La prima missione di Orion e SLS sotto esame alla NASA

La NASA ha diffuso un aggiornamento sulla missione EM-1, primo lift off integrato del razzo Space Launch System (SLS) e della capsula Orion, che segue una revisione completa del travagliato programma, soggetto quasi per antonomasia di ritardi e rimodulazioni.

La cosiddetta Exploration Mission-1 (EM-1) è, come noto, stata oggetto di diversi rinvii, e la reale data di lancio è ancora in discussione. Molti esperti di settore sono convinti che non ce la farà a soddisfare l’obiettivo fissato entro la fine del 2019 e che sarà necessaria un’ulteriore dilazione, tuttavia la NASA ha confermato in questo aggiornamento che i lavori sono in corso per rispettare la data pianificata del dicembre 2019.

EM-1 è un test di volo critico per gli obiettivi di esplorazione umana dello spazio dell’agenzia americana: è la base per il primo volo congiunto di SLS e Orion, oltre ad essere il punto di partenza per le missioni oltre l’orbita bassa terrestre per quella che si propone come la nuova frontiera di esplorazione lunare e di tutto quello che dovrebbe seguirne, incluse le missioni su Marte. L’accoppiata SLS/Orion rimane dunque lo strumento indispensabile per concretizzare due visioni: sia il “vecchio” Journey to Mars sostenuto dall’amministrazione Obama-Bolden, sia il ritorno all’esplorazione lunare riportato al centro dell’azione di NASA dall’attuale amministrazione repubblicana, ed i suoi sviluppi in chiave marziana.

La revisione appena conclusa segue una precedente valutazione in cui la NASA, all’inizio della presidenza Trump, aveva valutato costi, i rischi e i fattori tecnici per la potenziale aggiunta di un equipaggio alla missione EM-1. Alla luce della recente indagine appare però chiaro che trasformare EM-1 in una missione abitata non sarà fattibile, e quindi il volo di esordio di SLS sarà una missione automatica. La NASA ha preso questa decisione prendendo atto delle importanti sfide legate alla costruzione dello stadio principale di SLS da un lato, e ai possibili problemi con la produzione e la fornitura del modulo di servizio di Orion da parte dell’ESA dall’altro. A tutto questo si sono aggiunti anche i danni inflitti al centro NASA di Michoud da un tornado che ha colpito la zona di New Orleans il 7 febbraio scorso.

Mentre la revisione dei possibili rischi per la produzione indicano una data di lancio a giugno 2020l’agenzia sta la lavorando per far avvenire il lancio a dicembre 2019″. – Robert Lightfoot, Amministratore ad interim di NASA

A detta di Lightfoot la NASA continua a puntare alla data di lancio di dicembre 2019. La maggior parte dei lavori sui nuovi sistemi di esplorazione spaziale è in corso, e l’agenzia ha fatto tesoro delle lezioni apprese dalle produzioni di primi modelli nell’ottica di una pianificazione generale della produzione volta alla massima efficienza.

Per affrontare le sfide individuate nella recente revisione di EM-1, NASA ha stabilito nuovi obiettivi intermedi per la produzione del core stage di SLS. Inoltre l’agenzia e i suoi contractor stanno preparandosi alle conseguenze di un eventuale ritardo di ESA nella consegna del modulo di servizio. Tutto questo perché la capacità della NASA di rispettare il budget inizialmente previsto per la missione EM-1 si è rivelata ampiamente al di sotto delle previsioni: un eventuale rinvio di EM-1 al giugno 2020 causerebbe un aumento dei costi entro il 15% per SLS, ma sforerebbe di parecchio quanto stanziato per i sistemi a terra.

NASA ha previsto di accelerare i preparativi per un test del sistema di launch abort di Orion, che dovrebbe tenersi ad aprile 2019. Noto come Ascent-Abort 2, il test convaliderà la capacità del sistema di aborto del lancio di mettere l’equipaggio in salvo in caso di emergenza durante il lancio. Lo spostamento della data di questo test a prima della missione EM-1 dovrebbe aiutare a ridurre rischi di ulteriori slittamenti per il primo volo con equipaggio, ad oggi fissato per il 2023.

Sia su SLS che su Orion, la NASA utilizza tecniche industriali avanzate che hanno contribuito ad elevare gli standard in questo settore in tutto il mondo. Ad esempio si utilizza la stampa 3D su più di cento componenti di Orion, e le saldature delle due strutture più importanti di SLS, i core stages, sono le strutture più spesse mai connesse mediante saldatura ad attrito allo stato solido (Friction Stir Welding o FSW).

Tutto ciò detto, il problema è che il congresso degli Stati Uniti sta cominciando a spazientirsi a causa dei continui ritardi di EM-1, ed in particolare di SLS. Giovedì, durante un’udienza alla Camera dei Deputati, alcune di queste preoccupazioni sono risultate evidenti e difficilmente occultabili al grande pubblico. Il deputato repubblicano Lamar Smith ha espresso la sua delusione di fronte agli ulteriori ritardi causati, a suo dire, da una gestione del progetto scarsamente professionale, visti i costi sostenuti dai contribuenti statunitensi. Il rischio è che, avvicinandosi alle elezioni di medio termine sia per la Camera che per il Senato, alcuni membri del Congresso, magari coloro che come Smith sono vicini alla fine del loro mandato e vogliono regalarsi visibilità, sfruttino i continui ritardi e rimodulazioni del programma SLS/Orion e decidano di farsi promotori di tagli pesanti, che non potrebbero che avere ricadute pesanti sulla possibilità di vedere finalmente questo vettore decollare dal KSC.

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Massimo Orgiazzi

Appassionato di astronomia, astronautica e scienza, nella vita è ingegnere. Ha scritto narrativa, poesia e critica letteraria, ha una passione per il cinema e organizza rassegne cineforum. Twitta in inglese di spazio e scienza con l'handle @Rainmaker1973