A Spinoff a Day – L’indumento che può salvare la vita alle neo-mamme

La nascita dell’idea

Gli astronauti Joe Acaba, Gennady Padalka e Sergei Revin a bordo della Sojuz prima del loro ritorno a terra il 17 Settembre 2012. Nel rientro in atmosfera la gravità spinge il sangue lontano dalla testa verso le parti inferiori del corpo causando capogiri. Come misura preventiva la crew indossa tute anti-G che premono sulle gambe per mantenere il sangue nella parte superiore del corpo.

Gli astronauti Joe Acaba, Gennady Padalka e Sergei Revin a bordo della Sojuz prima del loro ritorno a terra il 17 Settembre 2012. Nel rientro in atmosfera la gravità spinge il sangue lontano dalla testa e verso le parti inferiori del corpo causando capogiri. Come misura preventiva la crew indossa tute anti-G che premono sulle gambe per mantenere la circolazione del sangue nella parte superiore del corpo. Fonte: NASA

Nel 1969 l’Ames Research Center ricevette una strana richiesta di aiuto: una puerpera ricoverata in un ospedale vicino era soggetta a continue perdite di sangue dall’addome anche settimane dopo il parto cesareo. Le sue condizioni, conosciute come emorragia post-partum, possono derivare da diverse complicazioni avvenute durante la nascita del bambino e se non curate possono essere molto pericolose. La paziente era dunque stata trasferita all’ospedale della Stanford University per assicurarle costanti trasfusioni di sangue, ma i medici necessitavano urgentemente di una soluzione.

A 10 km di distanza dalla Stanford University è situato l’Ames Research Center, uno dei maggiori centri di ricerca NASA specializzato in vari ambiti tra cui Controllo Ambientale e Operazioni di Volo. A causa dell’urgenza, i ricercatori e gli ingegneri di questi due dipartimenti si sono resi disponibili a fornire il loro supporto proponendo l’uso di una tuta anti-G da applicare al corpo della donna e fermare così l’emorragia.

Le tute anti-G sono indumenti gonfiati ad aria compressa che comprimono le parti inferiori del corpo di piloti e astronauti durante quelle fasi di volo soggette ad accelerazioni estreme, e di conseguenza ad alti carichi di forza di gravità. In questo modo si impedisce al sangue di scorrere verso il basso assicurando invece un costante apporto al cervello. La privazione di sangue al cervello causerebbe la “visione nera“, una momentanea perdita dei sensi.

Dopo 10 ore di “trattamento” con la tuta appositamente modificata la donna iniziò a riprendersi e dopo tre mesi il corpo guarì completamente e in maniera naturale.

Ulteriori ricerche del team di scienziati dell’Ames hanno portato a una miglior comprensione della fisiologia delle tute anti-gravità: per spostare rapidamente il sangue dalle gambe verso il cuore (ad esempio per trattare emorragie o disidratazione) si è capito che sono sufficienti pressioni molto più basse rispetto a quelle utilizzate sui piloti, che invece risultano potenzialmente dannose in quanto impediscono la circolazione sanguigna verso organi e tessuti vitali. Alcune di queste scoperte, così come i dati originali degli esperimenti sulle diverse pressioni, sono state raccolte dall’Ames e pubblicate in un memorandum tecnico del 1989 di cui trovate il link tra gli approfondimenti in calce.

Trasferimento tecnologico

L'accessorio "non-gonfiabile" che produce una pressione sufficiente a trattare le pazienti affette da emorragia post parto.

La NIASG “non-gonfiabile” che produce una pressione sufficiente a trattare le pazienti affette da emorragia post parto. Fonte: NASA

Dopo un attento studio del memorandum, nei primi anni 1990 la ditta Zoex Corporation di Palo Alto ha sviluppato la prima versione commerciale di una tecnologia basata sul fatto che pressioni tra i 2,6 e i 5,3 kPa (0,02 – 0,05 atm) possono essere raggiunte usando semplici indumenti di compressione anziché le tute gonfiabili vecchio stile usate dai militari, pertanto ha chiamato i suoi prodotti “Indumenti Anti-Shock Non Gonfiabili”, o NIASG (da Non-Inflatable Anti-Shock Garments).

L’uso di questi indumenti per curare le emorragie post-partum è diventato comune, con gli anni, in varie parti del mondo tanto da attirare l’attenzione della fondatrice del “Programma di Maternità Sicura”, un progetto che ha come obiettivo la diminuzione del numero di decessi e malattie associate alla gravidanza.

Suellen Miller, professoressa di ostetricia, ginecologia e scienze della riproduzione presso la Scuola di Medicina dell’Università della California a San Francisco, si è unita ad un gruppo di colleghi per studiare 14 casi di shock ipovolemico (shock causato dalla diminuzione della massa sanguigna circolante nel corpo) in Pakistan dove le NIASG erano state usate come intervento primario. L’indumento ha aiutato a salvare le vite di 13 pazienti.

Generalmente le trasfusioni di sangue e le operazioni chirurgiche sono trattamenti disponibili immediatamente, ma nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo possono servire giorni per portare alle puerpere le cure adatte, e spesso questa attesa è deleteria. Questo concetto è stato posto all’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità da Miller stessa, che riuscì a far includere l’uso delle NIASG fra le linee guida dei sistemi di sanità nazionali e delle organizzazioni non governative.

Studi comparativi in Egitto e in Nigeria hanno dimostrato la riduzione della mortalità nelle pazienti affette da emorragia post-partum pari al 50%. “In questo ambiente è raro assistere a questo genere di percentuale” afferma Miller, “ed è ancora più difficile se il risultato deriva da un singolo, semplice intervento”.

Miller ha ricevuto finanziamenti dalla Bill & Melinda Gates Foundation e dall’Istituto Nazionale della Sanità e con questi fondi ha potuto espandere il suo lavoro in Zimbabwe e in Zambia.

Benefici

La LifeWrap applicata ad una donna che soffre da emorragia post parto durante il viaggio per raggiungere il primo ospedale, in Cambogia.

La LifeWrap applicata ad una donna che soffre da emorragia post parto durante il viaggio per raggiungere il primo ospedale, in Cambogia.

Ogni anno si registra il decesso di almeno 280.000 donne a causa del parto – 70.000 delle quali per emorragia ostetrica. “Se possiamo ridurre quel numero del 50% significa che possiamo salvare 35.000 ragazze all’anno” ragiona Miller.

Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato il via libera, 20 Paesi hanno acquistato la versione base dell’indumento, il LifeWrap. Secondo Miller “Queste tute possono essere riutilizzate almeno 70 volte, sono un dispositivo salva-vita che costa meno di un dollaro ad utilizzo”.

In seguito al passaggio del tifone Haiyan, che ha devastato le Filippine nel Novembre del 2013, l’organizzazione ha donato tute LifeWrap alle ostetriche che lavoravano nelle zone del disastro per aiutarle a salvare più vite possibili. Più recentemente Miller e i suoi colleghi hanno fatto formazione a Medici Senza Frontiere e alla Croce Rossa Canadese per poter implementare l’uso dello strumento nelle zone africane affette da Ebola. I LifeWraps sono anche stati forniti alle ambulanze di Timor Est e in tutta la Tanzania.

Miller ringrazia NASA per il ruolo cruciale che ha giocato nel portare la tecnologia a questo punto. “Stiamo portando questa tuta nei villaggi, nelle capanne, la stiamo fornendo alle persone più povere, più vulnerabili, più inascoltate del pianeta, e per loro stiamo facendo la differenza. Alcune ostetriche e medici che ho incontrato la chiamano ‘tuta miracolosa’ “.

Per approfondire:

Spinoff nel dettaglio [ENG]

Memorandum tecnico del 1989 sula corretta pressione da applicare al corpo [pdf – ENG]

Sito di Zoex Corporation [ENG]

Sito del Programma Maternità Sicura [ENG]

Le linee guida introdotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per curare l’emorragia post-parto [pdf – ENG]

  Ove non diversamente indicato, questo articolo è © 2006-2024 Associazione ISAA - Leggi la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it

Veronica Remondini

Appassionata di scienza, è intimamente meravigliata di quanto la razza umana sia in grado di creare, e negare tale abilità allo stesso tempo. Stoica esploratrice di internet, ha una sua condanna: le paroline blu che rimandano ad altre pagine. Collaudatrice dell'abbigliamento da moto Stark Ind., nel tempo libero cerca invano di portare il verbo tesliano nel mondo.