L’assemblaggio di PLATO procede secondo programma

I telescopi di PLATO da poco installati presso lo stabilimento di OHB in Germania. Crediti: ESA

L’integrazione delle fotocamere di PLATO (acronimo di PLAnetary Transits and Oscillations of stars) all’interno del banco ottico sta procedendo con successo presso lo Space Centre & Optics situato nello stabilimento di OHB a Oberpfaffenhofen, in Germania. Al momento sono state correttamente installate 24 delle 26 camere previste, destinate a rilevare esopianeti potenzialmente abitabili.

Simultaneamente a questa attività di assemblaggio del payload ottico si sta procedendo all’allestimento del modulo di servizio, deputato a contenere i computer di bordo che controllano l’elettronica delle fotocamere. All’interno di questa struttura, che andrà successivamente integrata con il modulo contenente il carico utile, saranno presenti anche altri sottosistemi necessari per la gestione del satellite, come i sistemi di controllo di assetto o di comunicazione verso la Terra.

I 24 telescopi installati nel banco ottico, suddivisi in 4 gruppi da 6. Crediti: ESA

Camere “normali” e camere “veloci”

L’attività di integrazione delle camere è iniziata nel giugno del 2024 ed è progredita secondo i piani nonostante la complessità delle operazioni, in quanto garantire un perfetto allineamento dei telescopi è essenziale per lo scopo della missione. Su 26 camere totali, le prime 24, già integrate nel banco ottico, sono in grado di acquisire immagini ogni 25 secondi con un campo di vista pari a circa 1.037 gradi quadrati. Questi telescopi, raggruppati in gruppi da 6 e in grado di osservare fino al 5% del cielo, rileveranno fino alle più piccole variazioni di luminosità, potenzialmente, in oltre 200.000 stelle, consentendo di individuare gli esopianeti orbitanti attorno ad esse.

Dal momento che queste camere ad altissima precisione sono in grado di raccogliere una mole di dati notevole, inviare a Terra tutte le informazioni acquisite non è possibile. Per questo, il sistema è in grado di “ritagliare” e inviare verso i ricevitori posti sul nostro pianeta immagini di 6×6 pixel attorno alle regioni stellari di interesse.

In aggiunta a queste 24 camere saranno ulteriormente integrati due telescopi con finalità e caratteristiche differenti. Questi strumenti “veloci”, in grado di acquisire un’immagine ogni 2,5 secondi e dotati uno di un filtro rosso e l’altro di uno blu, avranno lo scopo di rilevare solo le stelle maggiormente brillanti, fornendo una guida per il puntamento degli altri telescopi e per la guida e il controllo dell’intero satellite.

A caccia di esopianeti

Il lancio, previsto per il 2026, porterà il satellite in orbita attorno alla Terra nel punto lagrangiano L2, consentendogli di iniziare la sua missione principale: individuare esopianeti in orbita intorno alle proprie stelle. Per svolgere questo compito lo strumento osserverà decine di migliaia di sistemi stellari e scoverà pianeti in orbita attorno alle proprie stelle attraverso il metodo dei transiti: piccole variazioni di luce negli astri, infatti, segnalano il passaggio di un pianeta davanti a essi, consentendo di rilevarne indirettamente la presenza. Una volta che questi mondi extrasolari saranno scoperti, i telescopi a Terra potranno concentrarsi su di essi e, attraverso il lavoro degli scienziati, sarà possibile determinarne le prime proprietà, come massa, raggio e densità.

Rappresentazione del metodo del transito per il rilevamento di esopianeti. Crediti: ESA

Un secondo obiettivo della missione ESA sarà scoprire alcune caratteristiche delle stelle osservate attraverso lo studio delle onde di pressione e delle onde di gravità che si propagano attraverso gli astri stessi. Questa disciplina, nota come astrosismologia, consente di individuare numerose proprietà dei corpi celesti, come ad esempio l’età o alcuni meccanismi interni ancora poco noti.

Le comunicazioni verso Terra

Parallelamente a queste attività di integrazione, nell’aprile del 2025 sono stati condotti dei collaudi per verificare la corretta trasmissione dei dati da parte della sonda verso le stazioni di terra e verso la rete di antenne dell’ESA per lo spazio profondo.

A tal fine, presso il centro ESOC di Darmstadt, in Germania, è stato realizzato un modello di PLATO, posizionato all’interno di una gabbia di Faraday. Questo ambiente, schermato dal punto di vista elettromagnetico, consente di testare con precisione il sistema di comunicazioni, verificando sia l’invio che la ricezione dei segnali in condizioni controllate. Inoltre, il modello permette di simulare eventuali problemi che potrebbero verificarsi durante il volo, facilitando una diagnosi e una risoluzione rapida da Terra.

Fonti: ESA1; ESA2; ESA3; ESA4

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Luca Ambrosini

Dopo una laurea triennale in Fisica e una magistrale in Matematica, ho intrapreso un percorso professionale nel settore aerospaziale. Da sempre appassionato di spazio e astronomia, ho la fortuna di poter lavorare in un ambito che coincide con la mia passione: mi occupo infatti di design di software e modelli matematici per Star Tracker.

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