SpaceX e ULA: battaglia in Senato

Il Campidoglio di Washington D.C.

Come riportato da numerosi organi di stampa, Elon Musk di SpaceX e Michael Gass di ULA  si sono incontrati (forse dovremmo dire scontrati) ieri 05 marzo di fronte al subcomitato per la Difesa della Commissione sugli Appalti del Senato degli Stati Uniti. Oggetto dell’audizione, il lucroso comparto EELV (Evolved Expendable Launch Vehicle).
Al momento, United Launch Alliance si occupa della maggior parte dei lanci per conto dell’USAF, con i suoi vettori Delta ed Atlas V: secondo Elon Musk questo avrebbe portato di fatto ad un monopolio con costi in continuo aumento. Tra i primi a difendere ULA si è segnalato il Senatore Shelby, rappresentante dell’Alabama, che ha sottolineato l’impressionante serie positiva di lanci governativi messa a segno dalla joint venture fra Lockheed e Boeing Martin, ben 68. Il sostegno di Shelby si spiega facilmente considerando che il principale stabilimento di ULA ha sede a Decatur, in Alabama. Gass, dal canto suo, ha aggiunto al curriculum di ULA i lanci effettuati per conto di NASA, con missioni verso la Luna, Mercurio, Giove, Plutone, nonchè rovers marziani. Nel suo preambolo, Gass ha anche fato cenno all’intenzione di ULA di introdurre nelle proprie operazioni un approccio nello stile di Arianespace, con due carichi paganti per un singolo vettore.
Musk ha controbattuto sottolineando i successi di SpaceX, ma ha soprattutto posto l’attenzione sul tema dei costi. SpaceX ha attualmente in portafoglio 50 contratti, per un valore di 5 miliardi di dollari. La compagnia intende raggiungere una produzione di 40 razzi e 400 motori all’anno, consolidando il primato mondiale nel settore e senza tralasciare l’innovazione (ben rappresentata dalla sperimentazione di veicoli riutilizzabili e dal nuovo motore Raptor).
Musk non ha tralasciato di ricordare ai senatori che tutto l’hardware SpaceX è “made in the USA”, mentre la concorrenza impiega componenti di provenienza Russa, come i motori RD-180 dell’Atlas V. Inutile dire che l’osservazione ha lasciato il segno, proprio in un momento in cui le relazioni fra le due superpotenze sono in crisi a causa della situazione determinatasi in Ucraina/Crimea.

Rispondendo in proposito ad una precisa domanda del presidente del subcomitato, Gass ha ribattuto che ULA dispone di un certo numero di motori RD-180 in stock (sufficienti per circa 2 anni di attività), ed ha la possibilità di realizzarne altri in USA su licenza; inoltre rimane disponibile il razzo Delta IV. Secondo Gass, “quando (noi di ULA) andammo in Russia, c’erano cose che loro (i Russi) facevano che secondo i nostri libri di testo erano impossibili”.
Ma il punto su cui maggiormente si è soffermato Musk è quello dei costi, arrivando a dire che “se SpaceX si fosse aggiudicata il contratto per i 36 lanci EELV della commessa principale, avrebbe fatto risparmiare ai contribuenti 11,6 miliardi di dollari”.
Sempre secondo Musk, i lanci commerciali di SpaceX vengono venduti a 60 milioni di dollari, cui però va aggiunta una percentuale del 50% (30 milioni) per coprire i costi di assiucurazione richiesti dal Governo USA: si arriva in questo modo a 90 milioni di dollari per lancio, che andrebbero confrontati con i 380 milioni a lancio di ULA (cifra, quest’ultima, categoricamente smentita da Gass).
I due managers hanno poi reciprocamente messo in discussione i record di affidabilità dei rispettivi vettori, citando esempi di missioni non perfettamente riuscite.
Nonostante gli attriti, secondo Musk potrebbe esservi spazio per una convivenza fra ULA e SpaceX, a patto che ULA dismetta gli Atlas “di importazione” in modo da affiancare la sola famiglia Delta a quella del Falcon. I lettori più attenti e smaliziati avranno notato che l’abbandono di Atlas da parte di ULA metterebbe anche nei guai due dei concorrenti del Dragon di SpaceX nella corsa alle forniture di veicoli per equipaggio…
Rimangono oggi da assegnare 14 lanci EELV, ognuno dei quali sarà oggetto di una feroce battaglia commerciale, della quale, evidentemente, i senatori Americani hanno solo visto l’inizio.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017