Ultimo tuffo estremo per il mockup di Orion

Lo scorso 6 Gennaio presso l'Hydro Impact Basin del Langley Research Center della NASA di Hampton, Virginia, con un ultimo impressionante tuffo del mockup della capsula Orion, si è conclusa la campagna di drop test relativa allo splashdown della nuova capsula della NASA.

Questa spettacolare fase di test, durata sei mesi, è iniziata nel Luglio del 2011 ed ha simulato tramite nove prove, diversi scenari di ammaraggio, diverse velocità di impatto, diverse modalità di apertura dei paracadute, diverse angolazioni di ingresso e di condizioni del mare e del vento che Orion potrebbe incontrare rientrando nell'Oceano Pacifico.

Il test di Venerdì 6 Gennaio ha rappresentato il caso peggiore di ammaraggio nell'ambito di uno scenario di abort in un mare agitato. Le condizioni di impatto hanno simulato l'apertura di tutti i paracadute, con un angolo di ingresso di 43 gradi. La velocità della capsula è stata di circa 75,6 km/h ed essa dopo l'impatto con l'acqua si è stabilizzata nella posizione Stable 2, ovvero capovolta.
Questo scenario di rientro estremo, non rappresenta la modalità standard prevista di landing di Orion, ma i dati raccolti durante quest'ultimo test sono essenziali per la validazione dei modelli analitici. Durante questa campagna appena conclusa, ad ogni sgancio si sono raccolti dati per 30 secondi; essi poi sono stati riversati in un hard disk per le opportune analisi.

Nell'ultimo tuffo di questa serie di prove, il mockup è stato sganciato da un'altezza di circa 25 metri ed è affondato fino a circa 120 cm dal fondo del bacino di test, profondo 6 metri.
Ronny Baccus, il Structure System Manager del programma Orion presso il Johnson Space Center, ha spiegato che il test ha portato la capsula vicino ai suoi limiti strutturali di design; ben 150 sensori hanno registrato gli stress subiti dalle sue pareti nell'impatto, e come detto, questi dati serviranno a validare i modelli informatici impiegati dalla Lockheed Martin per la costruzione dell'Orion Multi Purpose Crew Vehicle.

La boilerplate test capsule sganciata in questi mesi al Langley Center è essenzialmente un modello in acciaio ed alluminio con le stesse caratteristiche di massa dell'Orion MPCV. Diversamente, il test article che la Lockheed fornirà al centro di ricerca della NASA nel 2013 per ulteriori tests, includerà  parti in materiale composito e titanio, oltre che altri materiali impiegati nell'industria aerospaziale. Esso somiglierà molto alla capsula definitiva che dovrebbe debuttare con un test unmanned nel 2014 e alla capsula che trasporterà gli astronauti della NASA e sarà provvisto di 600 sensori.

Come ha spiegato Baccus, il ribaltamento della capsula dopo l'ammaraggio, non potrà avvenire con l'Orion MPCV, visto che sarà dotato di un sistema C-MUS (Crew-Module Up-righting System) simile a quello degli Apollo, formato da alcuni airbags alloggiati nella parte anteriore della capsula che si gonfieranno al momento dello splashdown impedendone il capovolgimento.

Il veicolo Orion è l'astronave della nuova generazione che trasporterà gli astronauti nello spazio al di là dell'orbita terrestre, verso obiettivi ambiziosi come gli asteroidi e Marte.

Oltre ai test di ammaraggio proseguono le fasi di sviluppo e collaudo per numerosi componenti del programma. In particolare continuano le review di definizione del Service Module che equipaggerà MPCV. Gli incontri di definizione ormai coinvolgono stabilmente sia membri della NASA sia dell'ESA, segno che la definizione del progetto avverrà probabilmente in stretta collaborazione fra le due agenzie con la partecipazione dell'Agenzia Europea al progetto con il know-how acquisito con ATV.
In parallelo proseguono i test ambientali sul Ground Test Article e di integrazione degli altri mockup attivi.

Fonte: NASA

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.