La sonda solare Ulysses verso la conclusione del suo lavoro

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

La missione ESA/NASA Ulysses si concluderà il 30 giugno prossimo, con lo spegnimento delle antenne di ricezione, portando questo veicolo spaziale per lo studio del Sole ad essere una delle missioni più longeve e più fruttuose della storia, con più di 18 anni e mezzo di vita.

Le comunicazioni finali verranno date da una stazione di terra del network congiunto alle 17:35 CEST fino alle 22:20 CEST, che porteranno la sonda ad uno switch delle comunicazioni radio verso il modo di monitoraggio semplice. In sostanza non saranno pianificati ulteriori contatti con la sonda, che comunque potrà ricevere in linea teorica, fino alla sua fine vita, segnali dalla Terra.

Ulysses è stato il primo veicolo spaziale a studiare i poli solari in modo continuo e dalla posizione privilegiata della sua orbita eclittica polare, che dopo la fuga dalla terra ha usato un gravity assist gioviano per cambiare di quasi 90 gradi il proprio piano orbitale, entrando in un'orbita eliocentrica polare. Durante questi anni sono state confermate diverse teorie e modelli di comportamento del campo magnetico solare, del vento solare e sulla fisica della nostra stella.

Un anno fa Ulysses, avendo diminuito la potenza generata a bordo, aveva rischiato il congelamento delle linee della distribuzione dell'idrazina verso gli ugelli di controllo di assetto, con il pericolo di divenire totalmente incontrollabile. Ciò tuttavia non accadde immediatamente, e gli ingegneri dei centri di controllo riuscirono a riscaldare queste linee ed a evitare congelamenti con un piccolo burn ogni due ore. La missione era stata dunque tenuta attiva anche grazie alla disponibilità nei tempi residui, quindi non allocati, delle antenne del network NASA.

Tuttavia la lontananza recente della sonda dalla Terra ha portato l'operatività a non essere più sostenibile, perchè la diminuzione di bit-rate è aumentata ed inoltre la quantità di dati trasmissibili ha subito una forte diminuzione. Tutto ciò ha portato le agenzie a riflettere sui costi del mantenimento in vita dello spacecraft, che ormai, ampiamente superata la propria vita utile e dopo aver contribuito non poco nella conoscenza del nostro Sole, è stato mandato in una pensione meritata, ancora a spasso nel cosmo.

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