Soluzione vicina per il problema della perdita di tessuto osseo.

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

La perdita di tessuto osseo nei voli spaziali a lunga durata è stato giustamente identificato per decenni come un serio problema riguardo alla salute degli astronauti.

Studi recenti hanno evidenziato che negli astronauti dell'International Space Station, l'assenza di gravità causa una perdita di massa ossea in regioni importanti del corpo in un mese, fino a 10 volte superiore rispetto alla perdita media che viene manifestata dalle donne in fase post-menopausa, nello stesso lasso di tempo sulla Terra.

I ricercatori dell'University of Washington, simulando le condizioni del volo spaziale tramite dei lunghi periodi di riposo forzato a letto, hanno scoperto, per primi, un metodo valido per prevenire il problema in zone specifiche delle anche.
Tramite il riposo forzato a letto per lunghi periodi, gli scienziati dell'UW sono giunti a metà strada del loro studio su 22 volontari che hanno accettato di restare per 84 giorni a letto con un inclinazione negativa, verso la testa, di sei gradi.

L'inclinazione negativa di sei gradi simula la maggior parte degli effetti adattativi che gli astronauti sperimentano nel proprio corpo durante una missione spaziale a lunga durata, come gli spostamenti dei fluidi corporei verso la testa. Dal canto suo, il confinamento forzato a letto mira a simulare il riposo completo del sistema muscolo-scheletrico, tipico degli ambienti in assenza di gravità.

Alla metà dei soggetti in esame viene prescritto a caso l'utilizzo intermittente del tapis roulant, come fanno quotidianamente gli abitanti dell'International Space Station, ma con una importante differenza: i soggetti sulla Terra indossano delle speciali “bretelle” che li mantengono “premuti” verso la superficie di corsa, in maniera similare a quelle che utilizzano gli astronauti in orbita, ma con una pressione maggiore.

Secondo le dichiarazioni del Dr. Peter Cavanagh, professore di ortopedia e medicina dello sport della UW, e Principal Investigator di questa importante ricerca, sembra che utilizzando questo semplice espediente, in media sia possibile prevenire la perdita di massa ossea in zone importanti dell'anca. Nessun altro studio sul riposo forzato a letto aveva mai raggiunto prima questo risultato.

I risultati relativi alla prima metà di questo studio sono estremamente promettenti, secondo il Dr. Cavanagh: su 4 dei 5 soggetti ai quali è stato prescritto il lavoro con il tapis roulant la perdita di massa ossea è stata prevenuta in importanti zone dello scheletro, mentre i sei soggetti che non hanno lavorato con il treadmill hanno tutti manifestato perdite di tessuto osseo.

Secondo il P.I. di questo studio, i risultati di questa ricerca avranno una doppia valenza: saranno utili nello spazio per strutturare al meglio la qualità e la quantità degli esercizi fisici da prescrivere agli astronauti nelle future missioni spaziali, mentre sulla Terra, serviranno a far comprendere agli scienziati come indirizzare i vari soggetti, secondo sesso ed età, verso i corretti programmi di esercizi fisici nella cura dell'osteoporosi.

Questa ricerca, finanziata dalla NASA e dal National Space Biomedical Research Institute (NSBRI), è intitolata "A Quantitative Test of On-Orbit Exercise Countermeasures for Bone Demineralization Using a Bedrest Analog." Si prevede che il lavoro debba passare al NASA Analogs Facility presso l'University of Texas Medical Branch in Galveston il prossimo mese di Giugno, per il suo completamento previsto per gli inizi del 2011.

  Ove non diversamente indicato, questo articolo è © 2006-2024 Associazione ISAA - Leggi la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Luca Frigerio

Impiegato nel campo delle materie plastiche e da sempre appassionato di spazio, basket e birra artigianale. E' iscritto a forumastronautico.it dal Novembre 2005 e da diversi anni sfoga parte della sua passione scrivendo per astronautinews.it. E' socio dell'Associazione Italiana per l'Astronautica e lo Spazio (ISAA)