ULA si prepara alle missioni umane con Atlas V

L’Atlas V, della United Launch Alliance (ULA), è il lanciatore scelto da due delle tre compagnie americane vincitrici dei finanziamenti CCiCap della NASA per lo sviluppo di mezzi per il trasporto di astronauti in orbita bassa. In quest’ottica ULA si sta preparando alle missioni con equipaggio umano cercando di trasferire la lunga esperienza ed affidabilità acquisita nei lanci di satelliti e mezzi robotici.

Lancio di un Atlas V dalla base di Vanderberg in California. (c) ULA

Lancio di Friendship 7 con John Glenn a bordo su un vettore Atlas. (c) NASA

Il primo lancio di Atlas V risale al 2002, sotto la gestione di International Launch Services (ILS), con il lancio di Hot Bird 6 di Eutelsat (ora rinominato Hot Bird 13A). Naturalmente però, la storia di Atlas arriva ben più indietro, almeno fino agli albori della storia spaziale americana. È proprio un lanciatore Atlas a mettere il primo americano in orbita, John Glenn su Friendship 7 (Mercury-Atlas 6) nel 1962. Il lanciatore ha continuato poi ad evolversi, prima con l’aggiunta dello stadio superiore Agena, quindi con Centaur, consentendo una lunga stagione di successi nell’esplorazione robotica del sistema solare, tra cui il programma Mariner per l’esplorazione di Marte, Venere e Mercurio negli anni ’60 e i primi anni ’70. Atlas stesso è stato successivamente più volte aggiornato, con le versioni Atlas II e Atlas III prima del debutto di Atlas V nel 2002.

Atlas V ha visto una lunga serie di successi nei suoi dieci anni di vita, lanciando satelliti commerciali, satelliti militari e missioni scientifiche di NASA come la recente Mars Science Laboratory. Con il recente interesse della NASA per i veicoli privati da utilizzare per il trasporto di astronauti sulla ISS, che ha portato al finanziamento prima di CCDev 1 e 2, poi di CCiCap, Atlas V è tornato in gioco come lanciatore manned. In particolare due delle aziende vincitrici, Boeing e Sierra Nevada, hanno intenzione di utilizzare il vettore di ULA per i propri lanci. Tra i requisiti di NASA per poter lanciare i propri astronauti c’è ovviamente il rispetto di standard di sicurezza molto elevati. Atlas V con il suo curriculum di lanci senza alcun problema è quindi il candidato ideale per tale ruolo e per ULA si tratterebbe di trasferire l’esperienza accumulata con il lancio di passeggeri inanimati, ma molto costosi, al lancio di esseri umani.

La capsula CST-100 di Boeing su un lanciatore Atlas V. (c) Boeing

Dream Chaser, di Sierra Nevada, in cima ad un Atlas V. (c) Sierra Nevada

“Per ULA, una delle principali sfide per entrare nel settore dei lanci umani sta nel costruire una cultura di sicurezza ed affidabilità con lo stesso livello di rigore che attualmente utilizziamo nelle nostre missioni”, ha dichiarato al sito NasaSpaceflight.com George Sowers, vice presidente per i servizi di lanci abitati di ULA. “Al momento stiamo lavorando per consolidare un’organizzazione interna per la sicurezza monitorata da osservatori indipendenti, ma ancora più importante è instillare l’idea che la sicurezza è responsabilità di ognuno di noi”.

Spiega Sowers: “Stiamo tentando di modificare le nostre operazioni di lancio il minimo possibile. Il volo umano richiederà qualche piccolo aggiustamento. Ad esempio oggi il software di volo è progettato per cercare di raggiungere l’orbita in ogni possibile situazione o problema che dovesse presentarsi. Con un equipaggio a bordo le priorità del software dovranno essere cambiate dando precedenza alla sicurezza degli astronauti. Il trucco sta nell’eliminare (in realtà minimizzare) i falsi aborti e al tempo stesso assicurare (in realtà massimizzare) le possibilità di sopravvivenza in caso di guasto. In linguaggio tecnico si tratta di minimizzare le probabilità LOC (Loss Of Crew) senza aumentare quelle di LOM (Loss Of Mission)”.

Sempre secondo Sowers, dal punto di vista tecnico, Atlas V non ha bisogno di grosse modifiche per prepararsi al volo umano. La maggior parte del lavoro, svolto in collaborazione con NASA, riguarda lo sviluppo di un Emergency Detection System (EDS), ovvero di un sistema per rilevare in tempo reale eventuali anomalie del vettore durante il lancio e innescare le relative procedure di emergenza.

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Matteo Carpentieri

Appassionato di astronomia e spazio, laureato in una più terrestre Ingegneria Ambientale. Lavora come lecturer (ricercatore) all'Università del Surrey, in Inghilterra. Scrive su AstronautiNews.it dal 2011.