L+72, L+73: Il vuoto in una stanza

Samantha Cristoforetti con il tubo di collegamento al vuoto del vestibolo Nodo 1-PMM. Credit: ESA/NASA
Samantha Cristoforetti con il tubo di collegamento al vuoto del vestibolo Nodo 1-PMM. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 07/02/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione da 72 e 73 (3–4 febbraio 2015)—Oggi è sabato e, wow, questa è stata una settimana intensa! Non ho avuto molto tempo per aggiornarvi sul nostro lavoro e la vita quassù, sfortunatamente. Ma, hei, possiamo sempre recuperare un po’, quindi vediamo cosa è accaduto sulla ISS all’inizio della settimana.

Martedì scorso ho fatto qualcosa che non capita tutti i giorni: ho depressurizzato fino al vuoto una parte della Stazione Spaziale. Non un airlock, quelli in realtà esistono proprio per quello scopo.

Un vestibolo: è il piccolo volume che si crea quando due moduli della ISS vengono collegati insieme. Proprio come se a casa vostra non aveste una porta fra due stanze, ma due, con un piccolo spazio nel mezzo che diventa una piccola “stanza” per conto suo se chiudete entrambe le porte. Sulla ISS chiamiamo “vestibolo” quel piccolo volume fra i portelli. Immaginate di volervi assicurare che entrambi quei portelli non abbiano perdite—il modo migliore di fare questo controllo di tenuta stagna è depressurizzare il vestibolo fra i portelli. Se dell’aria arriva nel vestibolo, alzando la pressione, c’è una perdita nelle guarnizioni del portello. Ecco come si procede: si collega il volume del vestibolo a un punto di accesso al vuoto e si fa uscire all’esterno tutta l’aria; quindi si misura la pressione residua, che sarà molto vicina a zero (nel mio caso era di circa 3 mm Hg), e poi si aspettano 24 ore e si controlla di nuovo la pressione. Naturalmente, non esiste una guarnizione perfettamente a tenuta, si verificherà sempre una certa perdita.

Nel caso del vestibolo, la mia procedura lo definiva un buon controllo di tenuta se l’aumento di pressione nel vestibolo dopo 24 ore fosse stato minore di 5 mm Hg.

Scommetto che a questo punto sarete curiosi… di quali portelli abbiamo controllato la tenuta e perché? Beh, non sono sicura che ne abbiate già sentito parlare, ma presto faremo un po’ di ristrutturazione sulla Stazione Spaziale. È ora di ravvivare un po’ la distribuzione delle stanze! Il nostro modulo PMM, che è attualmente collegato al portello nadir [la direzione verso il basso—N.d.T.] del Nodo 1, verrà riposizionato al portello anteriore del Nodo 3, e il portello nadir del Nodo 1 otterrà un aggiornamento di lusso che lo renderà in grado di ricevere dei veicoli in visita. Quindi abbiamo effettuato il controllo di tenuta del vestibolo fra il PMM e il Nodo 1, per assicurarci che quei portelli non perdano, perché verranno esposti al vuoto quando eseguiremo il riposizionamento più in là quest’anno. Inoltre, poco prima del controllo di tenuta Terry e io abbiamo installato un passante: è qualcosa che permette a un collegamento via cavo di passare attraverso un foro nel guscio a pressione—si collega un cavo da un lato, diciamo all’interno, e poi si collega il proseguimento del cavo all’altro lato del passante, diciamo all’esterno. Il passante viene inserito in un foro e ha delle guarnizioni per assicurarsi che l’aria non esca.

Sarete lieti di sapere che il vestibolo ha superato il controllo di tenuta, quindi entrambi i portelli e il passante appena installato sono in buona forma. Una bella notizia, eh? Fra l’altro, quello che vedete nella foto è il lungo tubo di prolunga che abbiamo usato per collegare il vestibolo al vuoto: doveva estendersi lungo tutto il Laboratorio fino al punto di accesso al vuoto. Forse sono solo io, ma collegare qualcosa al vuoto è decisamente una cosa che impone attenzione: non c’è nulla di particolarmente complicato nell’attrezzatura per depressurizzare il vestibolo, ma l’ho ricontrollata più e più volte prima di aprire la valvola di equalizzazione che ha effettivamente espulso l’atmosfera del vestibolo nello spazio. In realtà, per un momento ho avuto perfino la sensazione che le mie orecchie si stessero stappando, il che sarebbe stato un indizio della diminuzione della pressione in cabina; ma gli indicatori di pressione erano stabili, quindi è stato probabilmente il sibilo dello svuotamento in corso a giocare uno scherzo ai miei timpani.

Mercoledì è stata per me una di quelle giornate del tipo “tenere-la-Stazione-in-forma”. Oltre a smontare l’attrezzatura per il controllo di tenuta, ho lavorato per esempio a un’attività periodica di monitoraggio ambientale che analizza la nostra acqua potabile alla ricerca di coliformi e altre crescite microbiche nei campioni dalle nostre tubazioni dell’acqua potabile dopo 48 ore di incubazione. Fortunatamente, ho potuto riferire che non c’è alcuna colonia batterica sul dispositivo di cattura microbica e nessuna colorazione magenta nel pacchetto di rilevamento dei coliformi, indicando un risultato negativo. È sempre bello avere la conferma che la nostra acqua potabile è sicura!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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Samantha Cristoforetti

Ingegnere ed ex ufficiale dell'Aeronautica Militare, dal 2009 è un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ha volato nello spazio per 199 giorni, dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015 per la missione Futura, svoltasi a cavallo tra Expedition 42 ed Expedition 43.