ESA e Cina studiano il petrolio nello spazio

L’agenzia spaziale europea sta mettendo a punto gli ultimi dettagli della prima sperimentazione scientifica condotta congiuntamente alla Cina. L’esperimento “Soret Coefficient in Crude Oil” è costituito da sei robusti cilindri ognuno dei quali contiene un millilitro di petrolio greggio pressurizzato a ben 400 atmosfere; si tratta di una pressione tra le più alte mai registrate in un oggetto inviato nello spazio. Essi voleranno con la missione della capsula cinese SJ-10 Shi Jian, prevista per la fine del prossimo anno.
Al progetto partecipano, oltre all’ESA ed al centro spaziale nazionale Cinese, la compagnia petrolifera francese Total e quella asiatica PetroChina.
Il lancio avverrà dal poligono Juiquan sito nel deserto del Gobi, e la navicella passerà un paio di settimane in orbita prima di un rientro controllato sulla provincia di Si Chuan che permetterà di recuperare i campioni di greggio e gli altri 19 esperimenti della missione.
Lo scopo dell’iniziativa è migliorare la comprensione del comportamento delle riserve profonde di greggio, ovvero quelle che si trovano a circa 7-8 chilometri di profondità. Si ritiene che l’effetto combinato delle elevate pressioni e dell’aumento di temperatura progressivo generato dalla profondità generi una “diffusione” del petrolio, facendo sì che i composti più pesanti  superino l’ostacolo della gravità e salgano, nel corso delle ere geologiche, verso l’alto, facendo invece scendere in basso i composti più leggeri.
L’esperimento dovrà quantificare l’effetto di pressione+temperatura sul petrolio in condizioni di virtuale assenza di peso, in modo da guidare le future decisioni in tema di esplorazione petrolifera. Sebbene esperimenti analoghi si siano svolti in passato nell’ambito di missioni Foton russe, questo si distingue per il valore delle pressioni raggiunte: durante le validazioni, i cilindri in titanio hanno sopportato pressioni 2,5 volte superiori a quelle nominali della missione. All’interno dei cilindri trova posto una valvola in acciaio inossidabile: durante il volo spaziale una delle estremità del cilindro viene riscaldata, mentre l’altra viene raffreddata, ed il greggio si muove liberamente verso l’alto o il basso in base al meccanismo esposto precedentemente. Prima del rientro si innesca un separatore che impedisce alle varie componenti di mescolarsi nuovamente.
I cilindri in titanio, racchiusi in un cubo di circa 4 litri di volume per 8,5 chilogrammi di massa – vedasi foto ESA in apertura, sono stati testati presso il centro ESTEC di Noordwijk in Olanda e dagli specialisti francesi di Sanchez Technology. Al momento un modello prototipale dell’esperimento si trova a Pechino per le prove di compatibilità elettromagnetica ed il successivo fitting nella capsula spaziale. L’anno venturo verrà inviato in Cina l’elemento vero e proprio, nel quale verranno inseriti i campioni di petrolio forniti dai laboratori di PetroChina.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017