Sono 14 i satelliti della costellazione Galileo

Era ancora buio allo spazioporto di Kourou, nella Guiana Francese, martedì 23 alle 5.48 (le 10.48 in Italia), quando il Sojuz ST-B/Fregat si è staccato dalla piattaforma di lancio, iniziando la missione Galileo FOC M5 che, dopo un volo perfetto, ha permesso l’inserimento nell’orbita prevista dei satelliti 13 e 14 del programma europeo Galileo.

 

La più grande costellazione satellitare europea

“Con questo lancio da manuale – ha commentato Jan Woerner, Direttore Generale di ESA – si sono aggiunti altri due satelliti a quella che è diventata la più grande costellazione europea”. Grazie a Galileo FOC M5, infatti, il programma per lo sviluppo di un sistema civile globale di navigazione satellitare, finanziato dalla Commissione Europea e realizzato in partnership con ESA, può contare su una flotta di 14 satelliti, quasi la metà di quelli previsti, tutti messi in orbita da Arianespace.

Rappresentazione artistica della costellazione Galileo con 30 satelliti. Credit: ESA-P. Carril

Rappresentazione artistica della costellazione Galileo con 30 satelliti. Credit: ESA-P. Carril

Il primo lancio (Galileo IOV 1-2) è avvenuto il 21 ottobre del 2011 (e ha coinciso con il primo volo del vettore Sojuz dalla Guaina). Galileo IOV 3-4, che completava la fase di validazione, è seguito un anno dopo, il 12 ottobre 2012.

La seconda fase, denominata FOC, (Full Operational Capability) è iniziata il 22 agosto del 2014 con i Galileo 5-6 che, anche se immessi in un’orbita non conforme, sono stati parzialmente integrati nel network.  Nel 2015 si sono aggiunte le coppie 7-8, 9-10 e 11-12, rispettivamente attraverso i voli Sojuz decollati il 27 marzo, il 10 settembre e il 17 dicembre.

La campagna di preparazione

La campagna di lancio della quinta missione Galileo FOC era iniziata quasi due mesi fa, con le prime operazioni di preparazione del vettore.

I Galileo 13 e 14 stanno per essere chiusi nel fairing. Credit: ESA-CNES-Arianespace

I Galileo 13 e 14 stanno per essere chiusi nel fairing. Credit: ESA-CNES-Arianespace

In aprile sono giunti a Kourou i due satelliti, prodotti dalla HBO System di Brema, che hanno poi attraversato tutte le fasi di test, sono stati riforniti di carburanti e infine sono stati trasferiti, il 20 maggio, alla zona di lancio Sojuz, posta qualche chilometro più a Nord della piattaforma di partenza degli Ariane 5.

Il modulo Fregat e i satelliti sono trasportati alla torre di servizio mobile per l'integrazione sul vettore Sojuz. Credit: ESA-CNES-Arianespace

Il modulo Fregat e i satelliti sono trasportati alla torre di servizio mobile per l’integrazione sul vettore Sojuz. Credit: ESA-CNES-Arianespace

Dopo l’integrazione con il lanciatore, tutte le verifiche hanno dato esito positivo e hanno permesso il decollo nella data e nell’orario programmati.

Le prime fasi della missione

I due satelliti dovevano raggiugere un’orbita MEO, ossia un’orbita circolare collocata ad un’altezza di 23.522 km e con un’inclinazione di 57,395 gradi; l’ascesa ha perciò richiesto quasi quattro ore.

Profilo di volo del Fregat. Credit: Arianespace

Profilo di volo del Fregat. Credit: Arianespace

Dopo i 9 minuti di volo dei tre stadi Sojuz, il Fregat si è acceso per 13 minuti, seguiti una lunga fase di volo inerziale, durante la quale il modulo propulsivo e i due Galileo si sono allontanati progressivamente dalla terra. A 3 ore e 38’ minuti dal lancio si è avuta una seconda accensione di circa 4 minuti e quindi l’immediata separazione del payload.

La Main Control Room presso ESA/ESOC di Darmstadt, Germania

La Main Control Room presso ESA/ESOC di Darmstadt, Germania

Mentre per gli uomini di Arianespace era il momento per rilassarsi e compiacersi per un altro volo ottimamente riuscito, per i tecnici di ESA e CNES, l’agenzia spaziale francese, al lavoro presso il centro di controllo ESOC di Darmstadt, iniziava la fase più critica, con l’acquisizione del segnale dei satelliti attraverso le stazioni di Dongara, in Australia, e Kerguelen Island, nell’Oceano Indiano, la verifica della “salute” dei due gemelli, del loro assetto e della energia erogata dai pannelli solari, che si erano aperti in modo automatico subito dopo il distacco.

Le delicata fase di preparazione, che prevede anche manovre per perfezionare il posizionamento, dureranno ancora un po’. Sarà solo dopo nove giorni dal lancio che i satelliti saranno presi in gestione dal Centro di Controllo Galileo di Monaco per le operazioni di routine e dal centro ESA di Redu (Belgio) per altri test analitici.

Le prossime tappe del programma

“Questo lancio segna un punto di svolta nel programma Galileo, perché ora il focus passa dalla collocazione dei satelliti alle operazioni e ai servizi” – ha detto Paul Verhoef, Direttore ESA del Programma Galileo e delle correlate Attività di Navigazione. E in effetti la Commissione Europea ha in programma di avviare i servizi aperti di localizzazione e sincronizzazione (del tutto simili a quelli che usiamo grazie alla rete GPS), su un’area di copertura limitata, entro la fine dell’anno.

Test del supporto per Ariane 5 con i modelli di quattro satelliti Galileo. Credit: ESA

Test del supporto per Ariane 5 con i modelli di quattro satelliti Galileo. Credit: ESA

Ma prima di allora la costellazione sarà ulteriormente potenziata. I prossimi 12 satelliti saranno messi in orbita, quattro per volta, attraverso il vettore Ariane 5. Il primo di questi voli è già programmato per il 17 novembre prossimo. Il lanciatore pesante di Arianespace volerà nella configurazione ES, dotata di un secondo stadio in grado di effettuare più accensioni, che sarà impiegato per la prima volta nel particolare profilo di missione, caratterizzato da una lunga fase balistica, necessario per la collocazione in orbita dei satelliti Galileo.

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Roberto Mastri

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