Con Exomars l’Italia va su Marte

«Siamo il paese di Leonardo da Vinci, il volo e lo spazio ci appartengono per tradizione culturale». Con queste parole la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini ha inaugurato oggi a Piazza del Popolo a Roma l’installazione dedicata a ExoMars, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a forte guida italiana che lunedì 14 marzo partirà da Baikonur alla volta di Marte a bordo di un vettore Proton-M.

Tramite la struttura, che sarà a Roma per un mese, si potrà assistere a filmati e interviste, che aggiorneranno il pubblico sull’andamento della missione, sviluppata dall’Europa in collaborazione con l’azienda nazionale spaziale russa Roscosmos.

E non solo, perché l’Italia ha un ruolo di leadership anche nella seconda parte della missione, che dovrebbe partire nel 2018 è avrà il compito di scavare la superficie del pianeta rosso per comprendere il misterioso passato marziano.

Oltre alle istituzioni, erano presenti oggi in Piazza del Popolo anche chi ha materialmente reso possibile la missione Exomars: Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Mauro Moretti, numero uno di Finmeccanica, Donato Amoroso, Ad di Thales Alenia Space Italia, e Luigi Pasquali, Ad di Telespazio.

«Direi che oggi è un giorno di festa per la ricerca italiana – ha spiegato Giannini -, per la ricerca di base, per l’integrazione tra pubblico e privato. Qui abbiamo Finmeccanica, abbiamo Thales Alenia Space che è l’azienda che ha prodotto la tecnologia che andrà su Marte».

Anche perché, ha tenuto a precisare la Ministra, «il governo ha investito molto in questa missione. Tre ricercatrici su quattro tra quelli che hanno partecipato a questo progetto sono donne, ed è molto importante che le donne si approccino a questo settore perchè sono il 38% delle forze impiegate nell’aerospazio, una percentuale ancora troppo bassa».

L’Italia è la nazione leader del progetto europeo e ha coperto il 32% del finanziamento della missione, costata in totale 1,3 miliardi di euro. Per questo, in virtù della politica del ritorno geografico che contraddistingue l’ESA, il grosso del lavoro è stato svolto dalle aziende italiane, con Finmeccanica e le sue controllate nel ruolo di prime contractor.

In particolare, la società franco-italiana Thales Alenia Space (TAS, 67% Thales, 33% Finmeccanica) ha realizzato in collaborazione con la partecipata ALTEC il modulo Schiaparelli (o Descent and Landing Demonstrator Module, EDM, dedicato all’omonimo scienziato italiano che ha scoperto i canali di Marte) presso i suoi stabilimenti di Torino e a Cannes il modulo orbitante Trace Gas Orbiter (TGO).

(FON ha parlato in dettaglio delle diverse componenti di Exomars nell’ultimo appuntamento del blog “La risposta è 42”, disponibile a questo indirizzo). 

Per la missione 2018, invece, TAS si occuperà dello sviluppo del sistema di navigazione e guida del Carrier e Descent Module e del progetto del sistema del rover, che avrà il compito, una volta arrivato sulla superficie del pianeta di muoversi e scavare con la sua trivella.

La sorella di TAS nella Space Alliance tra Finmeccanica e Thales, Telespazio (67% Finmeccanica, 33% Thales), si occuperà invece della gestione del segmento di terra della missione. In sostanza, i tecnici dell’azienda italiana monitoreranno la sonda e Schiaparelli dal momento del lancio fino all’arrivo sulla superficie del pianeta. Il controllo della missione sarà nel centro ESA di Darmstadt, in Germania.

«Questo grande lavoro è durato dieci anni, e ha coinvolto più di duecento tra tecnici e ingegneri specializzati», ha detto l’Ad di TAS Donato Amoroso, che ha poi spiegato in dettaglio alla Ministra come il modulo arriverà su Marte. «Ovviamente adesso viene la fase cruciale perchè tutto deve andare bene. Soltanto adesso potremo capire come risponderanno questi macchinari ad anni e anni di studi, collaudi e investimenti», ha aggiunto.

Ma il ruolo dell’industria italiana coinvolge anche Finmeccanica, che ha partecipato attivamente a Exomars fornendo i generatori fotovoltaici, le unità per la distribuzione della potenza, i sensori d’assetto stellari (AA-STR, tramite la “vecchia” Selex ES) e il cuore optronico dello strumento di osservazione CASSIS. Inoltre, sempre tramite la ex Selex ES, Finmeccanica fornirà per Exomars 2018 la speciale trivella (o drill) con cui per la prima volta nella storia si scaverà nel sottosuolo di Marte.

La trivella potrà scavare fino a due metri di profondità e raccoglierà campioni che poi saranno analizzati direttamente il loco dal laboratorio  installato sul rover.

«Siamo molto soddisfatti per la consegna del modulo protagonista della missione 2016. Ora aspettiamo il lancio e lavoriamo per il 2018», ha detto il numero uno di Finmeccanica Mauro Moretti. «Il progetto ExoMars, che ci vede protagonisti al fianco dell’ASI ha per noi una valenza strategica anche per le significative ricadute occupazionali ed economiche in un settore che per il Gruppo, tra società controllate e partecipazioni, conta oltre 5mila risorse in tutta Italia», ha aggiunto Moretti.

Tutto il lavoro svolto nel nostro Paese è stato coordinato dall’ASI, che ha collaborato anche con i centri di ricerca e università italiane, come l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), lo IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia) e l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica).

«Siamo il terzo contributore dell’ESA e un paese che ha alle sue spalle 50 anni di esperienza nello Spazio – spiega a FON il numero uno dell’agenzia spaziale italiana Roberto Battiston a margine dell’inaugurazione -, il fatto che grazie ad un lavoro d’agenzia riusciamo a mantenere un’azione così complessa e sfidante come rimanere tra i player più importanti dello spazio europeo dimostra la validità di quanto fatto finora: dall’aver messo in piedi l’ASI stessa e di aver continuato ad investire nel corso degli anni».

«Il governo – ha aggiunto Battiston – ha recentemente fatto un importante investimento nell’ASI, proprio perchè ha capito che il settore spaziale, traino per il resto dell’economia, è anche un’importante per l’immagine del Paese, visto il grande impegno dell’industria italiana».

Riguardo a Exomars e alle aspettative scientifiche della missione, Battiston ha detto: «Marte è un pianeta con una storia complessa. Qualcosa sul pianeta ha formato valli, laghi e canali, molto probabilmente acqua, ma adesso non c’è ne è più traccia, almeno in superficie. Nel frattempo l’atmosfera si è assottigliata. Ecco perché dobbiamo guardare dove finora non si è guardato. I rover americani che si sono mossi sulla superficie hanno portato tante informazioni, adesso è il momento di andare a guardare sotto di essa, e lo faremo nel 2018 con la trivella italiana. Possiamo trovarci delle soprese importanti».

Per quanto riguarda il possibile rinvio di due anni della missione 2018, paventato dal numero uno dell’ESA Jan Woerner ad inizio di gennaio, Battison ha tenuto a precisare che «siamo di fronte ad un problema di risorse, ma l’ASI sta agendo attivamente per evitare qualsiasi rinvio». «Se la missione scivolasse nel 2020 – ha poi concluso – costerebbe molto di più. Dobbiamo però capire quali sono le risorse a disposizione e per farlo serve una grande organizzazione, ma l’ESA è lì per quello».

Dalle ore 9:00 di lunedì 14 marzo sarà possibile seguire su FON la diretta streaming del lancio della missione Exomars. 

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