Fusione per Orbital ed ATK

L’annuncio dell’unione delle due compagnie, attive nei settori aerospazio e difesa, è stato dato lo scorso martedì 29 aprile. L’intento è quello di contenere i costi e dare vita ad una società con le dimensioni necessarie per competere nel mercato delle attività spaziali.
La fusione avverrà mediante uno scambio alla pari di azioni, con un valore approssimativo di 5 miliardi di dollari. Orbital porta in dote le sue linee dedicate ai satelliti piccoli e medi, mentre ATK è attiva nei settori della propulsione a razzo, dei compositi e dei sistemi energetici da usare nello spazio. Benefici dovrebbero anche arrivare da sinergie nel settore difesa, su missili strategici e tattici, armamenti di precisione e velivoli civili e militari.
Orbital è nota nell’ambiente aerospaziale da più di trent’anni per la realizzazione ed il lancio di carichi paganti, sia per il governo che per i privati; ATK, pur vantando un portafoglio molto vasto di prodotti e servizi, è nota agli appassionati soprattutto per la produzione di “boosters” a propellente solido, tra cui quelli che hanno servito lo space shuttle per tutta la durata del programma STS. La collaborazione fra le due società non è cosa nuova: almeno 400 motori prodotti da ATK sono stati impiegati su 150 diversi veicoli di Orbital negli ultimi 25 anni. Al momento, il progetto su cui maggiormente potrà riflettersi l’accresciuto potenziale di Orbital ATK inc. è il razzo Antares, che attualmente può impiegare lo stadio superiore Castor 30B di ATK, più performante rispetto alla versione 30A usata nei precedenti due lanci.
Prossimamente, anche questo stadio verrà sosituito dalla versione 30XL, che consentirà un maggior carico a bordo della capsula Cygnus (2700 chilogrammi).
Altro progetto su cui le due società stavano lavorando è il sistema Stratolaunch, al quale hanno collaborato anche Paul G. Allen (co-fondatore di Microsoft) e Burt Rutan di Scaled Composites.
Il sistema prevede un enorme aereo-madre (apertura alare di quasi 120 metri) che porterà in quota un razzo, denominato Pegasus II, con un potenziale di più di 6 tonnellate in LEO. Il primo ed il secondo stadio del Pegasus sono realizzati in compositi e carbonio, ed hanno il medesimo diametro esterno degli SRB dello shuttle. Sarà anche presente un sistema per il controllo del vettore di spinta su entrambi gli stadi. Secondo indiscrezioni, il primo dei due stadi potrebbe essere recuperato dopo lo splash-down.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017