L’equipaggio di Axiom 3 è rientrato a Terra

Alle 14:30 italiane di venerdì 9 febbraio la Crew Dragon Freedom di SpaceX è ammarata nell’oceano Atlantico, di fronte alle coste di Daytona. Il rientro è avvenuto dopo che i quattro membri dell’equipaggio – composto dal comandante Michael López-Alegría, il pilota Walter Villadei e gli specialisti di missione Alper Gezeravcı e Marcus Wandt – hanno trascorso due giorni in orbita a seguito del distacco dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che li aveva ospitati nelle ultime due settimane. A bordo dell’avamposto l’equipaggio si era aggiunto agli astronauti e ai cosmonauti di Expedition 70 per effettuare esperimenti scientifici, attività di promozione per aziende e università partecipanti alla missione e contatti radio con alcune scuole.

Una volta ammarati, le squadre di recupero di SpaceX hanno approcciato la capsula, verificato l’assenza di gas contaminanti e approvato l’avvicinamento della nave di supporto Shannon. L’imbarcazione, dotata di un argano e di una rete su cui appoggiare la Dragon, è stata il luogo anche dei primi controlli medici per i membri, che sono stati subito trasportati in elicottero a terra. La rapidità con cui vengono effettuate le analisi, oltre che per verificare lo stato di salute degli astronauti, è per collezionare dati da poter comparare con quelli ottenuti in orbita. Dalla Florida, l’equipaggio è stato portato a Houston, in Texas. Da lì per Wandt, e verosimilmente per Villadei e Gezeravcı, è stato predisposto un volo per tornare in Europa.

Il problema del meteo

L’equipaggio era decollato a bordo di un Falcon 9 dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center (KSC) il 18 gennaio, attraccando alla Stazione due giorni dopo. La durata prevista della missione era di circa 14 giorni, con la partenza fissata quindi intorno al 4 febbraio. Le condizioni meteo nelle zone di ammaraggio però non erano favorevoli e hanno costretto il team di terra a ritardare la partenza al 6 e poi al 7 febbraio. La capsula non è però rientrata dopo poche ore come al solito ma, a causa del meteo ancora non ottimale, è rimasta in volo libero per quasi due giorni, utilizzando i propri motori per effettuare le manovre di phasing necessarie per raggiungere la località designata.

La decisione di trascorrere due giorni in orbita nella Crew Dragon anziché a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è probabilmente dovuta, oltre alla necessità di raggiungere il luogo di ammaraggio, alla mancanza di attività da svolgere a bordo per l’equipaggio. La missione si stava infatti prolungando ben oltre il previsto e le attività extra programmate per eventuali giorni in eccesso erano terminate.

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Matteo Deguidi

Studio Astrophysics and Cosmology a Padova e qui provo a raccontare quello che succede nel mondo dell'astronautica mondiale, concentrandomi su missioni scientifiche in corso o in fase di sviluppo, con qualche spruzzata di astronomia.