Juno sorvola la Terra e si avvia verso Giove

La sonda della NASA, Juno, ha completato il sorvolo della Terra che, grazie all’effetto fionda della gravità del nostro pianeta, le permetterà di raggiungere la sua destinazione finale, Giove. Subito dopo il sorvolo un problema non ancora identificato ha messo la sonda in safe mode, ma a quanto pare Juno non corre al momento nessun pericolo e la sonda comunica normalmente con il team a terra.

Il punto di massimo avvicinamento alla Terra è stato raggiunto mercoledì 9 ottobre, alle 21:22 CEST. L’effetto fionda, anche detto assist gravitazionale, derivante da questo passaggio ravvicinato ha permesso alla sonda di accelerare ulteriormente fino alla velocità necessaria per raggiungere l’orbita di Giove. Il team che ha gestito le operazioni di avvicinamento e la traiettoria della sonda ha dovuto prestare particolare attenzione, in quanto il sorvolo è avvenuto all’interno dell’orbita geostazionaria, dove sono presenti numerosi satelliti per telecomunicazioni.

Come riportato dal blog della Planetary Society, durante il sorvolo la sonda è andata in safe mode, che è lo stato in cui si porta il computer di bordo quando incontra un problema. Juno ha comunque completato con successo il flyby, anche perché non si richiedevano manovre attive da parte della sonda, e i controllori di missione sono riusciti a stabilire normalmente le comunicazioni subito dopo il problema. La sonda è stabile lungo la sua traiettoria nominale, ma ancora non si sa quale sia stata la causa del safe mode. Il team di Juno ha anche affermato di aver correttamente ricevuto la maggior parte dei dati raccolti dalla sonda durante il sorvolo.

La missione di Juno è cominciata il 5 agosto 2011, quando è stata lanciata dalla rampa di lancio SLC-41 di Cape Canaveral, alle 16:25 UTC, su un Atlas V. Dopo aver abbondantemente superato l’orbita di Marte, la sonda è tornata verso il sistema solare interno per compiere questa manovra di assist gravitazionale sorvolando la Terra. L’utilizzo di questo tipo di manovre, pur rendendo il viaggio verso Giove più lungo, permette di risparmiare molto propellente (e quindi peso al lancio) rispetto ad una traiettoria diretta.

La sonda, battezzata in onore di Giunone, la moglie di Giove, arriverà a destinazione nell’agosto del 2016. Sarà la prima volta di una sonda alimentata a pannelli solari così lontano dalla nostra stella, e la prima sonda a orbitare Giove dalla fine della missione Galileo, nel settembre del 2003. Lo studio del campo magnetico gioviano e dell’atmosfera di questo pianeta dovrebbe terminare dopo 33 orbite, nell’ottobre del 2017, quando Juno verrà fatta tuffare all’interno dell’atmosfera di Giove. L’Italia ha contribuito a ben due dei nove strumenti in dotazione alla sonda: lo spettrometro ad infrarossi (JIRAM – Jovian InfraRed Auroral Mapper) e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator) che fa parte dello strumento distibuito Gravity Science Investigation.

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Matteo Carpentieri

Appassionato di astronomia e spazio, laureato in una più terrestre Ingegneria Ambientale. Lavora come lecturer (ricercatore) all'Università del Surrey, in Inghilterra. Scrive su AstronautiNews.it dal 2011.