La NASA sta valutando l’acquisto di altri cinque voli Sojuz per la ISS
La NASA potrebbe acquistare fino a cinque posti su futuri voli Sojuz tra 2017 e 2019; lo rivela un documento apparso il 17 gennaio sul sito in cui vengono pubblicate le business opportunities riguardanti il governo federale americano, confermato e chiarito dalle dichiarazioni di John Elbon, vice presidente e general manager della divisione Space Exploration di Boeing. In un’intervista riportata da SpaceNews Elbon ha parlato come una delle parti in causa, dal momento che, se la transazione andrà in porto, l’agenzia spaziale statunitense acquisterà i “seggiolini Sojuz” non direttamente da Roscomos ma da Boeing.
La mediazione dell’azienda che sta costruendo lo Starliner, ossia uno dei veicoli che libereranno gli americani dalla dipendenza dalle Sojuz, può apparire a prima vista contraddittoria, ma si spiega facilmente tenendo presente la lunga diatriba legale che si è sviluppata negli ultimi anni attorno alla piattaforma galleggiante per lanci spaziali Sea Launch.
Nel maggio scorso una corte federale ha riconosciuto a Boeing il diritto ad un rimborso di 320 milioni di dollari da parte della russa Energia, la società produttrice delle capsule Sojuz e Progress. Dopo la sentenza, le parti avrebbero deciso di chiudere il contenzioso con un accordo i cui termini esatti, secondo Elbon, sono destinati a rimanere privati, ma che prevedono, tra le altre cose, l’offerta in qualità rimborso dei cinque voli Sojuz.
L’iniziativa – ha precisato Elbon – non è partita dalla NASA ma da Boeing. Da quando ha iniziato ad avvicinarsi la scadenza del 2018, infatti, l’agenzia spaziale si è sempre mostrata restia a rinnovare il contratto che dal 2011, anno del ritiro dello Shuttle, consente agli astronauti americani di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale. Si riteneva che per quella data sarebbero state ormai operative le nuove capsule commerciali sviluppate da Boeing e da SpaceX. Un analogo diniego è stato espresso nell’autunno scorso, quando Roscosmos, per motivi economici, ha deciso di ridurre a due membri l’equipaggio russo a bordo della ISS, perlomeno fino al lancio del modulo MLM “Nauka” che, mentre scriviamo, risulta ancora in programma per la fine del 2017. In quell’occasione il presidente di dell’agenzia russa, Igor Komarov, dichiarò che i posti liberi erano a disposizione dei partner della Stazione Spaziale Internazionale; ma l’offerta sembrò cadere nel vuoto.
Probabilmente, a dispetto delle smentite ufficiali, non erano del tutto prive di fondamento le voci secondo le quali la NASA stesse invece considerando seriamente la possibilità di prorogare il contratto di trasporto su Sojuz, almeno fino al 2019. È anche difficile ipotizzare che Boeing abbia accettato di inserire i cinque posti nel suo accordo con Energia senza avere alcuna garanzia di poterli piazzare. Fatto sta che – secondo quanto rivelato da Elbon – quando si è profilata la proposta acquisto, l’agenzia americana si è manifestata piuttosto interessata.
La Sojuz MS-02 durante la preparazione a Bajkonur. Credit: RoscosmosDal documento pubblicato dalla NASA, una presolicitation rivolta ad altri soggetti commerciali in grado di fornire il medesimo servizio (un procedimento necessario prima di concedere l’appalto direttamente a Boeing), apprendiamo che le opzioni che verranno valutate sono due.
La prima riguarda la partenza di due astronauti, nell’autunno del 2017 e nella primavera del 2018, sfruttando i posti lasciati liberi dalla riduzione degli equipaggi russi (al momento sembrerebbero prevedere seggiolini vuoti i voli che porteranno sulla ISS l’Expedition 53/54, nel settembre 2017, e l’Expedition 55/56, nel marzo 2018). In questo caso verrebbe anticipato il progetto, inizialmente previsto solo dopo l’entrata in esercizio del Commercial Crew Program, di portare a quattro il numero degli occupanti del settore americano della stazione spaziale. “L’aggiunta di un membro in più all’equipaggio degli Stati Uniti nel 2017 e nel 2018 potrà essere di grande aiuto per l’attività di bordo e garantire più ore per la ricerca scientifica”, ha osservato Elbon.
Ma la NASA sta anche considerando di acquistare da Boeing il trasporto di altri tre astronauti su voli programmati per il 2019, ossia nel periodo in cui dovrebbe essere pienamente operativo il trasporto commerciale. Ciò fornirebbe la garanzia di un backup, qualora Boeing e SpaceX incontrassero ulteriori ritardi nello sviluppo dei loro veicoli. Il documento pubblicato il 17 gennaio conterrebbe perciò una delle prime ammissioni ufficiali della possibilità che l’avvio del programma possa essere posticipato, per quanto lo stesso Robert Lightfoot, che proprio in questi giorni ha assunto transitoriamente la funzione di Amministratore della NASA, esplicitamente interpellato su questo punto, abbia sostenuto di non avere dubbi che le due compagnie saranno pronte per il volo entro il 2018.
A tutt’oggi, per la Dragon, i voli di sperimentali sono previsti per novembre 2017 (Crew Dragon Demonstration Mission 1, senza equipaggio) e maggio 2018 (Crew Dragon Demonstration Mission 2, con equipaggio). Per lo Starliner le missioni analoghe sono in calendario per giugno (Orbital Flight Test) e agosto (Crew Flight Test) 2018. Se tutto va bene, entrambi i veicoli saranno certificati per la fine del 2018, permettendo l’inizio delle missioni commerciali nel 2019.
Questa prospettiva può ancora concretizzarsi, ma i ritardi accumulati dalle due aziende, quantificabili in 20 mesi per SpaceX e in 16 per Boeing, hanno ormai limato ogni margine di manovra. Lo stesso general manager di Boeing Space Exploration non ha alcuna difficoltà ad ammettere che, considerate le incertezze presenti in ogni programma di sviluppo, il fatto che la NASA si procuri qualche ulteriore garanzia di poter inviare i propri astronauti sulla ISS nel 2019 rappresenta una misura di prudenza più che giustificata.
Secondo Elbon la NASA inizierà le trattative con Boeing per i primi due voli già alle fine di gennaio, mentre per esercitare l’opzione sui posti nel 2019 avrà tempo fino all’autunno del 2017. I costi dell’operazione non sono per ora stati esplicitati. Dopo il ritiro dello Shuttle i prezzi dei viaggi sulle Sojuz sono quasi triplicati e quando, nel 2015, la NASA firmò l’ultimo accordo con Roscosmos, i sei posti per gli astronauti sui voli del 2018 furono ceduti a ben 81,9 milioni di dollari ciascuno. Boeing – ha assicurato Elbon – non è intenzionata a pretendere più di quanto sia stato pagato in passato.
Fonte: NASA
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