SpaceX e Jared Isaacman di nuovo insieme con il progetto Polaris

Jared Isaacman, il trentanovenne uomo d’affari miliardario e fondatore di Shift4 Payments, un’applicazione per effettuare pagamenti online, ha annunciato lunedì scorso il progetto Polaris in collaborazione con SpaceX per realizzare tre o quattro voli spaziali pagati privatamente. Isaacman si è fatto conoscere lo scorso anno quando ha finanziato Inspiration4, la prima missione spaziale umana di un equipaggio composto esclusivamente da quattro astronauti non governativi.

Il programma Polaris sarà un passo importante per far progredire l’esplorazione spaziale umana. Con la missione Polaris Dawn, ci sforzeremo di raggiungere l’orbita terrestre più alta mai volata, a condurre la prima passeggiata spaziale commerciale al mondo e collaudare un protocollo di comunicazione basato su laser Starlink.

Jared Isaacman

Così come Inspiration4, anche la missione Polaris Dawn partirà dal pad 39A del Kennedy Space Center della NASA in Florida. L’equipaggio, comandato da Isaacman, trascorrerà fino a cinque giorni in orbita. Non è stato ufficializzato quanto in alto volerà la Crew Dragon, ma sul sito web del programma spaziale è possibile leggere che la missione «sfrutterà le massime prestazioni del Falcon 9 e della Crew Dragon» lasciando intendere che il volo potrebbe raggiungere la cintura delle fasce di Van Allen.

Rendering di un astronauta che esegue una EVA agganciato alla Crew Dragon. Credits: Polaris Program

Polaris Dawn tenterà di volare più in alto e più lontano rispetto a tutte le missioni spaziali umane, eccetto le missioni lunari Apollo. Il record di altitudine di un volo in orbita terrestre con astronauti appartiene alla missione Gemini 11 del 1966 che con il comandante Pete Conrad e il pilota Dick Gordon raggiunse un’altitudine di 1.372 km.

Una volta in orbita, due dei quattro membri dell’equipaggio effettueranno una passeggiata spaziale uscendo all’esterno della Crew Dragon. Per fare ciò indosseranno una nuova tuta spaziale pressurizzata progettata da SpaceX, un’evoluzione di quella che gli astronauti utilizzano all’interno del veicolo spaziale. La Crew Dragon non è dotata di una camera di equilibrio (airlock), per questo motivo la passeggiata spaziale richiederà la depressurizzazione dell’intera capsula. I membri dell’equipaggio galleggeranno fuori dal portello rimanendo comunque legati all’astronave. La missione studierà gli effetti delle radiazioni spaziali sulla salute umana, contribuendo alla ricerca sulle malattie da decompressione, e raccoglierà dati sugli effetti del volo spaziale sull’occhio umano, un potenziale rischio per la salute degli astronauti impegnati in voli spaziali di lunga durata.

È lo stesso Isaacman a descrivere i particolari della missione in questa intervista con Tim Dodd.

Il lancio della prima missione è previsto per novembre o dicembre di quest’anno. Anche la missione successiva, la seconda, utilizzerà la Crew Dragon mentre la terza missione vedrà il primo volo umano del veicolo spaziale Starship.

Isaacman ha affermato che le missioni Polaris non supporteranno solo la ricerca spaziale ma sosterranno anche l’ospedale pediatrico e centro di ricerca St. Jude di Memphis, nello stato del Tennessee, come fece la missione Inspiration4 che raccolse 243 milioni di dollari di donazioni, per continuare ad aiutare e ispirare i bambini malati di cancro.

Con Isaacman volerà il tenente colonnello Scott “Kidd” Poteet, un pilota di caccia dell’aeronautica militare statunitense oggi in pensione, che recentemente è stato il direttore della missione Inspiration4. Si uniranno a loro due dipendenti di SpaceX, Sarah Gillis e Anna Menon. Gillis supervisiona il programma di addestramento degli astronauti, mentre Menon è direttore di missione e capcom presso il centro di controllo missione di SpaceX. Il marito di Menon, Anil, è stato recentemente selezionato dalla NASA come candidato astronauta.

Un aspetto tecnologico che caratterizzerà le missioni Polaris sarà il protocollo di comunicazione tramite laser. SpaceX lancia regolarmente satelliti Starlink che contribuiscono a fornire connettività a banda larga su tutto il globo terrestre. L’attuale generazione di satelliti è dotata di collegamenti laser che consentono di trasferire direttamente tra loro grandi volumi di dati senza dover passare attraverso le antenne a Terra.

SpaceX e il team Polaris stanno collaborando con diversi istituti di ricerca per quanto riguarda gli esperimenti scientifici che verranno trattati in orbita. Si segnalano, tra i principali, il Translational Research Institute for Space Health, il BioServe Space Technologies presso l’Università del Colorado Boulder, lo Space Technologies Lab presso l’università aeronautica Embry Riddle, il Weill Cornell Medicine, il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, il Pacific Northwest National Laboratory e l’US Air Force Academy.

I dettagli della seconda e della terza missione Polaris non sono stati ancora comunicati, così come nessun accenno è stato posto sui costi dell’intero progetto. A titolo esemplificativo, si stima che l’acquisto dei 4 posti della missione Inspiration4 sia costato circa 200 milioni di dollari.

I 4 membri dell’equipaggio. Da sinistra a destra: Anna Menon, Scott Poteet, Jared Isaacman, Sarah Gills. Credits: Polaris Program

La Crew Dragon, il veicolo spaziale per le prime due missioni Polaris, è stata progettata per traghettare equipaggi di quattro persone da e verso la Stazione Spaziale Internazionale. La fase di rientro in atmosfera della capsula, dopo aver lasciato la ISS, viene effettuata a una velocità di circa 27.000 km/h. Le missioni Polaris metteranno a dura prova la capsula spaziale perché, raggiungendo altitudini più elevate rispetto a quella in cui orbita normalmente la Stazione Spaziale Internazionale, il rientro verrà effettuato a una velocità più elevata.

Le missioni del progetto Polaris non saranno le uniche missioni spaziali finanziate da privati che prossimamente vedremo decollare verso lo spazio. DearMoon è il nome della missione finanziata da Yusaku Maezawa, un imprenditore giapponese nel campo della moda, che ha già prenotato un volo privato per far orbitare intorno alla Luna un equipaggio di artisti e altri privati ​​cittadini.

Proprio mentre si definiscono i dettagli delle missioni Polaris, la NASA prevede di riuscire a riportare astronauti sulla Luna con lo Space Launch System e la navicella spaziale Orion, sviluppata con fondi del governo degli Stati Uniti. Il programma Lunare Artemis vorrebbe far atterrare astronauti al polo sud della Luna entro la fine di questo decennio.
Il primo lancio di SLS, previsto per questa primavera, consisterà nell’invio intorno alla Luna della capsula Orion in un volo di collaudo senza equipaggio a bordo. La prima missione di SLS e Orion con equipaggio, Artemis 2, dovrebbe avvenire nel 2024, quando quattro astronauti circumnavigheranno la Luna per poi rientrare sulla Terra.

Fonte: Polaris Program

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.