Un team NASA a Kourou per imparare

Lo sviluppo di SLS prosegue, e l’agenzia americana ha inviato una squadra di esperti in visita al poligono della Guyana Francese per osservare i processi e le operazioni a terra dell’ESA, ed eventualmente introdurli nelle operazioni del KSC.
Per gli standard americani, Kourou è una base relativamente piccola, con uno staff di soli 1660 elementi che è in grado di gestire tutte le fasi del lancio; significativo è anche il fatto che ogni tecnico è in grado di operare su ciascuno dei tre vettori che partono regolarmente dalla base ESA. Solo in caso di lancio di una Sojuz il personale viene integrato da circa 300 tecnici russi, ma il loro intervento è limitato alle fasi strettamente legate al decollo del razzo.
Gli esperti americani hanno trovato diversi aspetti della gestione del vettore Ariane V che potrebbero essere di ispirazione per SLS, specificamente l’integrazione ed il lancio.
Ad esempio, i segmenti che compongono i boosters a propellente solido di Ariane vengono collegati fra loro all’interno di una struttura dedicata, climatizzata, e nessun intervento ulteriore è previsto su di essi una volta che lasciano questo edificio per essere accoppiati allo stadio principale. L’allineamento dei segmenti è guidato da sensori ottici, mentre al KSC si è sempre fatto affidamento a personale specializzato operante sulle piattaforme mobili.
Ha sorpreso gli statuntensi l’assenza di un sistema di allagamento automatico dell’edificio ove vengono montati i boosters: l’approccio europeo ha privilegiato l’installazione di sistemi antincendio a pioggia nei luoghi più soggetti a rischio. Molto interessanti per NASA sono anche i giunti usati per accoppiare gli elementi dei SRB europei, molto più semplici di quelli impiegati sui boosters di derivazione shuttle, che prevedono anche elementi riscaldanti. Infine, il team nordamericano ha sottolineato l’assenza di procedure di contenimento FOD, ovvero tese ad impedire l’accidentale ingresso di corpi estranei nelle apparecchiature, “durante la visita, anche mentre ci trovavamo a pochi centimetri dai motori (a propellenti) solidi”.
Ancora, gli americani hanno apprezzato la semplicità di gestione delle sicure che vengono applicate alle cariche esplosive destinate ad intervenire in caso di lancio fallito: sono presenti degli elementi meccanici, che vengono inseriti in Francia e rimossi dopo l’accoppiamento dei boosters allo stadio principale. A questo punto rimangono attive delle sicure elettriche, e queste ultime vengono inibite con il veicolo già sulla rampa, e senza necessità di ulteriore accesso fisico al sistema. Questo approccio non è però impiegato sulle Sojuz: in caso di abort si ha un semplice spegnimento dei motori che determina la caduta del vettore in una zona predeterminata.
Sulla rampa, l’Ariane è stabilizzato da due cavi di smorzamento, ed anche i condotti di alimentazione del criogenico, connessi al terzo stadio, hanno una funzione di sostegno sino a 12 secondi prima del lancio. Si tratta di indicazioni preziose per NASA, in quando SLS, a causa della sua linea e soprattutto delle sue dimensioni necessiterà di strutture stabilizzanti sulla rampa per permettergli di sopportare i forti venti marini tipici del KSC.
Secondo quanto riferito dai siti specializzati, tra cui nasaspaceflight.com, il team NASA si è anche soffermato sull’assenza di materiale ablativo nei parafiamma sulla rampa di Ariane, una soluzione che consente cospicui risparmi economici. Anche il sistema di abbattimento sonoro è stato giudicato migliore di quello americano, più semplice e contemporaneamente più efficace. Infine, è stata apprezzata la scelta europea di non rimuovere i mancorrenti dalla piattaforma prima del lancio, cosa questa che si traduce in ulteriore risparmio di tempo.
Le osservazioni raccolte dalla squadra di ispettori NASA si sono già tradotte in una serie di raccomandazioni operative da adottarsi nello sviluppo di SLS.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017