La sonda Lucy ha effettuato il primo flyby della Terra

Credits: YouTube/NASA

La missione ha necessitato di questo assist gravitazionale per guadagnare velocità allo scopo di raggiungere il suo focus principale, gli asteroidi troiani di Giove.

Il primo di tre flyby

Il passaggio è avvenuto alle 13:04 CEST di oggi 16 ottobre, a un anno esatto dal lancio: l’assist gravitazionale con la Terra ha immesso Lucy in una traiettoria con un periodo di due anni, trascorso questo tempo tornerà nuovamente a trovarci per un secondo flyby. Ciò permetterà alla sonda di guadagnare l’energia necessaria per raggiungere gli asteroidi gioviani nel punto L₄, che precedono il pianeta. Seguirà poi un terzo e ultimo passaggio con la Terra che le consentirà di spingersi fino al punto L₅ per osservarne i relativi asteroidi.

Durante questo assist gravitazionale Lucy è apparsa approcciare la Terra dalla direzione del Sole, ed è stata visibile solo dagli abitanti dell’Australia durante la fase di avvicinamento e da quelli degli Stati Uniti occidentali in quella di allontanamento. La sonda, dalla sua prospettiva, ha invece avuto un’ottima visibilità del nostro pianeta e del nostro satellite. Ha infatti scattato delle foto della Terra e della Luna e ha utilizzato le immagini per calibrare i propri strumenti. Di particolare importanza saranno le immagini del nostro satellite, che permetteranno di validare le capacità di rilevazione dei crateri, utili per capire la storia evolutiva degli asteroidi troiani.

Lucy si è avvicinata al nostro pianeta fino a un’altitudine di 350 km dalla superficie terrestre, per cui ha attraversato una regione densamente popolata da satelliti e detriti spaziali. A scopo precauzionale la NASA aveva sviluppato delle procedure per anticipare eventuali pericoli, predisponendo due manovre di accensione dei motori in grado di spostare il raggiungimento del perigeo rispettivamente di due e quattro secondi. Nonostante non sia stata necessaria alcuna manovra, la soglia di allerta per eseguire una manovra di evasione era di 1 su 10.000. Le prime analisi per eventuali collisioni sono iniziate circa una settimana fa, per dare tempo al team di studiare eventuali accensioni dei motori e allo stesso tempo ridurre le incertezze sulla propagazione delle orbite degli oggetti in movimento. Esse sono infatti influenzate da fattori esterni come l’attività solare, in grado di alterare la densità atmosferica e conseguentemente il drag che i satelliti subiscono.

La sonda Solar Orbiter (SolO) si era trovata in una situazione simile nel novembre 2021.

Inizialmente la quota del flyby doveva essere di 300 km, ma la presenza di un pannello solare non completamente fissato ha spinto il team a ridurre l’effetto dell’attrito con l’atmosfera e alzare il perigeo dell’orbita. Il problema si era presentato poco dopo il lancio e ha occupato gran parte dell’autunno e della primavera alla ricerca di una soluzione. Non si è trattato comunque di un guasto critico, dal momento che la produzione di energia elettrica era superiore al 90% di quella nominale. Dopo mesi di analisi, comunque, il team ha provveduto a ritentare il dispiegamento, portandolo a 353/357 gradi di apertura.

La missione

La sonda effettuerà il sorvolo di sette asteroidi troiani e di un asteroide della fascia principale, un record per una singola missione. Avrà il compito di mappare l’albedo, la forma, la distribuzione spaziale e la forma dei crateri, determinare la natura delle strutture crostali e l’età delle componenti in superficie degli asteroidi troiani di Giove. Verranno stimati inoltre la massa, la densità, il colore (ovvero la tendenza ad avere uno spettro più rosso o blu), la composizione e le proprietà della regolite sul suolo, oltre alla distribuzione di minerali, ghiacci e specie organiche. Lo studio dell’interno degli asteroidi sarà effettuato attraverso l’analisi di crateri, fratture, distese di ejecta e zone esposte. Un ultimo compito di Lucy sarà la ricerca di eventuali anelli e satelliti degli asteroidi troiani.

Lo studio degli asteroidi troiani è importante dal momento che risalgono all’epoca della formazione del sistema solare e hanno avuto pochissime interazioni con altri oggetti celesti.

Fonti: NASA (1), NASA (2).

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Matteo Deguidi

Studio Astrophysics and Cosmology a Padova e sono interessato alle nuove generazioni di telescopi, sia terrestri che in orbita. In ambito astronautico la mia passione principale è seguire lo sviluppo e la costruzione delle sonde, dai siti di produzione al lancio. Considero ISAA come una seconda famiglia, la quale mi ha dato possibilità di accedere ad un mondo di notizie che da tanto ricercavo.