Accordo nell’Ue: Galileo pronto entro il 2013

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
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I Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto ieri un accordo sulla realizzazione del sistema di navigazione satellitare europeo Galileo, ma senza la Spagna, che non ha ottenuto di avere un centro di controllo del sistema sul suo territorio della stessa tipologia di quelli presenti in Italia e Germania, invece di uno “Search&Rescue”. Le proteste di Madrid, che sosteneva che il voto non era valido per mancanza di unanimità, sono state rigettate dal servizio legale dell’Unione Europea.

L’accordo è stato raggiunto dopo che la Germania, che venerdì scorso aveva votato contro il finanziamento, ha ricevuto assicurazioni sulla partecipazione delle sue industrie alla realizzazione del sistema.

«Galileo – ha detto il commissario europeo ai Trasporti, Jacques Barrot – diverrà la punta più avanzata della tecnologia europea e assicurerà l’indipendenza strategica ed economica. La navigazione spaziale sarà nei prossimi anni un indicatore della potenza dei Paesi nel mondo e noi siamo in grado di far partire Galileo per il 2013, offrendo agli europei un gran numero di servizi». Riguardo la decisione della Spagna, Barrot se ne è rammaricato, affermando che «entro il 2013 la Spagna disporrà di un centro di piene capacità, ma per ragioni che non comprendo, la Spagna non si è associata al testo finale».

Intanto gli Stati Uniti si apprestano a lanciare la generazione Gps III che, a quanto dichiarato dovrebbe avere prestazioni estremamente superiori al GPS attuale, con una costellazione di 32 satelliti contro i 30 del Galileo.

Di tutto questo abbiamo parlato con Enrico Saggese (coordinatore settore spazio di Finmeccanica).
I punti più importanti dell’accordo?

Il documento cui facciamo riferimento è stato approvato dai ministri dei trasporti dell’Unione Europea e definisce un accordo di maggioranza sulle risorse e le regole da utilizzare per Galileo. In particolare c’è un commitment di risorse pubbliche totali pari a 3,4 miliardi di euro per il programma nella sua globalità. Secondo punto importante è che si fissa l’obiettivo di avere Galileo pronto nel 2013. Terzo, si stabilisce che eventuali costi dopo il 2013, ad esempio per la sostituzione di satelliti eventualmente guasti, saranno discussi in seguito. Ancora, si parla di Egnos, riconoscendo il suo ruolo nel sistema europeo di navigazione. È anche importante la chiarezza fatta nella divisione dei ruoli stabilendo che la commissione e il Parlamento europei sono l’autorità per quanto riguarda il budget, l’Agenzia spaziale europea (ESA) è la Procurement Agency, la GSA (Galileo Supervisory Authority) è responsabile di marketing e risorse che possono venire dall’uso del Galileo, anche in relazione ai costi dopo il 2013. Si sancisce inoltre che si deve tener conto di un ritorno degli investimenti nelle realtà nazionali: non si nega la necessità, sempre ribadita dall’Ue, di avere una competizione e un mercato aperto, però si tiene conto che i soldi messi dalla varie nazioni debbano in qualche modo tornarci. Infine c’è una divisione del sistema in sei segmenti (System Engineering Support, Ground Mission Infrastructure, Ground Control, satelliti da realizzare in tre batch, servizi di lancio, operazioni) con relativi contratti. Le grandi aziende non potranno prendere più di due contratti: inoltre, il 40% delle attività assegnate alle grandi aziende in ciascun contratto, deve essere riassegnato su base competitiva all’interno dell’Europa; il che significa spazio di lavoro per le piccole e medie aziende, alle quali in pratica andrà il 40% dei 3,4 meuro messi a disposizione. Ora tutto passa al consiglio dei ministri dell’Ue, ma è stata chiarita la volontà di procedere nel programma.

Cosa esattamente ha irritato la Spagna?

Era previsto che in Spagna fosse realizzato un centro dedicato principalmente al Search&Rescue. La Spagna voleva invece un terzo centro di controllo che però non è stato compreso nel finanziamento di 3,4 meuro, perché non previsto fin dall’inizio. Di qui il voto contrario di Madrid. Ma la speranza è che poi, chiarendo le cose, la negatività della Spagna venga riassorbita.

Il ruolo dell’Italia in Galileo?

Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo sempre detto di voler essere un System Engineering Support, un contratto di sistema che in qualche modo supporti ESA in tutto il progetto e le scelte decisionali.

Confermato anche il ruolo di Thales Alenia Space nella produzione a Roma dei satelliti?

Si. Qui c’è una “catena di montaggio” che ci permise di realizzare 60 satelliti Globalstar in poco più di un anno e dove è stato integrato Giove B e vengono fatti i Cosmo-SkyMed.

Il ritardo sugli americani?

Rispetto al contratto di IOV (In Orbit Validation) siamo in ritardo di 18-24 mesi. Il 2013 comunque assicura che il sistema sia in orbita completo e con performance superiori al GPS attuale. È chiaro che quello della navigazione è un mercato e che vengono realizzati sistemi sempre più performanti, il GPS III, ma anche i russi che vogliono allineare il loro Glonass a GPS e Galileo, e al Compass cinese.

A proposito di Cina, l’accordo per il Galileo?

In base all’accordo, da un lato partecipano al Galileo, anche finanziariamente, dall’altro si dava atto alla Cina di voler sviluppare un proprio sistema, allora chiamato Beidù. Il contributo dei cinesi al Galileo sarà probabilmente una fornitura di apparati, ma l’accordo apre la strada anche alla possibilità di realizzare in territorio cinese un sistema di stazioni che monitorizzano la qualità del segnale ricevuto.

Fonte: dedalonews.it

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.