Crew Dragon esordisce con un Pad Abort test

SpaceX ha felicemente completato il primo test di volo del prototipo della nuova capsula Crew Dragon con una simulazione reale di un Pad Abort sulla rampa di lancio, necessaria a validare il sistema di emergenza in vista dei futuri voli con equipaggio.

Il test ha avuto luogo alle 9 del mattino di mercoledi 6 maggio, dal Launch Complex 40 della Cape Canaveral AFS ed è durato complessivamente 96 secondi, dal lancio allo splashdown.
Con soli 6 secondi di spinta, la capsula, completa di un finto modulo di servizio fornito di alette aerodinamiche, è stata portata ad un’altezza di 1187 metri ed una distanza laterale verso est di 1202 metri, registrando un’accelerazione massima di 6g ed una velocità di 155m/s.

All’apice della parabola la capsula si è separata dal modulo posteriore e si è capovolta con lo scudo termico verso la direzione di marcia per favorire l’apertura dei paracadute secondari, seguiti poco dopo dai classici tre paracadute principali che ne hanno rallentato la discesa fino all’ammaraggio nell’oceano.

L’innovativo sistema di emergenza si basa su 8 motori SuperDraco, prodotti da SpaceX con la tecnica della stampa 3D utilizzando una lega di nichel e ferro chiamata Inconel, che fanno parte del corpo stesso della capsula, a differenza di quanto avveniva in passato con la classica torre di emergenza posta sopra la capsula (Mercury, Apollo, Sojuz e Shenzhou) o con i seggiolini eiettabili (Vostok e Gemini), mentre sia le capsule Voskhod che lo Space Shuttle non erano provvisti di tali sistemi di emergenza.
Gli stessi propulsori sono stati progettati per essere utilizzati anche durante una qualsiasi anomalia lungo l’ascesa verso l’orbita che richieda l’allontanamento rapido dal vettore ed inoltre, alla fine di una missione nominale, per l’atterraggio controllato al suolo senza l’ausilio dei paracadute.

A bordo della capsula era stato posizionato un manichino completo di sensori per registrare le condizioni a cui un equipaggio verrebbe sottoposto in una situazione simile.
Il fondatore di SpaceX Elon Musk a riguardo a detto: ” È stato un grande risultato, se ci fossero stati degli astronauti a bordo starebbero tutti benissimo”.
Ha inoltre reso noto che uno degli 8 propulsori ha avuto dei problemi a causa di un’anomalia di miscelazione tra l’idrazina ed il tetrossido di azoto, ma che comunque il sistema è stato progettato per funzionare regolarmente con anche solo 4 propulsori.

La capsula è stata prontamente recuperata ed a breve verrà riportata negli stabilimenti della compagnia a McGregor in Texas dove verrà sottoposta a dettagliati controlli e preparata per il prossimo Launch Abort Test dalla Vandenberg AFB in California, che si svolgerà entro la fine dell’anno.
Questa volta la capsula verrà lanciata a bordo di un Falcon 9 e dovrà effettuare le stesse manovre ma ad un’altezza di qualche decina di chilometri, mentre sarà sottoposta a notevoli stress aerodinamici.

Se anche questo test avrà esito positivo lo sviluppo della Crew Dragon proseguirà con una missione automatica verso la Stazione Spaziale Internazionale e successivo rientro a terra e quindi, nel 2017, ci sarà finalmente la prima missione orbitale con equipaggio.
SpaceX infatti sta sviluppando la Crew Dragon secondo il contratto stipulato con la NASA, unitamente a Boeing e la sua capsula CST-100, per garantire agli Stati Uniti l’invio verso la ISS dei propri astronauti che, dal pensionamento dello Space Shuttle avvenuto nel 2011, dipendono unicamente dalle navicelle Sojuz russe.

Il video del test.

Fonte e foto credit: SpaceX

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.