 mesi di voli planati iniziati nel dicembre del 2016, l’ultimo dei quali era avvenuto l’11 gennaio scorso. Questo volo ha previsto una spinta propulsiva più lunga di quelli compiuti nel 2014. Nel volo del gennaio 2014, per esempio, la precedente navetta SpaceShipTwo aveva raggiunto la velocità di Mach 1,4 e un’altitudine di 21.000 metri. Quello era stato il terzo volo per la Virgin Galactic: al quarto, avvenuto il 31 ottobre 2014, ci fu la tragedia che vide la navetta andare in pezzi pochi secondi dopo l’accensione, determinando la morte del co-pilota Michael Alsbury e il ferimento del pilota Peter Siebold. L’indagine condotta aveva chiarito come Alsbury avesse innestato l’apertura del feathering system con eccessivo anticipo rispetto al previsto, addirittura mentre il veicolo si trovava ancora oltre la velocità del suono, causando così un cedimento strutturale determinato dalle azioni aerodinamiche. L’indagine aveva altresì chiarito le responsabilità dello sviluppatore della navetta, la Scaled Composite, nella realizzazione di componenti strutturali sottodimensionati che avrebbero contribuito al verificarsi dell’incidente, proprio in relazione alla mancata previsione di quanto accaduto in seguito all’azionamento delle “piume” laterali. La seconda navetta, ora chiamata VSS Unity, era già stata costruita al tempo dell’incidente, ma la decisione di Virgin Galactic, ora unica a controllare la Spaceship Company, azienda assemblatrice dei veicoli, era stata quella di continuare a sviluppare la navetta superstite.

Il volo di ieri è il primo di una serie di test pianificati dalla Virgin Galactic per migliorare le prestazioni della navetta e prepararla al passo definitivo che dovrebbe vederla in grado di condurre voli commerciali, indirizzati sia al turismo spaziale, sia alla ricerca in micro-gravità. Anche l’ASI ha sottoscritto un accordo preliminare con l’azienda di Branson per lo svolgimento di future missioni di ricerca in voli suborbitali a bordo di veicoli SpaceShipTwo. Non è però ancora noto al momento il numero di voli che saranno necessari prima che la VSS Unity entri in funzione come navetta commerciale. Richard Branson non ha mai perso il suo ottimismo: difficile non tornare con la memoria all’offerta fatta a Stephen Hawking di volare tra i primi a bordo della VSS Unity nel 2016. Il proprietario della Virgin Galactic contava a quel tempo di avere il volo inaugurale compiuto per la seconda metà del 2018, ma come è evidente la previsione è stata smentita dagli eventi. Di certo c’è che il test supersonico di ieri ha generato una quantità di dati che gli ingegneri di Virgin Galactic e della Spaceship Company analizzeranno nei prossimi mesi in vista sei successivi voli e della fase finale del progetto.

 

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Massimo Orgiazzi

Appassionato di astronomia, astronautica e scienza, nella vita è ingegnere. Ha scritto narrativa, poesia e critica letteraria, ha una passione per il cinema e organizza rassegne cineforum. Twitta in inglese di spazio e scienza con l'handle @Rainmaker1973

Una risposta

  1. MayuriK ha detto:

    Finalmente! E’ un grande passo per il progetto, spero di vederne altri nei prossimi mesi.